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Morta Nawal el-Saadawi, addio a 89 anni alla voce del femminismo arabo

È scomparsa all’età di 89 anni, al Cairo, