A nessuno sfugge che la pandemia da coronavirus stia mutando a velocità folle le fondamenta di ciò che credevamo consolidato, anche in ambito culturale e turistico. Città come Venezia, negli ultimi mesi colpite più duramente di altre, saranno probabilmente costrette a ripensare se stesse. Per Gabriella Belli, direttrice dal 2011 della Fondazione Musei Civici di Venezia, la parola chiave della fase 2 è "organizzazione". Senza la quale l'alta marea con cui dovremmo fare i conti potrebbe rivelarsi ben più rapida e invasiva di quella che ha colpito la città lagunare lo scorso novembre.
In che modo gli undici Musei Civici di Venezia si preparano alla riapertura?
Riaprire oggi significa più che mai ripensare l'organizzazione logistica e di contenuti che la Fondazione può proporre al suo pubblico. Organizzazione logistica, innanzitutto. Il pubblico che avremo sarà in termini numerici significativamente inferiore al passato, ma sarà un pubblico più motivato, informato, che pretenderà la giusta sicurezza. Per questo ci stiamo attrezzando con presidi sanitari, termoscanner, distanziamento sociale, ridotto numero di persone all'interno delle sale. E poi fasce orarie differenziate, prenotazioni on line degli ingressi e azzeramento delle code. Le riaperture saranno graduali, probabilmente ad aprire i battenti sarà prima il Palazzo Ducale, a seguire il Museo del Vetro. Via via, si aggiungeranno tutti gli altri spazi.
Chi vorrà visitare i musei civici potrà farlo solo prenotandosi on line?
Ovviamente consentiremo alle persone di poter entrare anche usando la modalità classica, ma l'incoraggiamento verso forme di prenotazione sul web sarà massimo. D'altro canto, dubito che un visitatore del domani arrivi a Venezia senza avere chiaro i percorsi che farà, i luoghi e i musei in cui entrerà. Ma il nostro pubblico è fatto anche dai veneziani, che non pagano un biglietto d'ingresso, una vasta platea di anziani, talvolta meno avvezzi a forme di prenotazione on line. Per creare il giusto equilibrio, lo ripeto, sarà necessaria tanta organizzazione.
Come cambieranno le visite ai musei gestiti dalla Fondazione?
Qui le parole chiave sono personalizzazione e flessibilità. Di seguito ci organizzeremo in modo da poter offrire al pubblico orari diversificati. Le visite ai musei saranno personalizzate al massimo, pensiamo di poter accogliere il pubblico offrendo delle opportunità migliori dal punto di vista della qualità della visita.
A cosa pensa?
Al momento della prenotazione del biglietto sarà possibile scegliere tra diverse opzioni tematiche, divise per filoni. Dai grandi pittori alla storia della Serenissima e molti altri. Tutte possibilità che erano già presenti in passato, ma che intendiamo implementare per renderle fruibili a tutti in modalità ordinaria. Bisognerà agevolare il pubblico e spingerlo a tornare, aggiungendo di volta in volta un pezzetto di conoscenza a quelle ottenute con la visita precedente.
Come immagina Venezia nel futuro?
Venezia è una città configurata per essere molto sicura, sotto questo profilo. Esistono solo cinque porte di ingresso alla città, attraverso cui le persone dovranno entrare in sicurezza. Paradossalmente, rispetto a tante altre città italiane, è già pronta per essere attraversata a piedi. Ovviamente bisognerà organizzare i percorsi e rispettare le linee guida. Ma sono fiduciosa.
Non crede che la narrazione della città-museo basata largamente sul turismo di massa vada ripensata?
Credo che bisognerà organizzare su basi diverse il nostro turismo, perché il turismo culturale è ricchezza. Amo definirlo come un upgrade di ciò che l'arte e la conoscenza possono riservarci. Dobbiamo essere felici che in Italia ci sia tanto turismo culturale, ma adesso che non c'è domanda dobbiamo sederci a riflettere su come migliorare l'offerta e riconfigurarla alla luce di quello che è accaduto.