Palmira, Italia salva l’arte ferita: così rinasce l’uomo “preso a martellate” dall’Isis
La ferocia barbara dell'Isis ha cercato di distruggerlo, annientarlo. Eppure, il busto funerario di un uomo, ritrovato a Palmira e risalente al II secolo dopo Cristo, ha resistito e adesso, grazie all'intervento italiano, è pronto per tornare alla luce. Per lui, infatti, si sta preparando una sofisticatissima stampa in 3D con sinterizzazione di polveri di nylons, che gli restituirà i lineamenti gentili da aristocratico. Per quanto riguarda il busto femminile facente parte dello stesso ritrovamento, invece, frammento dopo frammento, è già tornata al suo antico splendore, con il velo che le copre la testa e i gioielli che le fermano il mantello sulla spalla.
Due busti funerari del II secolo salvati in extremis
Sono i due busti funerari del II-III secolo d.C, icone dell'arte ferita a Palmira salvate in extremis nel 2015 dal Museo della città devastata, che per la prima volta hanno lasciato la loro terra temporaneamente e sono state affidate all'Italia dopo un avventuroso viaggio tra frontiere e posti di blocco, grazie all'accordo tra l'Associazione "Incontro di Civiltà" e la direzione delle antichità di Damasco. Esposte alla mostra al Colosseo "Rinascere dalle distruzioni, Ebla, Nimrub, Palmira", sono ora in "cura" ai laboratori dell'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, che li riconsegnerà al paese siriano a fine mese.
La soddisfazione del ministro Franceschini
"Una piccola operazione miracolosa", ha commentato Francesco Rutelli, il presidente dell'associazione "Incontro di Civiltà", annunciando che la mostra "proseguirà con altri capitoli in futuro". Soddisfatto anche il ministro dei beni culturali e del turismo, Dario Franceschini: "Soprattutto è una grande prova della qualità riconosciuta in tutto il mondo dei nostri istituti e dell'affidabilità acquistata dal nostro paese in questi decenni".