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Il caso di Sean Diddy Combs

Perché Diddy ha paura di essere avvelenato: la sopravvivenza in una delle peggiori carceri degli USA

Dopo l’arresto dello scorso 16 settembre, Diddy è stato rinchiuso in una delle peggiori prigioni degli Stati Uniti: l’uomo non sta mangiando per paura di essere avvelenato.
A cura di Vincenzo Nasto
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Diddy, via LaPresse
Diddy, via LaPresse
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L'arresto dello scorso 16 settembre da parte della polizia di New York ha dato inizio a un processo per Diddy, nome d'arte di Sean Combs, dopo le denunce recapitate nell'ultimo decennio nei confronti del magnate dell'industria discografica statunitense. E mentre c'è già chi ha deciso di allontanare la propria immagine da quella di Combs, da Justin Bieber a Leonardo DiCaprio, a ospitare il 54enne originario di Harlem c'è una delle strutture di detenzione più dure degli Stati Uniti. Come riporta Associated Press, Sean Combs è stato trasferito, subito dopo l'arresto, al Metropolitan Detention Center di Brooklyn, l'unica prigione federale della città di New York, costituita negli anni 90. Una struttura descritta come "l'inferno in terra" e che ha ospitato negli anni numerosi detenuti di grande fama internazionale: da R.Kelly a Jeffrey Epstein Ghislaine Maxwell, mentre più recentemente ha offerto dimore anche al truffatore bancario Sam Bankman-Fried.

Perché il carcere in cui è rinchiuso Diddy è una delle peggiori prigioni negli Stati Uniti

In uno degli ultimi report sull'attività della struttura detentiva, l'FBI ha sottolineato come stia rispondendo alle oltre 700 richieste di manutenzione arretrate, oltre a istituire nuovi team di lavoro, tra personale medico e penitenziario. La struttura, nata negli anni '90, ospita principalmente i detenuti subito dopo l'arresto e le persone in attesa di processo nei tribunali federali di Manhattan o Brooklyn. In media, ospita oltre 1500 detenuti, numeri che non assicurano i servizi essenziali all'interno della prigione; detenuti che sono aumentati soprattutto dopo la chiusura nel 2021 del Metropolitan Correctional Center a Manhattan. Le denunce all'interno della struttura raccontano di una violenza dilagante, oltre a gravi carenze di personale e un contrabbando di droga e altri beni di lusso, che sarebbe facilitati dai dipendenti. Negli ultimi cinque anni, almeno sei membri dello staff della struttura sono stati accusati per tangenti, ma anche contrabbando e violenza sui detenuti, oltre a esser stata una delle peggiori strutture carcerarie durante il periodo del Covid-19.

Diddy ha paura di essere avvelenato in prigione: non sta mangiando

In questo contesto, Diddy sta affrontando il suo periodo di carcere preventivo, dopo l'arresto da parte degli agenti della Homeland Security Investigations: l'uomo è stato messo subito sotto sorveglianza a causa dei pericoli legati a un possibile suicidio. Nel frattempo, come riporta il Daily Mail, Diddy sarebbe diventato "paranoico" sulla possibilità di esser avvelenato nella struttura. Secondo la testimonianza di Larry Lavine, detenuto anche lui la scorsa settimana nella struttura di Brooklyn, il magnate ha paura di ingerire cibo, rifiutando di mangiare. Come ha dichiarato il suo avvocato, anche se in isolamento, l'uomo ha ricevuto tre visite: oltre all'arrivo di un parroco, c'è stato l'incontro con un dietologo e diverse visite giornaliere di uno psicologo. Diddy sarebbe rinchiuso nella stessa unità del truffatore di criptovalute Sam Bankman-Fried. L'area avrebbe una capienza di 18-20 detenuti ed è generalmente riservata a personaggi di alto profilo o a coloro che collaborano con le autorità.

Perché Diddy deteneva oltre 1000 bottiglie di olio per bambini

Nel frattempo, sembrano emergere alcuni dei dettagli legati ai ritrovamenti fatti, lo scorso 26 marzo, dagli agenti federali della Homeland Security Investigations nelle sue abitazioni di Miami e Los Angeles: su tutte le oltre 1000 bottiglie di olio per bambini. Quelle, insieme a biancheria intima scelta dallo stesso magnate, potrebbe rappresentare il kit fornito a coloro che hanno partecipato ai Freak Off, una sezione delle feste organizzate da Diddy, in cui sex worker e celebrità venivano costretti a rapporti sessuali, attraverso minacce ed estorsioni. Insieme alle 1000 bottiglie, sarebbero stati ritrovati tre fucili semiautomatici AR-15, stupefacenti, ma soprattutto moltissimi video, che potrebbero fornire prove evidenti nel processo contro Diddy

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