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Nino D’Angelo pronto al concerto al Maradona: “Ero emblema del terrone, il razzismo partiva da Napoli”

Nino D’Angelo si prepara all’evento del prossimo 29 giugno, quando canterà nel tempio dello stadio Maradona per celebrare la sua carriera. Ma non dimentica gli inizi e i pregiudizi: “Mi hanno insultato, volevano distruggermi, poi ho conosciuto la parola diritto”.
A cura di Andrea Parrella
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Mancano poche settimane al ritorno di Nino d'Angelo allo stadio Maradona. Il 29 giugno il cantante di San Pietro a Patierno celebrerà la sua carriera in quel luogo che è stato simbolo della sua carriera, soprattutto grazie a "Quel ragazzo della curva B", film del 1987 diventato un cult per i tifosi della squadra napoletana, che conteneva anche "Forza Napoli".

Il ragazzo col caschetto e il pregiudizio

In un'intervista a La Stampa Nino D'Angelo ha raccontato la parabola della sua carriera, passando inevitabilmente per le origini: "Sono stato un fenomeno di razzismo tra i più eclatanti. Mi hanno insultato, volevano distruggermi; il ragazzo col caschetto emblema del terrone si è preso il peggio e gli devo tutto. Ora lo ringrazio". Solo col tempo le cose sono cambiate: "Poi ho conosciuto la parola diritto che mi era stato negato. Solo da grande ho riconosciuto gli episodi di razzismo dietro ad ogni mio album". 

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Un pregiudizio che, racconta il cantante, nasceva proprio da Napoli: "Da Napoli, la mia città, divisa tra quelli del Vomero e di Secondigliano. All'inizio ero confinato ai teatri di periferia pur vendendo milioni di dischi, non me li davano proprio i teatri in città". Negli anni, poi, le cose sono cambiare: "C'è chi è perfino venuto in camerino a scusarsi".

Il concerto del 29 giugno allo stadio Maradona

Nel presentare l'operazione del concerto, mesi fa, Nino D'Angelo aveva raccontato così le motivazioni che lo avevano spinto a organizzare l'evento: "Questa esperienza mi ha ispirato a organizzare un concerto speciale per il pubblico di casa mia, in cui metterò in scena una serata interamente incentrata sulla parte della mia discografia legata a quel periodo. Per me è anche un modo per fare una dedica ‘all'artista col caschetto' che è la base di tutto quello che ho fatto fino ad ora. Lui è stato colui che negli anni si è preso gli schiaffi e io ora mi godo le carezze. Il vero eroe del mio successo è lui".

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