Opere d’arte rubate: i furti più eclatanti della storia
L'ultimo "crimine artistico" risale allo scorso primo settembre: i ladri? Inconsapevoli della portata del bottino, che si aggira intorno ai 5 milioni di euro. È accaduto a Villanueva de la Canada, vicino Madrid: entrati in una casa di notte, neutralizzato l'allarme e messa a soqquadro l'abitazione, i ladri avrebbero trovato due piccole tele alte poco più di 30 centimetri e le avrebbero sottratte. Ciò che questi maghi del furto probabilmente non sanno, è che i quadri in questione sono due dipinti di Francisco Goya: "Il sogno di San Giuseppe" e un disegno ad inchiostro, "Caricatura di teste", entrambi risalenti agli ultimi decenni del ‘700. Un furto inconsapevole, dunque, come spesso è accaduto anche in passato. Altre volte si tratta di ladri che intenzionalmente rubano arte per migliaia di dollari, senza riuscire poi a vedere il frutto sperato delle loro imprese: sì, perché vendere dei pezzi d'arte importanti come un Goya o un Picasso è davvero molto complicato. "Sono bravi ladri ma pessimi venditori", spiega Robert Witman, dell'Art Crime Team dell'FBI: mettono in scena piani rocamboleschi per entrare nei musei e rubare i capolavori dell'arte, ma quello che questi Lupin non sanno è che il valore di un'opera d'arte è legato all'autenticità e alla sua storia, dunque senza documenti che ne attestino la provenienza legale, essa è sostanzialmente invendibile. La "storia dell'arte" è piena di ladri memorabili ma poco giudiziosi, forse, e di furti che hanno portato poi a strani e curiosi ritrovamenti: ecco alcune delle storie più clamorose.
1. "La Gioconda appartiene all'Italia"
All'epoca era normale che le opere venissero rimosse per essere fotografate: questo pensarono anche i custodi del Louvre quando, aprendo le sale il lunedì mattina, non trovarono più la Monna Lisa al suo posto abituale. Poi, la scoperta: la notte fra il 20 e il 21 agosto 1911 qualcuno si era introdotto nelle sale e aveva portato via il capolavoro di Leonardo. Era la prima volta in assoluto che un dipinto veniva rubato da un museo, dunque per molto tempo la polizia brancolò nel buio: tantissime le ipotesi, alcune davvero bizzarre, forse anche di più del motivo reale del furto che si scoprì in seguito. Venne accusato ed arrestato addirittura Guillaume Apollinaire, che in molte poesie dichiarava di voler distruggere (poeticamente, ovvio) tutti i musei per far posto all'arte "nuova". Venne interrogato anche Pablo Picasso, rilasciato dopo poco come il poeta francese; si pensò addirittura all'Impero tedesco, nemico della Francia, ipotizzando un furto di Stato.
Anni dopo, la scoperta: un furto tutto italiano. Il ladro era un ex impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, che, convinto che il quadro appartenesse all'Italia e non fosse legittimo lasciarlo a Parigi, si era chiuso in uno stanzino per tutta la notte e al momento più propizio aveva attuato il suo colpo "patriottico". "Il quadro è nelle mie mani, appartiene all'Italia perché Leonardo è italiano": questo il biglietto che accompagnava la proposta di restituzione, due anni dopo, con la richiesta di 500 mila lire "per le spese affrontate". La Gioconda torna al posto che le spetta nel 1913, ma Peruggia è diventato il simpatico simbolo del mito italiano della Monna Lisa: finito in carcere, ma con l'attenuante della pazzia, Peruggia dichiarò senza vergogna di aver trascorso due anni "molto romantici" con la Monna Lisa appesa in cucina.
2. La "Natività" di Caravaggio: un mistero irrisolto
Collocato sull'altare maggiore dell'oratorio di San Lorenzo a Palermo, nella notte del 17 ottobre 1969 si perde ogni traccia del famoso dipinto di Caravaggio. L'opera risale al 1600, e di essa, ancora oggi, non si sa nulla. La storia curiosa del quadro è quella che seguì la scoperta della scomparsa: una storia in effetti che sembra uscita da un romanzo di Camilleri, i cui personaggi però, purtroppo, sono reali. Una versione della storia racconta che, dopo svariati tentativi di vendita non riusciti a causa delle pessime condizioni della tela, il quadro venne seppellito nelle campagne di Palermo insieme a cinque chili di cocaina e a svariati milioni di dollari. Ma sul luogo indicato, nessuna traccia del bottino da gangster.
