Era il 19 luglio del 1992, quando Paolo Borsellino fu ucciso nella strage di via D'Amelio a Palermo. Ma il suo esempio e le sue parole continuano a risuonare con forza, e fra le più forti che abbia pronunciato ce ne sono alcune sulla paura e sul coraggio che permettono una riflessione sulla storia di quest'ultimo termine. "Coraggio" (come molti altri termini italiani che finiscono in "-aggio") ha un'origine francese, anzi provenzale. Certo non tutte le persone dei popoli d'Italia padroneggiavano il provenzale, ma i poeti e i letterati sì. Quello fu un bacino dei più ricchi a cui questi artisti e sapienti attinsero per creare la lingua comune d'Italia. Ora, la prima attestazione di "coraggio" risale alla metà del Duecento, scritta dalla mano di Bonagiunta da Lucca, poeta della scuola toscana.
Bonagiunta fu un poeta importante, anche se spesso è ricordato solo per la sua comparsa nel XXIV canto del Purgatorio della Divina Commedia: peraltro è la persona (poeta della generazione precedente) a cui Dante mette in bocca il nome "dolce stil novo", che avrebbe dato il nome alla celebre e poderosa corrente poetica di cui lo stesso Dante, in gioventù, fu uno dei massimi esponenti. Ebbene, nel Duecento, ai tempi in cui Bonagiunta scriveva, la scuola siciliana e la scuola toscana erano i due poli letterari più importanti d'Italia, i più attivi nella formulazione di quei modelli che avrebbero generato la lingua italiana. Bonagiunta ebbe un ruolo essenziale nella mediazione di alcuni tratti della poesia siciliana nella scuola toscana, fra cui spiccava la ricchezza di provenzalismi. Una migliore stabilità politica e una maggiore varietà lettararia avrebbero giovato alla scuola toscana, che avrebbe prevalso e fissato il modello di lingua: è in parole come "coraggio" che si vede l'impronta siciliana nei geni dell'italiano.
La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti.
Quando rileggiamo, riscriviamo, condividiamo e ripetiamo le parole di Paolo Borsellino, non teniamo vivo solo un concetto foggiato da chi ha conosciuto la sua paura e ha deciso di farla cedere al suo coraggio in nome del giusto, e perciò un concetto autorevole, e perciò un esempio a cui possiamo dare il potere di ispirare le nostre azioni. Teniamo vivo quel concetto facendolo ruotare nel suo primigenio centro di gravità, dove la poesia della corte di Palermo, una delle più alte e fertili che si ricordino, ha colto in una parola il concetto di coraggio e lo ha conferito alla nostra lingua nascente.