video suggerito
video suggerito

Panama Papers: il tempo della compiuta peccaminosità

Siamo nell’“epoca della compiuta peccaminosità”, per dirla con la suggestiva espressione usata a suo tempo dal filosofo Fichte per sferzare severamente la sua epoca, rea, a suo giudizio, di perseguire l’utile egoistico, di abbandonare ogni valore comunitario e solidale e, non da ultimo, di abbandonarsi a un relativismo cieco e forsennato.
A cura di Diego Fusaro
205 CONDIVISIONI
L'era della compiuta peccaminosità
L'era della compiuta peccaminosità
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Fichte lo diceva nel 1806. Nel 2016 sembra che la sua formula sia più vera che mai e che, anzi, in senso pieno lo sia solo oggi. In questo registro pare potersi iscrivere a pieno titolo la vicenda o, meglio, lo scandalo dei cosiddetti “Panama Papers”: miliardi nei paradisi fiscali, con nomi di potenti e “vip” di tutto il mondo. È quanto emerso dall’inchiesta di un consorzio di 307 giornalisti di 76 Paesi. Si tratta, in particolare, di una immensa massa di denaro dirottata da studi legali internazionali e banche verso paradisi fiscali delocalizzati.

Leader politici, criminali, funzionari d’intelligence e vip dello sport e dello spettacolo ne sono i tristi protagonisti. Al di là dei dati, che pure meritano di essere letti, a stupire è il differenziale di ricchezza sempre più oscenamente marcato che caratterizza quel mondo post-1989, che continua stolidamente a ritenersi “libero”.

L’epoca che si è aperta col 1989 si configura come l’epoca della compiuta disuguaglianza o, con Fichte, della compiuta peccaminosità: una massa sempre più estesa, che non ha di che vivere; e un’èlite sempre più ristretta, che nasconde i suoi patrimoni nei “paradisi fiscali”, ennesima formula che rivela il carattere teologico dell’odierna economia ridisposta nella forma del monoteismo del mercato.“Forbes”, la bibbia illustrata del turbo-capitalismo mondializzato, ci ha ricordato ancora recentemente che l’era pudicamente detta del “declino economico” ha fatto ulteriormente aumentare la concentrazione dei grandi patrimoni: ha reso i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. I “Panama Papers” ce ne restituiscono un triste quadro.

I numeri di “Forbes” parlano chiaro: se nel 2009 i super-miliardari del pianeta erano 793, oggi se ne contano 1645. Tra questi, negli ultimi due anni, i più scaltri sono riusciti ad aumentare le proprie ricchezze di oltre mezzo milione di dollari al minuto! Senza costruire nulla, senza dare lavoro a nessuno. Agendo solo sulle due leve della globalizzazione: finanza e delocalizzazione.

E mentre questa follia regna sotto il cielo sorge, ancora una volta, spontanea la domanda: fino a quando la massa sfruttata, privata di tutto e ridotta a una condizione neoschiavile, sarà disposta ad accettare in silenzio? Fino a quando la compiuta peccaminosità potrà dispiegarsi senza trovare una degna risposta?

205 CONDIVISIONI
Immagine
Sono nato a Torino nel 1983 e insegno Storia della filosofia in Università. Mi considero allievo indipendente di Hegel e di Marx. Intellettuale dissidente e non allineato, sono al di là di destra e sinistra, convinto che occorra continuare nella lotta politica e culturale che fu di Marx e di Gramsci, in nome dell’emancipazione umana e dei diritti sociali. Resto convinto che, in ogni ambito, la via regia consista nel pensare con la propria testa, senza curarsi dell’opinione pubblica e del coro virtuoso del politicamente corretto.
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views