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Il caso di Sean Diddy Combs

Nuove accuse per Diddy: “Mi ha stuprata con un telecomando e ha minacciato la mia famiglia”

Ashley Parham afferma di essere stata violentata da Diddy con un telecomando della TV e di aver subito uno stupro di gruppo. Secondo quanto riportato dalla donna, la violenza sarebbe stata una punizione per aver affermato che lui avesse a che fare con l’omicidio di Tupac Shakur.
A cura di Elena Betti
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Diddy (Getty Images)
Diddy (Getty Images)
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La lista delle accuse contro Sean Diddy Combs si fa sempre più lunga. Il rapper si trova in carcere dal 16 settembre e dovrà rimanerci fino all’inizio del processo il prossimo 5 maggio 2025, entrambi i giudici incaricati nel caso di violenza, stupro, traffico sessuale e favoreggiamento alla prostituzione gli hanno infatti più volte negato l’uscita su cauzione. Solo lunedì scorso erano state presentate sei nuove denunce che farebbero parte dei 120 clienti di Tony Buzbee. Ora però ad accusare Combs è una donna di nome Ashley Parham, che non fa parte di questi 120 accusatori. La donna sostiene che il rapper l’abbia aggredita e violentata sessualmente con un telecomando della televisione per poi obbligarla a uno stupro di gruppo. L’aggressione sarebbe avvenuta in seguito a una videochiamata che la donna avrebbe fatto a Diddy tramite il telefono di un amico di lui. Nella telefonata Parham si era esposta contro Combs dicendogli che secondo lei era coinvolto nella morte del rapper Tupac Shakur.

L'incubo dopo la telefonata

Dopo l’accusa di Parham in videochiamata, la donna racconta che Diddy l’avrebbe minacciata dicendole che avrebbe pagato per aver insinuato che fosse coinvolto nella morte di Tupac. Il mese successivo la donna avrebbe incontrato un amico di Diddy in un bar che l’avrebbe poi invitata a casa sua. Ad aspettare Parham in quella casa pare ci fosse Diddy con altri due uomini e l’assistente Kristina Khorram, considerata dal rapper Lil Road, che ha denunciato Combs lo scorso febbraio, “la Ghislaine Maxwell di Jeffrey Epstein di Sean Combs”. La presunta vittima racconta che appena Diddy l’ha vista entrare le ha puntato un coltello sul viso. La storia di Ashley Parham si fa poi ancora più raccapricciate passando da minacce di morte a uno stupro di gruppo.

Il coinvolgimento di Kristina Khorram, consulente di Diddy

Ashley Parham ha parlato anche del coinvolgimento della capo dello staff di Diddy, Kristina Khorram, aka KK. La donna avrebbe fatto desistere Combs dallo sfregiare il volto di Parham con un coltello, non per atto di gentilezza, ma perché senza sfregi avrebbe potuto venderla a potenziali clienti per fare sesso. L’assistente avrebbe poi minacciato la presunta vittima dicendole che se avesse parlato non avrebbe più rivisto la sua famiglia.

Lo stupro di gruppo

Parham racconta che Diddy si sarebbe tolto i vestiti per poi cospargere il corpo della donna di olio per bambini mischiato a GHB, ovvero la droga dello stupro. Con l’aiuto di KK il rapper avrebbe poi provato a inserire – senza riuscirci – nella vagina della donna un oggetto che i due chiamavano “IUD”. Combs avrebbe allora violentato la donna utilizzando prima il telecomando della televisione per poi violentarla lui stesso. Il rapper avrebbe poi chiesto ad altri due uomini presenti di stuprare Parham. Terminate le violenze di gruppo, Khorran avrebbe poi obbligato la presunta vittima ad assumere delle pillole. Dopo essere rimasta priva di conoscenza per un po’ la donna sarebbe poi riuscita ad alzarsi con l’intenzione di fuggire ma racconta di essere stata intercettata da Diddy stupito di vederla in piedi perché, riporta Parham, gli avevano dato "abbastanza droga da far fuori un cavallo".

Janice e Sean Combs (LaPresse)
Janice e Sean Combs (LaPresse)

Le minacce per evitare che Parham lo denunciasse

Ashley Parham racconta che Diddy le avrebbe offerto soldi e l’avrebbe minacciata di far male alla sua famiglia se fosse andata alla polizia, minaccia correlata a un video di una telecamera di sorveglianza posizionata fuori casa della sorella. Parham dice inoltre di aver parlato con la madre del rapper, Janice Combs, che, chiamata da Diddy stesso, le avrebbe urlato di non fare del male a suo figlio. Nonostante le minacce, appena è riuscita a fuggire dalla casa degli orrori, la donna dice di aver comunque raccontato l’accaduto allo sceriffo di Contra Costa e di aver denunciato lo stupro alla polizia di Walnut Creek e di Orinda, ma secondo lei le indagini non sono mai iniziate.

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