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Negramaro: “La nostra vita è incredibile! Chissà se i social fossero esplosi prima che sarebbe successo”

I Negramaro stanno per cominciare il tour negli stadi, partendo dal Maradona di Napoli, della loro carriera ne abbiamo parlato con Giuliano Sangiorgi.
A cura di Francesco Raiola
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Giuliano Sangiorgi dei Negramaro a Fanpage
Giuliano Sangiorgi dei Negramaro a Fanpage

Mancano pochi giorni al ritorno dei Negramaro negli stadi italiani, dove la band capitanata da Giuliano Sangiorgi porterà quelli che ormai sono classici della musica italiana. La band pugliese, infatti, comincerà il 15 giugno allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli, per poi proseguire il 18 giugno al Blueenergy Stadium Stadio Friuli di Udine, il 22 giugno allo Stadio San Siro di Milano, il 3 luglio allo Stadio Franco Scoglio (San Filippo) di Messina e il 6 luglio allo Stadio San Nicola di Bari. Sangiorgi ha raccontato a Fanpage l'importanza che gli stadi hanno per loro, ma anche l'ultimo singolo Luna piena, il percorso di Ricominciamo tutto, canzone con cui sono tornati al Festival di Sanremo e l'amicizia con Caterina caselli che fin dall'inizio li ha presi sotto la propria ala accompagnandoli in una carriera ventennale e di successo.

Giuliano, partiamo da Luna piena, un brano che prende un’altra strada rispetto a Ricominciamo tutto…

In Luna piena c'è qualcosa che riecheggia le nostre vecchie hit estive. L'accoglienza ti fa capire – da ciò che scrivono e leggo – che è una canzone a cui i nostri fan si stanno già legando fortemente perché c'è qualcosa di semplice e magico. Luna Piena è l'anticipazione di un disco nuovo, così come Ricominciamo tutto, ma anche Fino al giorno nuovo con Fibra. La prima traccia, appena farete play, vi darà una botta incredibile di vita, di musica, di ricordi, ma anche di tanto futuro, ed è comunque una sorta di concept molto forte. Il concept per me c'è sempre stato, fin dal primo disco, da Negramaro, La finestra, ogni album ha avuto un concept da seguire, se ho musica da raccontare la voglio raccontare.

Col senno di poi Ricominciamo tutto era la canzone giusta per Sanremo?

Certo, Sanremo lo rifarei con Ricominciamo tutto, che è una grande canzone che non vedo l'ora di portare gli stadi. Perché alla fine negli stadi o comunque nei concerti, quando sono vere quelle canzoni ti esplodono dentro e già mentre la provavamo per il Festival era qualcosa di irresistibile, un'emozione forte, come quando hai un grande classico in mano. Sono proprio fiero di aver portato questa canzone anche perché noi vogliamo usare dei contenitori grandi. Tra l'altro in un Sanremo in cui siamo stati invitati dopo 19 anni, da Amadeus, per partecipare in gara.

Ci avete messo un sacco di tempo, in effetti…

Non era un grande desiderio, anzi spesso dicevo che non saremmo dovuti tornare più tornare in gara, perché soffro il sentire la musica in un conflittualità. Però come facemmo con Mentre tutto scorre anche per questo Sanremo abbiamo voluto portare un brano che ci rappresentasse. Siamo stati a Sanremo in gara, perché come avvenne nel 2005 volevamo usare quel palco come oggi lo hanno fatto diventare Amadeus e tutte le persone che hanno lavorato insieme a lui, ovvero una vetrina importante per l'estero, per come il mondo ci vede da fuori e così abbiamo solo pensato a essere coerenti e a dare una visione. Ci sembrava che quel palco fosse un'occasione utile per dare una visione e Ricominciamo tutto è una visione incredibile!

Che posizione avranno queste due canzoni nella scaletta live?

Non sono quello per cui il pezzo dell'ultimo momento te lo tiene in coda, anche perché negli Stadi sarà un concerto di più di vent'anni di hit. Infatti a volte dico che forse dobbiamo farci un giro nei club per fare solo cose nuove, perché lì le puoi suonare, mentre davanti a una platea di 50.000 persone ti viene voglia di essere continuamente in festa, perché c'è un'attenzione non proprio minore, però ci si vuole divertire, quindi ci divertiremo prima noi. Sicuramente attraverseremo tutti i dischi, tutti i nostri – passami il termine – classici.

Che altro puoi dirci?

