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Nino D’Angelo: “Ho subito molto razzismo. Il San Siro? Impossibile, ma uno stadio in America, sì”

Nino D’Angelo ripercorre a ritroso la sua carriera, dall’emozione dei 40 mila al Maradona di Napoli, al razzismo subito negli anni 80.
A cura di Redazione Music
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Nino D'Angelo (Ph Virginia Bettoja)
Nino D'Angelo (Ph Virginia Bettoja)

Uno stadio Maradona con 40 mila persone riempito fino al sold out, lo scorso giugno, e tra qualche mese i palazzetti per tornare a portare in giro per l'Italia "I miei meravigliosi anni 80… e non solo" com'è intitolato l'ultimo spettacolo di Nino D'Angelo, uno dei nomi iconici della musica melodica napoletana. Il cantante ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera parlando proprio dell'emozione di rifare uno stadio, questa volta con 40 mila persone, ma anche del razzismo che ha dovuto subire soprattutto negli anni '80 quando "terrone" era usato in maniera molto più violenta di oggi, spiega.

Il razzismo subito per essere napoletano

"Ho subito molto razzismo musicale e anche umano. Quando sono venuto a Milano negli anni 70 ero il terrone d’Italia, ma non me ne fregava niente, vendevo dischi e andavo avanti. Oggi la paro- la terrone è diventata simpatica, ma allora non lo era. Ora la gente mi ama e mi vede come un papà buono, mi sono sposato una sola volta e sono fuori moda: sono tutti separati" spiega D'Angelo parlando proprio di anni in cui era conosciuto come il Caschetto biondo e non era ancora stato sdoganato grazie alle parole di Goffredo Fofi, un momento che gli permise di tornare al Festival di Sanremo con "Senza giacca e cravatta", diventato un cult del suo repertorio, quello che da "melodico" lo ha fatto diventare "World" almeno nelle etichette dei giornali.

L'emozione del Maradona

Il cantautore di San Pietro a Patierno, zona Nord di Napoli, è anche tornato sull'emozione dello stadio di giugno: "Ho provato cose che non pensavo di poter provare (…). Doveva essere una tournée teatrale, ma i teatri son diventati piccoli. Il Maradona ha cambiato gli schemi, certo non potrei fare San Siro, oggi sono i giovani a riempire gli stadi e sarei un pazzo a pensarci, ma potrei fare uno stadio americano perché sono molto famoso all’estero". D'Angelo parla anche dei cazzotti che s'è preso in faccia "ma va bene così, ho lottato per la patria. Oggi per tanti rapper sono un idolo ed è un vanto ma rimango un melodico".

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