Neffa: “La mia Signorina parlava di marijuana ma nessuno lo aveva capito, i fan mi massacrarono”

Neffa torna in musica e torna al rap. Il cantante, considerato un'icona del rap italiano, si prepara a tornare alle origini con Canerandagio Parte 1, un album ricco di featuring e collaborazioni (Izi, Frah Quintale, Ele A, Francesca Michielin, Joan Thiele, Gemitaiz, Fabri Fibra, Myss Keta, Lucariello, STE e Franco126) che segna un'operazione con cui Neffa guarda al suo passato per mettersi alla prova con quello che è stato.
Neffa racconta La mia Signorina: "Non fu capita"
Un percorso, quello dell'artista, che ha subito una deviazione radicale a inizio anni Duemila, quando si convertì al pop lanciando La mia Signorina, un successo di dimensioni enormi che comportò due effetti indesiderati che sono stati, per certi versi, base della ricetta di quel successo: da una parte un artista arcinoto nella sua nicchia veniva considerato un esordiente una volta messo il naso fuori dalla stessa, dall'altro la sua nicchia, quella che lo considerava un mito, non prese bene quella conversione.
Lo ha raccontato bene in una intervista al Corriere della Sera, in cui ha toccato il tema di quel successo incredibile, ma controverso, spiegando che di fatto sia stato frainteso: "Ero fissato con gli esercizi di stile e i messaggi impliciti, ma nessuno capì il sottotesto. Neanche i miei fan, che mi massacrarono, convinti fosse una banale canzoncina su una ragazza. Così svelai il mistero, anche se per anni mi sono divertito a confermare e poi negare che parlasse di cannabis, a seconda del contesto".
Il ritorno al rap di Neffa
Neffa ha raccontato la genesi di questo ritorno al passato come qualcosa di naturale, nato dalla collaborazione con una rapper svizzera e poi un processo di progressivo riavvicinamento alla scena e alla scrittura in chiave rap. Chiamato a commentare la trap, invece, che di quel genere è figlia, Neffa ammette: "La amo molto in realtà, da produttore mi capita spesso di cimentarmici. Ormai è un passaggio generazionale obbligato: ai tempi di Goethe per diventare adulto dovevi fare il grand tour dell’Europa, oggi devi farti quattro anni di trap".
Un passaggio interessante dell'intervista di Marta Blumi Tripodi è quello in cui Neffa riflette della questione economica, un tabù spesso legato alla sfera artistica, come se il guadagno sporcasse in qualche modo la creatività: "Faccio una provocazione: un artista che pensa anche al suo tornaconto economico è considerato impuro, ma nessuno si sognerebbe di dirlo di un panettiere. Dai nostri cantanti preferiti ci si aspetta abnegazione, tipo novelli Che Guevara, ma non pretendiamo la stessa coerenza dai nostri politici. Ragionamenti simili mi sembrano delle distorsioni".