Mr Rain: “Ho imparato a rallentare, non voglio tornare il Mattia spaventato che si fermò con la musica”
Nel riquadro della conversazione Zoom, Mr.Rain appare stanco ma sereno, contento di quello che sta succedendo da un anno a questa parte, da quando tutti hanno scoperto l'esistenza di questo cantautore che già prima di Sanremo aveva un seguito enorme, ma solo in certe fasce di pubblico. Supereroi è stato uno spartiacque nella sua vita, un vero e proprio game changer artistico che lo ha portato fino in Vaticano, da Papa Francesco oltre che a riempire il suo primo Forum. Quando ci sentiamo commenta l'ingresso nella top 10 della Top Albums Debut Global, ovvero la classifica di Spotify che conta i risultati in streaming nel weekend d'esordio di album e canzoni: "Fighissimo, infatti stanotte ero sveglio e quando l'ho letta mi sono chiesto se avessi letto bene".
Nei giorni scorsi si è scatenato un mezzo putiferio per alcune sue dichiarazioni che sono state fraintese portando alcuni fan a credere che, come Sangiovanni, anche lui volesse prendersi una pausa dalla musica. Mr Rain, che uno stop reale l'ha già avuto quattro anni fa, ha solo espresso l'intenzione di rallentare, di godersi maggiormente le cose belle della vita, riprendendo quello che è uno dei fili conduttori del suo ultimo album Pianeta di Miller, che si ispira al film Insterstellar e oltre a Supereroi, Due altalene, con cui ha gareggiato nell'ultimo Sanremo, e Vite precedenti contiene anche La fine del mondo con Sangiovanni e Un milione di notti con Clara. Ecco l'intervista.
Sei contento di com'è andato questo Sanremo e il post-Festival?
Sono contentissimo, pensavo di viverlo in maniera più rilassata avendolo già fatto un anno fa, in realtà non è cambiato nulla. Anzi forse ero ancora più teso, ma non per la gara in sé, quanto per il fatto che stessi portando una canzone importante che raccontava tantissime storie, che in fondo è il motivo per cui ho scelto di tornare a Sanremo, ovvero per omaggiare tutte queste persone che si sono confidate con me. È stata veramente una super sfida con me stesso, lo è stata, per esempio, imparare a gestire tutte le emozioni che si sprigionavano quando o parlavo di Due altalene o la cantavo sul palco, è stata una settimana molto lunga ecco.
Che continua ancora, in qualche modo…
Sì, tuttora mi stanno scrivendo in tantissime persone che hanno apprezzato il brano, che lo hanno preso e l'hanno fatto loro, che lo stanno usando per superare un momento particolare, questa era la mia sfida personale e l'ho vinta, quindi sono veramente, ma veramente felice.
C'è sempre un sorta di significato sociale che cerchi sempre di dare alle tue canzoni, andando oltre il semplice intrattenimento.
Guarda, io faccio musica proprio per questo: uno perché mi serve come modo per comunicare con tutti, perché la cosa non è cambiata e io uso ancora la musica come unico veicolo per comunicare anche con le persone a me più care. Secondo, perché attraverso le mie esperienze, i miei racconti, quello che ho vissuto, spero di dare un contributo a chi si ascolta un mio disco, a chi viene a un mio live, quindi per me è fondamentale, sono veramente convinto che puoi fare qualcosa di grande con la musica, non soltanto intrattenere, puoi cambiare delle cose quindi io faccio musica così e la farò per sempre.
Mi pare anche un modo per parlare con te stesso, in Paura del buio canti: "Avevo gli occhi già pieni di rabbia, pensavo di cambiare il mondo e adesso è il mondo che mi cambia". Me ne parli?
