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Morto Ernesto Franco, direttore generale di Einaudi e scrittore, Repetti: “Un innovatore coi piedi nel 900”

Dopo una lunga malattia, è morto a 68 anni Ernesto Franco, direttore generale di Einaudi – che ne ha dato la notizia -, e uno degli uomini più influenti e innovativi dell’editoria italiana.
A cura di Francesco Raiola
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Ernesto Franco
Ernesto Franco

Martedì 10 settembre è morto Ernesto Franco, direttore generale di Einaudi, uno degli uomini più influenti del mondo dell'editoria italiana. Franco – che era nato a Genova e lì è morto – aveva 68 anni, era malato da tempo e nel 2023 aveva lasciato la direzione editoriale a Paola Gallo in una turnazione dell'organigramma organizzativo dello Struzzo. Stando a quanto riportano le agenzie, le condizioni di salute di Franco si erano aggravate negli ultimi giorni e nel ricordarlo Einaudi scrive: "Un destino straziante e beffardo ha fatto sì che Ernesto Franco se ne sia andato per la stessa malattia che si era portata via, sette anni fa, la moglie Irene, anche lei cara a molti autori einaudiani e a tutti i colleghi della casa editrice".

Gli inizi nel mondo dell'editoria

Franco aveva mosso i primi passi nel mondo dell'editoria con la casa editrice Marietti, prima di passare per un breve periodo al Melangolo e quindi a Garzanti, come direttore. Ma è a Einaudi – dove entrò nel 1991 – che la sua figura è legata indissolubilmente: "Quello di Ernesto è stato un ciclo editoriale lungo e felice. Entrato in Einaudi nel 1991 come editor della saggistica, per poi andare a dirigere le collane letterarie, dal 1998 ha assunto il ruolo di direttore editoriale e, negli ultimi anni, anche quello di direttore generale. È stato il direttore editoriale di più lungo corso di tutta la storia dell’Einaudi" si legge sul sito dell'editore. Nel 1994 aveva anche gestito l'acquisizione del marchio da parte di Mondadori.

Un innovatore coi piedi nel 900

La sua direzione ha dato una sferzata importante a Einaudi, portandola a essere il secondo marchio editoriale italiano e assumendosi anche la responsabilità di cercare nuove strade. Lo ricorda bene Paolo Repetti, Direzione Generale di Stile Libero, che sui social scrive: "Ernesto. Sei stato un intellettuale un umanista un editore di cultura finissima. Avevi i piedi ben ficcati nel ‘900 e la testa però sempre un gradino più su a guardare quel che succedeva in questo strano balordo bellissimo nostro mondo. Eri il nostro timoniere nel mare aperto delle idee e delle parole. E forse, quello che più di ogni altro in casa editrice, interpretava il valore inestimabile della nostra storia. Ma non eri, non sei mai stato, un notarile esecutore testamentario. Anzi. Hai rinnovato e inventato. E hai saputo tenere, sempre alla distanza giusta, un dialogo sornione ironico e acuto con i codici esplosi, linguistici culturali lessicali perfino di questi anni agitati. Infine hai governato questo piccolo ma grande impero editoriale che è l’Einaudi, coi suoi granducati e principati irrequieti, con il gesto autorevole di chi sa che non ce mai bisogno di alzare la voce per farsi ascoltare. Ti vogliamo bene".

Le collane create, da Stile Libero alle Vele

Sotto la sua direzione Einaudi ha avuto dieci premi Nobel in vent’anni "e ha rinnovato profondamente il panorama della narrativa italiana, con sei premi Strega vinti negli ultimi quindici anni; mantenendo contemporaneamente una percentuale di saggistica di studio e approfondimento molto alta, cosa ormai del tutto inusuale tra le maggiori case editrici" si legge sempre sul sito che ricorda anche le collane che lui stesso ha creato, da Einaudi Contemporanea alle Vele, fino agli Struzzi, ma i suoi meriti maggiori, si legge sul sito è stato "aver saputo creare un clima di grande armonia nella redazione (…) E quel che vale per i rapporti interni vale anche con gli autori e i collaboratori, con cui ha sempre mantenuto un vivacissimo sodalizio intellettuale e umano formatosi e durato nel tempo".

L'amore per la letteratura spagnola e ispano-americana

Einaudi ricorda anche qual era il suo bagaglio di competenze forti: "La letteratura spagnola e ispano-americana, aveva il “suo” Cortázar e il “suo” Octavio Paz, e Borges e Arlt e Onetti e Ernesto Sabato ecc. E il Chisciotte, che sognava di avere il tempo di ritradurre, ma non l’ha avuto. Forse proprio dalla narrativa sudamericana, oltre che da Calvino, derivava la sua vena di scrittore. Tre libri come Isolario, Vite senza fine e Storie fantastiche di isole vere rappresentano la sua idea di letteratura, a metà tra fantasia e malinconia, capace di sfiorare gli enigmi della vita ma anche di toccare il cuore del lettore. Pensiero e sentimento. Un binomio che ben rappresenta la sua figura intellettuale, quella professionale e quella dell’amico"

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