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Napoleone e il falso esilio: “A Sant’Elena veniva trattato da re”

Napoleone sull’isola di Sant’Elena non era un prigioniero: anzi, veniva trattato da re. Lo ha dichiarato il Times, rendendo noti i dettagli dei lauti banchetti che venivano concessi all’ex imperatore praticamente ogni giorno. Vini, carni pregiate e champagne a volontà, ma nulla da fare: “Napoleone si lamentava sempre”, dicono gli inglesi.
A cura di Federica D'Alfonso
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"Meglio sarebbe stato firmare subito la mia condanna a morte", scriveva Napoleone Bonaparte mentre si trovava ancora sul vascello che lo portava a Sant'Elena. L'ex imperatore viene confinato sulla sperduta isola dell'Atlantico nel 1815, dopo la pesante sconfitta di Waterloo. Gli inglesi, dopo aver umiliato sul campo di battaglia l'uomo che aveva messo in ginocchio mezza Europa, lo costringono alla permanenza forzata sull'isola, dove resterà fino alla morte, avvenuta il famoso 5 maggio del 1821. Una vita difficile e solitaria, quella di Napoleone, su un'isola lunga sedici chilometri e larga undici. Una strettissima sorveglianza, per evitare una seconda fuga come quella dell'Elba, e pochi piaceri se non quelli delle lunghe passeggiate. Ma gli inglesi non sono d'accordo, e smentiscono: "Napoleone si lamentava sempre".

L'imperatore si lamentava sempre, soprattutto del cibo. Lo ha dichiarato il Times: gli inglesi sembrano non aver ancora estinto i rancori verso il generale francese, rendendo noti i dettagli dei viveri forniti a Napoleone quando si trovava prigioniero a Sant'Elena. Il giornale ha sottolineato come in realtà il soggiorno presso Longwood House non fosse affatto duro come si è creduto per molto tempo, stando ai racconti dei pochi fedeli rimasti accanto all'ex imperatore anche nei giorni più bui: i carcerieri inglesi, guidati da sir Hudson Lowe, sarebbero stati invece molto più che generosi nei sei anni di esilio, permettendo di organizzare banchetti ogni giorno. Ma nonostante questo, Napoleone aveva sempre da ridire.

Napoleone sull'isola di Sant'Elena, J. L. Rugendas, 1826
Napoleone sull'isola di Sant'Elena, J. L. Rugendas, 1826

È stato reso noto con precisione addirittura il menù di questi banchetti, per i quali Napoleone aveva a disposizione ben 50 servitori. Secondo il Times, ogni settimana venivano portate nella residenza di Longwood ben 50 bottiglie di alcolici, 22 chili di carne di manzo e vitello, o di montone e maiale, a seconda delle preferenze del momento. Maialini arrostiti ed uccelli, e ancora liquori, cognac e champagne a volontà. Insaziabile, Napoleone si lamentava, soprattutto della bassa qualità di alcuni vini che gli venivano serviti.

Nelle sue memorie in effetti, Napoleone non risparmiava critiche e disprezzo per gli inglesi, soprattutto per l'odioso carceriere Lowe: un particolare importante, che sembra contraddire la ricostruzione dei banchetti luculliani di Sant'Elena, è quello che vede protagonista proprio sir Hudson Lowe, accusato dallo stesso governo inglese, dopo la morte dell'ex imperatore, di essere stato troppo severo nei suoi confronti. Molti poi sono i dettagli e le riflessioni personali espresse durante le lunghe chiacchierate che Napoleone faceva con il conte di Las Cases, riportate con estrema precisione nel famoso Memoriale di Sant'Elena.

Napoleone a Sant'Elena, autore sconosciuto, 1820
Napoleone a Sant'Elena, autore sconosciuto, 1820

Gli inglesi di oggi sembrano non credere alle leggende di un Napoleone sconfitto, solo e turbato dall'eccessiva durezza dei suoi carcerieri. Carattere superbo, si lamentava di ogni cosa. Il fatto che si lamentasse del cibo poi, sembra una strana ironia della sorte, così come lo strabiliante menù reso noto dal Times: Napoleone soffriva già da tempo, da prima dell'arrivo a Sant'Elena, di forti dolori allo stomaco, aggravati forse dal clima inospitale dell'isola (e magari, chissà, proprio da questi lauti banchetti): i sintomi di un tumore che lo porterà alla morte, il ben noto 5 maggio del 1821.

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