Paura del buio è una canzone che ho scritto per il me stesso bambino: avrai una vita piena di alti e bassi, di giornate bellissime, ma anche giornate molto dure e difficili, e tutto questo ti servirà perché prima o poi smetterai di avere paura del buio e smetterai di avere paura in generale. È un pezzo per consolare e dare forza al me stesso bambino: nonostante il mondo ti cambierà, tu comunque rimarrai sempre lo stesso, io sono la stessa identica persona di dieci o vent'anni fa, solo che ora ho imparato a raccontarmi e a mostrarmi ancora nella mia versione più integrale, quindi senza togliere o aggiungere nulla a quello che sono, ma mostrandomi veramente per come sono.
Ovvero?
Sono trasparente, che tu mi conosca qui, che mi parli per strada o che mi veda su un palco, io sono sempre lo stesso, per me è fondamentale e credo che sia anche uno dei miei punti di forza e la cosa che mi fa vivere bene il fare musica.
Questo pezzo è una sorta di dittico assieme a "Sempre un po’ di te" e questi versi fanno il paio con "Mento se ti dico che non mi fai più paura".
In questo, più in particolare, parlo alla persona che ero circa quattro anni fa quando ho fatto un periodo di stop dalla musica, quando non scrivevo e ho passato un anno e mezzo veramente duro che poi ho raccontato in Supereroi stessa. Anche se non accadrà mai, la mia paura più grande è tornare quel Mattia là.
Che Mattia era?
Un Mattia che aveva paura di mostrarsi fragile, che è una cosa normalissima, quello che aveva paura di mostrarsi insicuro, pieno di paure, pieno di dubbi. Forse dopo Due altalene, "Sempre un po' di te" è la canzone in cui ho sofferto di più mentre la stavo scrivendo, perché è molto dura, specialmente la seconda strofa è veramente pesante. Però sono contento di aver esorcizzato e tirato fuori questi miei pensieri.
Anche perché sei arrivato a poter cantare "Non ho più paura del buio"…
Assolutamente.
Cantavi addirittura: "Sono arrivato a pregare che fossi morto". Ora, hai specificato che non lasci la musica, però di salute mentale ne parli da anni: quanto la dittature dei numeri, questo bisogno di performare continuamente, scrivere in continuazione stia influenzando questo problema tra gli artisti?
Io la penso un po' più in generale, credo che il mondo vada veramente veloce, non solo il mondo della musica. Si va talmente veloci che siamo tutti pieni di pressioni, dagli artisti a chi studia a scuola, a qualsiasi persona, è un mondo veramente veloce dove si fatica a rallentare un attimo e a godersi il momento, a pensare soltanto a quello che stai vivendo in questo momento, che è un po' il focus di Pianeta di Miller. Questo titolo è una citazione chiarissima a Interstellar che è nella mia Top tre dei film preferiti ed è una promessa che mi sono fatto: voglio imparare a dedicare il tempo giusto alle cose che contano davvero, alle cose che amo e devo imparare a godermi il momento. È una cosa, forse, che abbiamo più quando siamo piccoli, quando viviamo tutto come se fosse l'ultimo giorno. Io ricordo che ogni piccola cosa la vivevo veramente al 100%. Quando si cresce, presi da 100 miliardi di cose, purtroppo abbiamo il vizio di abbandonare questo modo di vivere, questo spirito, e tendiamo a trascurarci un po' di più. Quindi è una promessa che mi sono fatto e al giorno d'oggi, in un mondo così veloce, è veramente facile ricadere in questo tipo di dinamiche.
Nello skit Francesco Prando (voce italiana di Matthew McConaughey in Interstellar) recita: “Temo di rendermi conto, un giorno, di aver attraversato la vita senza gustare le tappe”. Si può veramente godere di ogni attimo o è qualcosa che ci diciamo per non sprofondare?
