Napoli, il pianeta di Sebastião Salgado in 250 foto in bianco e nero
Uno dei grandi maestri della fotografia contemporanea, Sebastião Salgado, approda al Pan – Palazzo delle Arti di Napoli per una mostra sui luoghi più irraggiungibili e inospitali del Paese. "Genesis" sarà visitabile fino al 28 gennaio 2018 nel capoluogo partenopeo, che ieri ha visto approdare il grande fotografo brasiliano che si è raccontato a pubblico e giornalisti.
"Genesis" rappresenta una tappa fondamentale nella carriera di Salgado, ormai 74enne, perché viene dopo un forte crollo emotivo del fotografo, iniziato nel 2003 e durato dieci anni:
Mi hanno chiamato fotografo-antropologo, reporter, economista, ma il mio lavoro è altro e di più, è la mia vita il privilegio di raccontare ciò che ho visto con la fotografia. Grazie all’Economia so come applicare la mia etica e la mia ideologia al mestiere di fotografo, è quel che insegno con mia moglie ai giovani facendo formazione con nozioni necessarie di antropologia e geopolitica, lo scopo delle foto è che raccontino una storia ma siano anche l’occasione per restituire alla società la realtà che ci offre. Sono fotografo perché adoro la luce e la composizione ma al tempo stesso amo descrivere il mondo e queste fotografie hanno bisogno di avere un senso.
La mostra, curata da Lélia Wanick con Contrasto, Amazonas Images, Civita e Assessorato alla Cultura di Napoli, conta 245 immagini in bianco e nero per cinque sezioni: “Il Pianeta Sud”, “I Santuari della Natura”, “l’Africa”, “Il grande Nord”, “L’Amazzonia” e “Il Pantanàl”, scatti da regioni per lo più irraggiungibili e inospitali, un isolamento che ha preservato quasi la metà del pianeta.
Dell’emigrazione ci si accorge solo ora perché tocca l’Europa. “Genesi” è nata da “Il Cammino”, ma quando ho fotografato il Ruanda e l’ex Jugoslavia ho documentato una quantità tale di violenza che stavo cominciando a morire, i miei genitori ci hanno regalato casa perché potessi rinascere, quelle terre che erano rigogliose erano diventate un deserto e abbiamo tentato di ricrearvi la foresta, allora ho cominciato a sentirmi meglio e ho deciso che dovevo trovare un modo diverso di fotografare.