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Nelle scuole americane si vietano libri che parlano di razzismo, diritti LGBTQI+ e attivismo

Nelle scuole americane sono stati vietati in nove mesi 1500 libri, la cui maggior parte affronta temi come i diritti dei neri, della comunità LGBTQI+ e del razzismo.
A cura di Francesco Raiola
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Mentre anche in Italia in alcuni ambienti si discute di quella che è comunemente definita cancel culture – da noi spesso ridotta alla versione più intellettuale del ‘non si può dire più niente' -, negli Usa, Pen America – organizzazione non-profit che si occupa di difendere la libertà d'espressione negli Usa – ha pubblicato il risultato di un monitoraggio sui libri più censurati e bannati dalle scuole americane, documentando "l'allarmante aumento della censura sui libri nei distretti scolastici di tutto il paese negli ultimi nove mesi" con obiettivo soprattutto opere che hanno a che fare con razzismo, orientamento sessuale e identità di genere, facendoli praticamente scomparire dalle biblioteche scolastiche e dalle aule. Sono 1500, infatti, i libri che non sono più nelle disponibilità dei distretti scolastici americani solo negli ultimi 9 mesi.

A fare da contraltare quindi a un racconto che in Italia è sempre più parziale e forzato, ovvero quello per cui chi dice cose "scomode" o politicamente scorrette viene cancellato, messo al bando – cosa che non è reale e non avviene mai, anzi la pubblicità avuta li rende ancora più presenti – negli Usa dove la questione è discussa da tempo, ormai, nelle scuole si cancellano autori neri e argomenti contro cui i Repubblicani – e i conservatori, in generale – combattono da anni. Pen America scrive che "questo rapporto costituisce il primo resoconto dettagliato, libro per libro, distretto per distretto, di quali libri sono stati banditi, in quale parte del Paese e attraverso quali procedure".

Il risultato che è venuto fuori è riassunto in un elenco che spiega come tra i titoli all'indice moltissimi (il 41%) includono personaggi neri, il 22% affrontano direttamente questioni legate alla razza e al razzismo, il 33% invece temi LGBTQI+. Questo l'elenco che qui riportiamo fedelmente tradotto:

Tra i titoli dell'indice:

  • 467 titoli (41%) includevano protagonisti o personaggi secondari di spicco che erano persone di colore;
  • 247 titoli (22%) affrontano direttamente questioni di razza e razzismo;
  • 379 titoli (33%) affrontano esplicitamente temi LGBTQ+ o hanno protagonisti o personaggi secondari di spicco che sono LGBTQ+;
  • 184 titoli (16%) sono libri di storia o biografie. 107 hanno temi espliciti o preminenti relativi ai diritti e all'attivismo (9%).
  • 42 libri per bambini sono stati censurati, comprese le biografie di Rosa Parks, Martin Luther King Jr., Ruby Bridges, Duke Ellington, Katherine Johnson, Neil deGrasse Tyson, Cesar Chavez, Sonia Sotomayor, Nelson Mandela e Malala Yousafzai.
  • La maggior parte dei libri presi di mira sono opere di narrativa, tuttavia il 28% sono saggi e includono libri di storia, saggi analitici e/o personali e opere informative e di riferimento per bambini.

Il rapporto spiega che titoli più vietati toccano il tema delle relazioni omosessuali, come il fumetto "Gender Queer: A Memoir" di Maia Kobabe, "All Boys Aren't Blue" di George M. Johnson e "Lawn Boy" di Jonathan Evison, mentre nella top 5 rientrano anche "Out of Darkness" di Ashley Hope Pérez e "L'occhio più azzurro" di Toni Morrison, tutti libri che hanno a che fare con le minoranze. Per Pen si intende censura "qualsiasi azione intrapresa contro un libro in base al suo contenuto e come risultato di sfide dei genitori o della comunità, decisioni amministrative o in risposta ad azioni dirette o minacciate da legislatori o altri funzionari governativi, che porta a un libro precedentemente accessibile o completamente rimosso dalla disponibilità per gli studenti o dove l'accesso a un libro è limitato o diminuito".

Jonathan Friedman, Direttore del programma Free Expression and Education di PEN America e autore principale del rapporto, ha dichiarato, come si legge sempre nella nota della Pen America, sul proprio sito, che "Si tratta di un attacco orchestrato ai libri i cui soggetti solo di recente hanno preso piede sugli scaffali delle biblioteche scolastiche e nelle aule. Stiamo assistendo alla cancellazione di temi che solo di recente hanno rappresentato un progresso verso l'inclusione". Il rapporto arriva in un momento in cui si discute molto di un'ondata di destra all'interno della società che va dal diritto all'aborto fino all'impossibilità di parlare di orientamento sessuale all'interno delle scuole, come avviene in Florida con la legge "Don't say gay", della storia del razzismo, in North Carolina, o dei diritti LGBTQI+, come spiegava un articolo del NYTimes che si chiedeva: "In che modo i diritti LGBT sono tornati ad essere oggetto di una guerra culturale?".

A confermare questa ricerca è arrivato anche il rapporto della American Library Association che ha pubblicato il suo report annuale sui libri censurati in cui si legge che sono stati notati 729 tentativi di rimozione di materiale da biblioteche, scuole e università nel 2021, portando a 1.597 i tentativi o le rimozioni di libri. "Si tratta del numero più alto registrato da quando l'associazione ha iniziato a seguire il fenomeno 20 anni fa. Per fare un confronto, l'associazione ha contato sfide o divieti di 273 libri nel 2020, 377 nel 2019 e 483 nel 2018. La maggior parte dei titoli presi di mira nel 2021 sono stati scritti da o su persone LGBTQ o nere" si legge sul Washington Post che ha riportato la notizia.

"Nel 2021, le biblioteche si sono trovate al centro di una guerra culturale mentre i gruppi conservatori hanno condotto uno sforzo storico per vietare e contestare i materiali che affrontano il razzismo, il genere, la politica e l'identità sessuale – ha scritto Stephanie Hlywak, Direttore della comunicazione e del marketing della ALA, presentando il report -. Questi gruppi hanno cercato di togliere dagli scaffali delle scuole e delle biblioteche pubbliche libri che condividessero le storie di persone gay, trans, nere, indigene, persone di colore, immigrati e rifugiati. Ma sappiamo che vietare i libri non farà scomparire queste realtà e queste esperienze vissute, né cancellerà le lotte della nostra nazione per realizzare la vera equità, diversità e inclusione".

EDIT: l'espressione "ovvero la versione più intellettuale del "non si può dire più niente" è stata corretta in "da noi spesso ridotta alla versione più intellettuale del ‘non si può dire più niente'"

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