Musei chiusi, i vantaggi per restauri e pulizie: “In cinque giorni il lavoro di un mese”
La tendenza è in atto ormai da un anno. Con le chiusure dei musei, le aperture a singhiozzo, i musei italiani continuano con l'attività di restauro del patrimonio culturale. Senza visitatori, internazionali e nazionali, benché nessuno lo avrebbe auspicato, diventa più semplice in alcuni casi programmare e intervenire con tutti quegli interventi di manutenzione, ordinaria e straordinaria, sui monumenti che rendono l'Italia il paese con il maggior numero di beni tutelati dall'UNESCO. Qualche settimana fa, a evidenziare i "vantaggi" delle chiusure Firenze, ci aveva pensato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che aveva dichiarato: "Approfittiamo della situazione per lavori di ristrutturazione all’interno della Galleria o restauro delle opere d’arte. E ci dedichiamo alle pulizie generali, con attenzione a tutti i minimi particolari. In tempi normali approfittiamo del lunedì, giorno di chiusura, oppure per lavori che richiedono più tempo, a rotazione, chiudiamo alcune sale…"
Il restauro del mosaico di Alessandro al MANN
Ultimo a partire, in ordine di tempo, il cantiere al MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli diretto da Paolo Giulierini, relativo al del celebre Mosaico di Alessandro e alla Battaglia di Isso."Ci vuole coraggio per affrontare un restauro di questo tipo, il coraggio che ci trasmette questo grande personaggio, che si lanciò alla conquista del mondo – dichiarato il direttore del MANN, Paolo Giulierini – Un coraggio che in parte è mancato nei tempi passati, quello di porsi il problema del mosaico di Alessandro. (…) Sarà un restauro ‘trasparente', visibile ai visitatori alla riapertura dei musei ed in alcune fasi anche on line. Tutti insieme ci prendiamo questa grande responsabilità, in coordinamento con l' Istituto centrale per il restauro (ICR) diretto da Alessandra Marino, che ringrazio. Tra un anno organizzeremo la grande mostra Alessandro e la via delle indie, con la Regione Campania. Perché il nostro Museo, simbolo dell'archeologia italiana nel mondo, guarda a Oriente e ad Occidente".
Al Louvre 250 lavoratori al lavoro durante la chiusura
Se in Italia ci si adopera per tornare in forma smagliante alla riapertura, quella vera, non solo concessa nelle more di unazona giallao bianca (che al momento riguarda solo la Sardegna) sta a guardare, il resto d'Europa non sta a guardare. È il caso del Louvre a Parigi. Lo storico dell’arte e direttore del dipartimento dei dipinti del Louvre, Sébastien Allard, ha dichiarato che per quanto riguarda certi interventi "il lockdown ci ha consentito di fare in cinque giorni quello che avremmo fatto in cinque settimane".
In queste settimane, infatti, al Louvre sono impegnati circa 250 artigiani, tra curatori, restauratori, conservatori d’arte ed esperti. Si occupano di compiti piuttosto semplici e basilari, come spolverare le cornici dei quasi 4.500 dipinti ospitati dal museo, oppure di appendere circa 40mila nuove targhette descrittive in inglese e in francese accanto alle opere. Ma seguono anche interventi di manutenzione e piani più complessi, come il progetto che prevede una nuova disposizione nella sala delle Antichità egizie o quello con cui verrà ricavato un nuovo piano nell’Ala Sully del museo.