Nel 1980 poi, lo storico inglese Peter Watson dichiara di aver avuto un contatto con un mercante d’arte di Salerno, che gli propone proprio la Natività: l'incontro con i ricettatori, fissato per la sera il 23 novembre, coincise con il grande terremoto che devastò la regione e dunque non avvenne mai. E ancora negli anni Novanta, pentiti di mafia e collaboratori di giustizia hanno raccontato del quadro, indicando luoghi fittizi e motivazioni delle più disparate: esposta durante le riunioni dei capi delle famiglie malavitose, quale simbolo di prestigio e potere, si è detto anche che la tela sarebbe stata riconsegnata in cambio dell'alleggerimento del 41 bis, offerta che lo Stato non ha mai accettato. Il dipinto, ancora oggi, risulta scomparso.
3. Gauguin e Bonnard appesi in cucina
La curiosità riguarda non tanto il furto in sé, quanto le vicende del ritrovamento. I due capolavori dell'impressionismo francese erano stati rubati a Londra negli anni Settanta: si tratta di un quadro di Paul Gauguin intitolato "Fruits sur une table ou nature morte au petit chien" e del dipinto di Pierre Bonnard "La femme aux deux fauteuils", ossia la "Donna con due poltrone". L'opera di Gauguin ha un valore compreso tra i 15 ed i 35 milioni di euro, mentre quella di Bonnard si aggira intorno ai 600 mila euro. Ma il protagonista di questa storia, all'epoca, se li aggiudica per sole 45 mila lire: i quadri vengono rubati ad una facoltosa coppia inglese residente a Londra. Dopo il furto, le due tele vengono acquistate da un operaio Fiat di origini siciliane nel 1974, ad un'asta delle Ferrovie dello Stato sugli oggetti smarriti e ritrovati nei depositi delle stazioni. Tra quegli oggetti c'erano, appunto, i quadri di Gauguin e Bonnard: rimasti su un vagone proveniente da Parigi, erano stati ritrovati dal personale di bordo che li aveva accantonati nel deposito degli oggetti smarriti. L'uomo paga i due capolavori appena 45 mila delle vecchie lire, senza sapere nulla del loro valore artistico ed economico: Gauguin e Bonnard erano così finiti ad abbellire la sua cucina.
4. L'Urlo di Munch
Esistono tre versioni del quadro, una esposta nelle sale del Museo Munch, altre due tenute in magazzino. La versione esposta è stata oggetto di due furti, avvenuti a dieci anni di distanza l'uno dall'altro. La prima volta la tela è stata rubata il 12 febbraio del 1994 ed è stata ritrovata tre mesi dopo, fortunatamente. Ma è la seconda vicenda ad aver destato più scalpore: un furto in pieno stile hollywoodiano, con tanto di rapinatori armati fino ai denti e un museo pieno di visitatori. L'Urlo, oltre ad una Madonna dipinta sempre da Munch, vengono rubati il 22 agosto 2004 dal Museo di Oslo da due uomini armati, che fanno irruzione in pieno giorno nelle sale, costringendo le guardie ad eseguire i loro ordini e sottraendo i due capolavori. Anche in questo caso, a distanza di anni, fortunatamente la polizia norvegese ha recuperato i dipinti.
5. Van Gogh, l'artista più amato dai ladri
La firma più ambita dai ladri di tutto il mondo è senza dubbio quella di Vincent Van Gogh, stando al numero impressionante di tele sottratte da svariati musei nel corso degli anni. Il primo e più clamoroso furto è quello messo in atto nel 1988: dal museo di Otterlo, in Olanda, vengono rubate tre opere, tra le quali una prima versione de "I mangiatori di patate", per il valore complessivo di circa 100 milioni di dollari. Nel 1991 è un bottino equivalente a 500 milioni di dollari quello che ha visto la sottrazione di ben 20 capolavori dal Van Gogh Museum di Amsterdam. Tra le opere anche "I girasoli". Fortunatamente, le opere vennero ritrovate poche ore dopo, in un'auto abbandonata.
Nel '98 è la volta di Roma, dove alla Galleria Nazionale di arte moderna e contemporanea vengono rubati "Il giardiniere" e "L'Arlésienne", e di nuovo nel 2002 il Museo Van Gogh di Amsterdam viene svuotato, poco prima dell'apertura al pubblico, de "La chiesa riformata di Neuen" e della "Vista della spiaggia di Scheveningen": le tele in questione appartengono al primo periodo olandese del pittore e hanno un valore talmente alto che è impossibile calcolarne la stima, nonostante si parli di circa 100 milioni di dollari. Furti impressionanti, ma altrettanto poco infruttuosi: tutte le opere, fortunatamente, sono state recuperate e ricollocate al loro legittimo posto: speriamo, con una sorveglianza più attenta.