Nasce una rivista completamente in latino: si chiama “Mantinea”
È approdata nelle librerie "Mantinea", rivista semestrale che recupera l’uso della lingua latina nella "res publica litterarum". Una tradizione che che si è protratta ben oltre la caduta dell’Impero Romano, per tutta l’età media, l’Umanesimo, il Rinascimento e l’età moderna fino alle soglie della contemporaneità nella comunità internazionale degli uomini di cultura oltre le barriere temporali congiungendo, così, l'élite del pensiero. A ragione si può parlare di ‘élite' poiché il vero umanista non prescindere dal latino, che è connaturato nel suo pensiero. La lingua latina classica, proprio perché “morta”, è un codice protetto non più esposto all'evoluzione a cui le lingue sono sottoposte per loro natura e per secoli ha così consentito la comunicazione delle idee al di là del tempo e dello spazio, generando un'apoteosi culturale a cui poter attingere, attraverso l'approccio classico: a quella che evidentemente era destinata a divenire una cultura immortale. Oggi il recupero della lingua latina ne esalta questa immortalità, perché morendo e cadendo in disuso, è divenuta immortale, destinandosi all'élite culturale umanistica.
Illuminanti e mai superate le parole del latinista e poeta Giovanni Battista Pighi:
“L’uso del latino come lingua scritta, benché non s’identifichi del tutto con la causa della cultura greco-latina e mediterranea, è però l’indizio più sicuro d’una vitale comunicazione tra il mondo antico e il moderno. Quando quell’uso sarà cessato, sarà praticamente cessato anche l’apporto continuo d’idee che ci viene dall’antico. Può darsi che la nostra civiltà moderna non ne abbia più bisogno. Ma non oserei dire che questa sua nuova indipendenza contribuirà a farla migliore”.
Scrivere e leggere in lingua latina è creare un'identità culturale unitaria: in contrasto con la sempre minore attenzione verso la ‘classicità', rintracciando, invece, le orme di coloro che hanno plasmato nell’Europa e nel mondo occidentale, una cultura forte e unitaria: dal cammino tracciato dal Petrarca, dal Valla, da Pico, dal Ficino, da Erasmo, dal Vives, dal Budé, ma anche da Bacone e Galileo, dal Morgagni e dal Vesalio, dal Newton e dal Keplero, dal Cartesio, dal Leibnitz, dal Gauss.
Questa rivista è la voce del Campus mondiale dell’umanesimo a cui i veri uomini di cultura del nostro pianeta non vogliono rinunciare. Il latino è la linfa vitale della cultura umanistica ma ne è anche promotrice. Non a caso il curatore del volume, che firma anche l’introduzione, è il latinista napoletano Luigi Miraglia, considerato dal New Yorker come "l’uomo che parla più fluentemente latino al mondo".
La rivista si compone di diverse rubriche come Litterae, Rerum historia, Philosophia, Ars docendi, Civilia iura, Linguae, Naturalis historia. In ciascuna di esse i massimi rappresentanti della cultura europea e mondiale, esperti cultori delle singole materie, propongono contenuti originali che possano contribuire all’avanzamento delle ricerche e del pensiero. Si aggiunge poi la sezione "Levia gravia", che ospita contenuti meno settoriali, dedicandosi alla rivitalizzazione proprio dell'uso della lingua latina, idonea anche a trattare argomenti d’interesse anche generale o riflessioni su argomenti di varia natura, ma rigorosamente attraverso i collaudati generi letterari come quello dialogico, epistolare, narrativo, satirico.
Sarebbe auspicabile, come prossima sfida, la digitalizzazione dell"élite' linguistica e culturale attraverso le più innovative tecnologie 3.0, allora il raggio d'azione nella trasmissione del sapere classico sarà più ampio ed efficace.