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“Odeporico”, la parola per chi viaggia

Questa parola, così ricercata, è un aggettivo dal significato molto semplice: “del viaggio”. Ma anche se è morente resta davvero importante, perché ci tramanda una concezione profonda.
A cura di Giorgio Moretti
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Oggi viaggiare è facile, economico, sicuro. Posso teletrasportarmi a Bangkok in mezza giornata. Vediamo su Facebook le foto degli amici che sono stati ai quattro angoli del mondo e in una settimana possiamo far maturare il nostro desiderio, raccogliere adesioni e qualche dritta, prender ferie e partire anche noi (sicuri di tornare dopo dieci giorni). Queste sono delle novità assolute nel rapporto dell'uomo con il viaggio, che si riflettono anche sulle narrazioni di viaggi.

"Odeporico" (in greco odoiporikós, derivato di odoiporìa ‘viaggio') è in effetti un termine che si trova associato in particolare al racconto, al racconto del viaggio. La letteratura odeporica è un genere che ha attraversato i secoli senza perdere smalto: attinge a una vena di fascino, d'avventura, di scoperta che è inesauribile. L'idea era di rendere per iscritto l'esperienza, con gli intenti più variegati.

Oggi però la quasi totalità dei racconti di viaggio ha il profilo di una guida: a me lettore non interessa tanto immergermi nel racconto dell'esperienza, ma piuttosto la guida su come la posso fare in prima persona, visto che è tanto facile. Così la vena della letteratura odeporica si è striminzita, e regge solo, forse, in quei racconti di scelte drastiche di viaggi di anni e anni intorno al mondo, che non è facile ripetere per conto proprio.

Ma la narrazione odeporica dovrebbe essere considerata una necessità (attraverso un diario, o appunti sparsi, o un blog, una serie di video o quel che sia): solo la narrazione del nostro viaggio ci permette di sapere che cosa davvero abbiamo pensato e provato mentre viaggiavamo, come è che il viaggio ci ha arricchito. E ci mette in contatto col significato primo, etimologico della parola "viaggio".

"Viaggio" viene dal provenzale viatge, che a sua volta nasce dal latino viaticum. Il ‘viatico', propriamente, è ciò che serve per il viaggio: il che è un po' come dire che il viaggio non è la via, il percorso, lo spostamento, ma ciò che è necessario per affrontare il cammino. È una disposizione, una preparazione. E sappiamo tutti che dopo il cibo e il riparo, è di storie che c'è bisogno. Non c'è viaggio senza narrazione odeporica; e no, le foto a Phuket col bahama mama in mano non contano.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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