Patch Adams compie settant’anni: una vita di sorrisi e speranze
Dopo una laurea ed un praticantato alla Georgetown University, che ha suo dire fu come tornare al medioevo, decide di trasformare la sua casa in una clinica aperta a chiunque. Nel '77 il progetto di una clinica vera e propria, quella che poi sarà il Gesundheit! Hospital, costruita sull'idea che la medicina non debba essere business ma scambio umano e reciproco fra medico e paziente: il "metodo Patch" comincia così ad arrivare ovunque, perfino in Unione Sovietica. Passa attraverso la dura esperienza dell'ospedale psichiatrico, che supera, dice, non tanto grazie ai medici ma alla vicinanza dei suoi familiari e del suo compagno di stanza Rudy. Proprio Rudy sarà il suo primo paziente: riesce a fargli superare la fobia per gli scoiattoli che gli impediva perfino di uscire dalla stanza, immaginando assieme a lui una guerra immaginaria contro quelle bestioline. Intuisce così, che una nuova medicina è possibile, un modo per guarire c'è.
Doctor Doherty Adams, il medico
Ha fondato il Gesundheit! Institute nel 1971. Da allora, ogni anno organizza gruppi di volontari da tutto il mondo per recarsi negli ospedali di diversi Paesi: tutti travestiti da clown, con l'unico obiettivo di far riscoprire l'umorismo ai bambini spesso non solo malati, ma anche orfani. Il Gesundheit! Hospital a suo tempo fu la proposta, quasi rivoluzionaria, di un modello sanitario volto a cambiare la società; una bella sfida. Un ospedale nel West Virginia con appena 40 posti letto, dove però le cure sono totalmente gratuite e basate sulla compassione e la condivisione. È generalmente riconosciuto come l'ideatore di una terapia molto particolare: quella del sorriso, ai più è nota come clownterapia. Ma a lui l'appellativo di clownterapia non piace:
Il vero scopo di questa professione non è curare le malattie. E' prendersi cura del malato.
Ha una concezione della scienza tutta sua, Adams, basata sulla valutazione concreta dei bisogni del malato, bisogni che secondo lui non riguardano solo la sfera strettamente medica, ma anche e soprattutto umana: l'ambiente inadatto, la diffusa assenza di coraggio, il poco amore e la poca compassione, la mancanza di strutture sanitarie sensate e a misura d'uomo.
Ho 65 anni e i miei sogni, le mie visioni, mi hanno dato sempre grande energia. E' bello svegliarsi la mattina sapendo perché.
Hunter, l'attivista
Un serio attivista sociale, che con l'umorismo ha portato sulla bocca di tutti l'altrettanto serio e sentito discorso della necessità di un sistema sanitario più umano, economicamente accessibile a tutti e, non di ultima importanza, giocoso. Se questo discorso lo ha reso scomodo e poco "giocoso" nel suo paese, gli Stati Uniti, che vantano forse la politica sanitaria più complessa e dibattuta al giorno d'oggi, per i medici di tutto il mondo è diventato, se non altro, un modello di umanità da seguire. Mr. Smile sorride sempre, ma il suo sorriso nasce dal dolore: giovanissimo perde la figura paterna, e passa attraverso un tentativo di suicidio e varie esperienze in case di cura.
Siedo qui nel mio piccolo appartamento e tutto quello che vedo sono libri. Tutto ciò che faccio è leggere e studiare, e posso dirvi che ci stiamo avviando all'estinzione. Fra venticinque anni la morte della razza umana sarà irreversibile. Ma a nessuno interessa.
Ogni frase detta da lui suona come un monito all'essere umano, ogni parola sembra studiata, resta lì e ti colpisce con tutta la sua forza. Nelle innumerevoli interviste strappate dai giornalisti di tutto il mondo in questi anni, l'impressione che emerge è sempre la stessa: i suoi comportamenti a volte infantili, come mettersi le dita nel naso, danno uno schiaffo all'interlocutore e lo riportano su un piano concreto: Patch non evita mai nessun comportamento, non limita mai i messaggi che veicola a volte con toni a metà fra l'ironico e il disincantato.
Patch Adams, un personaggio
Un film troppo edulcorato quello di Robin Williams, prevedibile, sentimentale e apolitico: tutto quello che Hunter Doherty Adams non è. È stato lui, in una lunga intervista del 2010 in occasione della sua visita all'Università di Roma Tre e in quella dell'Aquila, a parlare di quel film che non apprezza poi tanto, ma che lo ha senz'altro reso famoso anche a chi è poco sensibile all'aspetto più duro del suo lavoro.
Williams per fare me, e anche in modo contestabile, ha guadagnato 21 milioni di dollari. Se fosse stato un po' più simile al vero me, quei soldi li avrebbe donati all'ospedale che tentiamo di costruire da 40 anni. Da lui non sono arrivati neanche 10 dollari.