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Nadia Fusini e il suo “Vivere nella tempesta”

La scrittrice, critica e traduttrice – in libreria con “Vivere nella tempesta” – ci racconta in un’intervista video la sua idea dell’opera di Shakespeare e dei suoi legami con l’attualità che stiamo attraversando.
A cura di Redazione Cultura
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Nadia Fusini
Nadia Fusini

Chi più di Nadia Fusini può raccontarci, nell'anno in cui si celebra il quattrocentesimo anniversario dalla scomparsa di William Shakespeare, il significato e il rapporto con l'attualità de "La tempesta"? Peraltro questa commedia – da molti considerata il capolavoro assoluto del bardo – sarà anche l'ultima di tutta la sua produzione. Subito dopo, infatti, a quarantasette anni, l'autore di "Romeo e Giulietta" e "Riccardo III", nel pieno della maturità artistica e umana, decise di abbandonare Londra e tornarsene a Stratford-upon-Avon, il paese natio dove morirà nel 1616.

Una delle maggiori esperte shakesperiane, la scrittrice, critica letteraria e traduttrice Nadia Fusini, racconta ai microfoni di Fanpage.it la sua personale lettura de "La tempesta", opera che ha trattato nel suo ultimo lavoro, da poco in libreria, dal titolo "Vivere nella tempesta" (Einaudi, pp.216, euro 18,50), libro che si inserisce a pieno nel filone del personal criticism di stampo anglosassone, in cui l'opera di Shakespeare viene affrontata secondo vari aspetti, oltre quello letterario e linguistico, attraverso i ricordi personali dell'autrice e tramite la lente di una ricca attività di ricerca e contestualizzazione storica in cui "La tempesta" ebbe la sua genesi, approfondendo i fatti reali che ispirarono la penna di Shakespeare.

"Quest'opera ha una grande valenza simbolica che prende spunto dall'attualità – ci spiega la Fusini – di Shakespeare, cioè da un naufragio realmente accaduto all'epoca. Quest'episodio assunse subito agli occhi del grande drammaturgo inglese un senso allegorico, perché accanto al naufragio c'è anche la salvezza. La provvidenza aiutò questi avventurosi in viaggio per le Americhe."

Un richiamo all'oggi, quello dei naufragi, che non può non far riflettere i lettori su quella dimensione dell'umano che da sempre accompagna tutta l'opera del grande drammaturgo britannico. "Shakespeare ci ha fatto quelli che siamo" ha dichiarato la Fusini nell'intervista. "Ciò spiega anche il suo grande successo ai giorni nostri, per la sua sensibilità in linea con quella contemporanea."

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