Quello skit finisce con una frase molto importante cioè "Perché in fondo, anche se non posso controllare il tempo, posso scegliere come viverlo" e questa frase credo che racchiuda tutto il concetto sia dello skit, sia di quello che stiamo spiegando che di tutto il disco. Io sto cercando di impararlo, tuttora faccio fatica e devo concentrarmi a non pensare ad altro che vivere il momento. Quando faccio i miei instore, per esempio, mi sto quasi obbligando a non pensare a quello che devo fare tra 2 ore, quello che dovrò fare domani o tra un mese. Quindi cerco di non pensare ad altro che quello che a quello che sto facendo in quel momento. Prima di scrivere questo disco mi sono posto un sacco di domande, tra cui "tra cinquant'anni, tra sessant'anni, quando sarò grandissimo, se dovessi riguardare un film o un libro pieno di foto, con tutti i punti salienti di tutto il mio percorso e soprattutto della mia vita, sarò soddisfatto del tempo che ho dedicato ad ogni istante?" e la risposta è "no", perché ho fatto talmente tante cose che ogni volta questa soglia è strettamente legata a ogni passo che faccio, più vado avanti e più guardo lontano. Quindi questa cosa mi ha veramente sconvolto la vita e mi sono detto: "Non voglio arrivare tra cinquant'anni a pentirmi di non aver vissuto ogni ogni giorno, ogni cosa, ogni momento bello" perché fondamentalmente è di questo che si tratta, non è che devi fermarti e pensare solo a quello per un anno, ma bastano pochi secondi, pochi minuti, poche ore. Bisogna imparare a dare il giusto tempo, il giusto valore, al tempo che trascorri in queste cose importanti che sono le tue priorità.
Quello di Supereroi è stato un lungo viaggio: qual è la cosa più bella che ricordi rispetto a qualche sua esibizione?
Ce ne sono tantissime a partire da quella a Sanremo, era il mio primo Festival dopo un sacco di volte che ci avevo, ero incredulo. Però sono veramente tantissime, dalle volte che sono stato in Vaticano, quando pensavo: "Cioè, io devo devo andare in piazza San Pietro a cantare Supereroi?", al fatto che l'ho tradotta in spagnolo e questo mi ha permesso di iniziare un mio percorso anche in Spagna, pensa che sto lavorando a un disco soltanto in spagnolo. Ho tradotto qualche mio brano a cui tenevo, quelli più importanti, che sono 3 o 4, però sto lavorando anche a canzoni fatte solo per la Spagna. Insomma, quello di Supereroi è stato veramente un periodo così magico che mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti, di non sentirmi più solo e forse di farmi sentire più capito da un sacco di persone. Ecco, se dovessi scegliere un momento scelgo la prima sera, perché da quel momento mi è cambiata la vita, ho cominciato a ricevere così tanto amore incondizionato da persone che non conoscevo personalmente, che in pochissimi secondi mi sono sentito veramente più compreso. E da lì che forse mi sono cambiati l'idea e il modo di fare musica, mi ha cambiato la vita e la carriera, quindi ti direi la prima serata.
Vite precedenti mi sembra uno dei pezzi in cui l'aspetto nostalgico spinge più forte rispetto agli altri: come hai vissuto questo momento nostalgico, questo girarti indietro e guardarti?
Io mi guardo indietro tantissime volte, penso tanto al futuro quanto al passato, guardo spesso il mio percorso, quello che faccio, quello che ho vissuto e in questo pezzo si percepisce molto. Intanto è uno di quei pezzi che forse segue più il mio filone.
In che senso?
Quest'album è veramente vario, perché passo da Figli della notte che è un brano chitarra e voce scritto per i miei fan a Supereroi, che è esattamente il mio mood solito a Vite precedenti, che forse è più simile a Ipernova come immaginario fino a Immortali che è un pezzo veramente fuori dal comune per quanto riguarda il mio percorso ed è veramente forse più legato al periodo di Ipernova, infatti sembra quasi un sequel di quella canzone. Ma ho dimenticato la domanda, faccio sempre così (ride, ndr)… Ah, ecco, Vite precedenti è il racconto di quando vivi quel rapporto in cui è come se ti conoscessi da cento vite, in cui non non serve parlarsi per capirsi. A me è successo e succede molto spesso con le persone che amo e sono quei rapporti veramente rari, quindi racconto un po' queste dinamiche.
