Opere d’arte trafugate a L’Aquila dopo il sisma ritrovate in costiera amalfitana
Le avevano rubate dalle chiese chiuse dopo il terremoto del 2009 a L'Aquila e meno di otto anni dopo erano messe in bella mostra nelle sale di ville di lusso della costiera amalfitana. Uno sfregio allo sfregio. Grandi tele, pale d'altare finite nelle mani di mercanti che erano riusciti a vendere le opere a collezionisti disposti a pagare enormi somme di danaro pur ai avere in casa opere d'arte di altissimo valore, alcune di dimensioni molto grandi. Perché si sa che una grossa parete ha bisogno di quadri grossi. C'era persino un dipinto attribuito a Guido Reni. Non uno qualunque, insomma.
Sono ben trentasette le opere d'arte recuperate dai carabinieri del Comando tutela patrimonio artistico che ieri hanno svelato i retroscena dell'attività investigativa coordinata dal procuratore della Repubblica di Salerno Corrado Lembo e dal comandante del nucleo tutela patrimonio artistico generale Fabrizio Parrulli. Il procuratore aggiunto a Salerno, Luigi Cannavale, ha parlato del ruolo sempre più importante della città e della provincia di Salerno all'interno di questo tipo di traffico: "Salerno è diventato un crocevia per questo mercato spregiudicato, ma con il lavoro di squadra di Procura, Mibact e Carabinieri del comando tutela patrimonio culturale, i risultati sono sempre più importanti e lasciano ben sperare".
Di enorme importanza sono ben cinque pale d'altare del XVII-XVIII secolo, trafugate da due chiese della provincia dell'Aquila e due tavole, parte del polittico del XVI secolo della Chiesa San Rocco di Formia, in provincia di Latina, risalenti al 1540. Il tenente colonnello Nicola Candido ha spiegato alcuni dettagli dell'operazione investigativa: "Grazie agli strumenti tecnologici della banca dati, riusciamo a identificare opere anche scomparse da decenni. Ci riempie di orgoglio soprattutto il recupero delle pale sottratte nella zona colpita dal sisma del 2009".