“Nabbo”, “pisellabile”, “colazionare”: le nuove parole sul sito della Crusca sono da horror
Houston, abbiamo un problema. O forse no, ed è solo la nostra vita di internauti. Il problema è che quando un'Accademia cerca un modo (benemerito) per dialogare con la contemporaneità c'è sempre il pericolo di un pasticcio in arrivo. Lo ripetiamo: la lingua non è una scienza, confrontarsi ogni giorno con una materia plastica, liquida, a tratti sfuggente, è affare molto complicato. Ecco spiegate le (alquanto apparenti, peraltro) contraddizioni sul caso "scendi il cane" e "siedi il bambino" che tante polemiche hanno generato negli ultimi giorni. In ogni caso, qualche giorno dopo la tempesta, sul sito dell'Accademia della Crusca italiana, del tanto vituperato cane "da uscire" non c'è traccia. C'è, però, tra le tante e interessantissime sezioni, quella sulle nuove parole. Un buon punto di vista per capire a che punto è la notte del nostro Paese.
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E qui, forse, nasce il problema. Perché alcune – non tutte, per fortuna – parole segnalate dagli utenti sono da brividi. Se "arcobalenoso", "pigiamoso" e "amorare" sono il frutto zuccherino di un modo infantile di guardare alla lingua (maledetto il giorno che abbiamo consentito a petaloso di entrare nalla nostra lingua), c'è l'invasione da italiano-horror-show del gergo giovanile, che crea mostri impronunciabili (e inascoltabili) come "colazionare", "handicapace", "docciarsi" e "pisellabile (sul cui significato preferiamo glissare).
Naturalmente non mancano gli anglismi, come "twerkare", quelle di provenienza asiatica, come "hikkikomori", termine giapponese che significa letteralmente "stare in disparte" e viene utilizzato per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale, o parole che arrivano dal mondo dei social come "whatsappare" e "facebookkare", dal sapore glocal come "casapulleggiare" (dagli abitanti di Casapulla, in provincia di Caserta, ma nemmeno proposte interessanti come "ideicida" e "babbano" (direttamente dal mondo magico di Harry Potter) o parole del tutto incomprensibili del cui significato nemmeno in rete è stato possibile rintracciarne il significato gergale come "fubi", "sbangalo" e "zullo".