Che ascolteremo degli inediti e ci saranno collaborazioni (alcune sono state già annunciate, come quelle di Elisa al San Siro e Niccolò Fabi e Aiello al Maradona, ndr). C'è proprio la voglia di usare lo stadio come se fosse un piccolo Club: perché dico piccolo Club? Perché laddove veramente ti esponi davanti a una platea così grande e porti degli inediti non è facile, devi avere l'attenzione di tutti, quindi devi avere grandi canzoni. Penso che siamo di fronte a un album di grandi canzoni quindi sarà proprio bello condividere delle anteprime: un conto è produrre musica e poi avere un feedback, un altro è avere quel feedback a pochi metri dalla tua faccia, dalle tue dita, dal tuo corpo, dalla tua musica.

Mettendo su una bilancia cose ottenute e cose perse verso cosa pende questa bilancia?

Siamo esplosi poco più che ventenni e oggi siamo poco più che quarantenni, abbiamo fatto vent'anni di una vita incredibile. Ci sono stati momenti stupendi e altri spaventosi che abbiamo vissuto e superato insieme con grande dignità e forza. Vent'anni fa abbiamo fatto il nostro primo San Siro, prima di tutti, poi la prima Arena di Verona, in un'epoca in cui non c'erano i social, quindi ogni tanto penso: chissà cosa sarebbe stato se ci fossero stati i social quando esplose Mentre tutto scorre… di cui, ancora oggi, sentiamo la eco. Ogni tanto penso a questo, forse sarebbe stata una cosa incredibile quindi oltre a suonare, avremmo avuto pubblicazioni più importanti all'estero.

Però i social hanno portato anche a esplosioni improvvise e cadute altrettanto repentine.

Non voglio considerarla come un'occasione persa, infatti, mi rendo conto solo adesso di come tanti ragazzi lasciano la musica perché a 18 anni fanno tot milioni, poi gli ascolti cominciano a scemare fisiologicamente, uno si chiede se ritorneranno e c'è un crollo. Io non ricordo mai, coi Negramaro, di aver parlato dei dischi che vendevamo, piuttosto delle persone che incontravamo dal vivo, quello era incredibile, le vedevi. Però i dischi d'oro, di platino, i diamanti veri, coi dischi venduti, ci arrivavano e non sapevamo manco da dove, quando e perché. I tormentoni venivano da sé, non appartenevi a un filone che doveva produrre tormentoni estivi, per cui quest'anno va quel tipo di suono, quest'altro ne va un altro, non era così, poteva succedere qualsiasi cosa e a noi è successo, incredibile!

Abbiamo parlato della Storia, mi racconti il tuo rapporto con Caterina Caselli?

Caterina è stupenda, è magica, con lei ci siamo sempre rispettati in questo rapporto bellissimo e straordinario, tanto da difendere, senza nemmeno pensarci, quello che stavamo creando insieme, questa congiunzione astrale, è stata incredibile. Lo sai che con i Negramaro non ci siamo mai guardati intorno, in tutti questi anni? Ci son stati momenti in cui avremmo potuto guardarci a fianco e dire: "C'è un'altra Caterina Caselli?". Io sono stato sempre molto legato alle persone con cui ho lavorato e che hanno creduto in noi, lo hanno fatto quando non c'era niente, io ancora credo nelle persone. L'unica cosa che volevamo era la libertà artistica.

Che tipo di libertà?

Guarda, torniamo indietro, se a Sanremo avessimo portato Solo 3 minuti o Estate, fosse andata bene e avessimo vinto il Festival, tutti se ne sarebbero innamorati: ogni tanto mi chiedo come saremmo andati mai via dalle ballad. Come sarebbe stato possibile, mai, pubblicare e mandare in radio e in prima posizione "Via le mani dagli occhi" che come reference hanno i Rage against the machine? Oppure Nuvole e lenzuola, ma la stessa Parlami d'amore che ha delle chitarre che ti spaccano i denti, cosa che in radio all'epoca ti chiedevano di abbassarle e invece tutta questa libertà ha premiato un'altra libertà. La libertà di scelta all'inizio ci ha premiato dandoci la libertà per sempre e devo dire che in questo Caterina e Filippo Sugar sono stati sempre fantastici.

Che ne pensi di chi vorrebbe regimentare i testi rap come vorrebbe fare il Sottosegretario alla Cultura?

Risponderei: investite nelle scuole, sugli insegnanti, aiutate la pubblica istruzione che ci ha reso grandi come Paese. Se impari a imparare, se hai le categorie, tu vedi il mondo e lo giudichi, lo elabori, capisci quando c'è scrittura, una rielaborazione della realtà, la voglia di raccontare: se ci fosse stato un Ministro che avrebbe chiesto un protocollo per la libertà di parola degli autore  non si sarebbe potuto raccontare nulla, i poeti maledetti non li avremmo avuti o Kerouac. Io sono per la libertà assoluta ma la ributto al Ministro e a chi per lui: aiutate la scuola pubblica italiana a fare bene il proprio lavoro.

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