Patrick Zaki: “Imprigionato per le mie opinioni, in Palestina una crisi umanitaria”

L’intervista in redazione all’attivista egiziano in occasione dell’uscita del suo libro “Sogni e illusioni di libertà. La mia storia” edito da La Nave di Teseo: “Sono stato in prigione per aver espresso la mia opinione. Quindi criticarmi per quello in cui credo non cambia il mio pensiero sulle cose”.
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"Non mi ero preparato a stare in prigione, ero solo andato a fare una vacanza di due settimane". Patrick Zaki racconta a Fanpage.it con incredibile lucidità quelli che sono stati i giorni più difficili della sua vita. Due anni di prigionia in Egitto che ha raccontato nel suo libro, edito da La Nave di Teseo, Sogni e illusioni di libertà. La mia storia. Tanta passione e responsabilità riguardo al fatto di essere in questo momento storico al centro di ogni dibattito, per questo non si tira indietro riguardo le sue idee sul conflitto tra Israele e Hamas: "Tutti ora si aspettano di sapere la mia opinione sui fatti che accadono nel mondo e voglio essere abbastanza chiaro: sono pro Palestina. Essere pro Palestina non vuol dire essere pro Hamas". 

"Riabituarsi alla libertà non è facile"

Nell'intervista video, curata da Francesco Raiola, Patrick Zaki racconta che riconquistare la libertà non è stato facile, persino dormire è diventato difficile per uno che non ha avuto neanche un letto in due anni:

Riabituarsi alla libertà non è facile. In tutto il mio libro parlo di quanto sia stato difficile all'inizio dopo essere stato rilasciato, perché non riuscivo nemmeno a dormire. Non ho avuto un letto per due anni, così ho dormito sul pavimento per tre giorni perché non riuscivo a dormire a letto. Non riuscivo ad aprire la porta perché era la sensazione di una cosa che non facevo da circa due anni. Sono socievole mi è sempre piaciuto parlare con tutti, ma all'inizio, quando ho trovato tante persone davanti a me, mi sono sentito un po' in ansia. Per due anni, io ho parlato solo con una persona. Quello che ho fatto quando sono stato rilasciato, sono andato da uno specialista e ora sento che sto uscendo da questa situazione e sto guardando avanti verso il futuro.

Tra i momenti più duri della sua prigionia, quando ha dovuto chiamare la famiglia per dire che lo stavano arrestando: "Un momento terribile è stato quando ho chiamato mio padre per dirgli che mi stavano arrestando. Sentire dall'altra parte del telefono le urla di mia madre, di mia sorella, è stato terribile. Un altro momento terribile è stato quando ho saputo che sarei stato rinchiuso in una prigione per due anni. Non mi ero preparato a questa idea, ero andato solo a fare una vacanza di due settimane". Riguardo alla famiglia, poi, Patrick Zaki conferma di non essere mai stata impegnata in politica: "Non è interessata e nemmeno discutiamo di politica in casa. Nessuno della mia famiglia è membro di un partito. Il mio interesse, invece, inizia nel 2011 in seguito alle rivoluzioni in Egitto".

Le polemiche per le sue frasi pro Palestina

Patrick Zaki amplia la sua idea sul conflitto tra Israele e Hamas, ritornando così a quelle frasi che gli sono valse polemiche da quasi tutto il mondo occidentale: "La mia prima manifestazione politica fu pro Palestina, avevo 13 anni. Ero molto giovane e dissi a tutta la classe qualcosa di molto semplice: "Non possiamo accettare quello che succede lì". Uscimmo dalla classe per 10 minuti e protestammo. Non fu niente di serio, ma fu il mio primo contatto tra me e la politica. Non immaginavo un ruolo nella società. Ora so di avere una responsabilità perché le persone possono essere influenzate dal mio atteggiamento e dalla mia opinione". E riguardo le critiche:

Sono stato in prigione per aver espresso la mia opinione. Quindi criticarmi per quello in cui credo non cambia il mio pensiero sulle cose e voglio essere abbastanza chiaro: sono pro Palestina. Essere pro Palestina non vuol dire essere pro Hamas. I media hanno sbagliato a rappresentare Gaza e tutti i palestinesi in un certo modo. Siamo vicini a una crisi umanitaria senza precedenti. Come difensori dei diritti umani, abbiamo tre richieste: fermare la guerra e i bombardamenti, far entrare gli aiuti umanitari per la Palestina e vogliamo il rilascio degli ostaggi.

L'importanza di manifestare per i diritti umani

La storia di Patrick Zaki ci dice tanto sull'importanza delle manifestazioni pubbliche per i diritti umani e civili: "È stato importante perché le pressioni dei manifestanti in mio favore, mi hanno permesso di ottenere condizioni migliori all'interno della cella, mi hanno fatto avere libri e c'è chi non ne ha alcun accesso. Mi ha dato la possibilità di incontrare i familiari, quindi manifestare per i diritti umani e civili si traduce in qualcosa di molto concreto". Proprio durante la prigione, la passione per la letteratura: "Non avevo alcuna passione per i romanzi, mi interessava leggere solo politica, storia e calcio e non leggevo altro. Quando sono venuto in Italia, invece, ho cominciato a leggere molta letteratura. Era una cosa nuova per me. Ho iniziato a leggere la prima parte della tetralogia di Elena Ferrante e ci ho ripensato quando ero in prigione. Lì chiedevo solo romanzi perché mi aiutavano a portarmi altrove, fuori dalla mia piccola cella. "L'amica geniale" è forse uno dei migliori romanzi che io abbia mai letto, insieme a "Cecità" di Saramago".  

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