I numeri e la popolarità di Supereroi ti hanno dato maggiore potere contrattuale?
Credo che il mio sia un percorso in perenne evoluzione, quindi è una cosa organica e fisiologica, più cose faccio, più vado avanti, più ho un background e un archivio di Mr.Rain che è sempre più grande e, al contempo, più cresco, più il mio potere contrattuale aumenta. Nel caso di Supereroi sì, sicuramente è stata la prima volta che sono arrivato a un pubblico così ampio, sono diventato veramente mainstream e ora è cambiato anche il mio pubblico, prima magari raggiungevo un paio di fasce d'età, adesso questo range va dai bambini ai nonni. Ai miei concerti ho veramente tutte le generazioni ed è bellissimo, lo è vedere anche gente molto più grande di me che è super fan, che canta ogni canzone dall'inizio alla fine. È una cosa che avrei faticato a immaginare prima di tutto questo.
Questo lo vedrai anche nei palazzetti a novembre.
Infatti sono super emozionato, perché ho fatto una vita ad aspettare il mio primo Forum: ricordo che ho suonato il 18 novembre, il giorno prima del mio compleanno, è stato il regalo più bello della mia vita, e ricordo che non volevo più scendere da quel palco. Da scaletta sarei dovuto scendere 5 minuti prima, ma alla fine sono sceso, poi sono risalito sul palco, continuavo a salutare, è stato veramente emozionante, non avevo mai vissuto quel tipo di dinamiche fino a quel momento. E quest'anno, per la prima volta, ho il mio primo tour in tutti i Palasport, quindi sto già preparando tutto perché io odio pensare che le mie serate siano delle serate karaoke in cui arrivi, canti le canzoni e basta. Per me la musica è un modo di vivere, quindi essendo tale devo cercare di trasformare i miei live in esperienze in cui chi sta in sala deve tornare a casa con qualcosa in più, con qualcosa di cambiato, deve conoscermi meglio. Sono delle opportunità in cui posso farmi conoscere ancora di più come Mattia, di parlare di tematiche che magari non vengono così trattate, come la salute mentale, la violenza in generale, le dipendenze e io cerco di farlo in ogni cosa perché per me è fondamentale, è il mio lavoro, è la mia vita ed è la cosa che più amo fare al mondo.
Ti sei mai trovato a doverti confrontare con chi ti diceva che dovevi fare una cosa che non volevi fare o che non dovevi fare una cosa che volevi fare?
Sono una persona molto testarda quindi alla fine anche sbagliando ho sempre fatto quello che mi andava di fare, cioè ho sempre seguito quello che mi dicevano il cuore, la pancia e il cervello anche andando contro alcune persone che avevano giustamente idee diverse, tipo che dicevo: "Io credo che il singolo giusto di questo disco sia Fiori di Chernobyl" e magari uno pensava "Ricominciare da me". Ho sempre seguito le mie convinzioni e quello di cui ero convinto e ho fatto tanti, tanti errori perché nel mio percorso sarei potuto passare da più scorciatoie, forse, però credo che col senno di poi questa cosa mi abbia premiato perché ho fatto una gavetta abbastanza importante, ormai sono più di dieci anni che faccio musica, ho suonato veramente nei peggiori bar di Caracas, in qualsiasi tipo di dimensione, dal bar al club al Forum e credo che questa cosa abbia contribuito alla mia formazione personale ma soprattutto artistica, come produttore, come performer e quindi ho imparato tantissimo.
Senti, ma poi lo hai sentito Lazza, dopo il casino per La fine del mondo?
Avevo letto sta cosa, gli ho anche scritto in privato, gli avevo detto che secondo me non era affatto vero e basta. Era una canzone totalmente diversa, io comunque sono qua, il mio numero ce l'ha, se vuole può chiamarmi, sono aperto alle discussioni e ai chiarimenti.
Con la collaborazione di Vincenzo Nasto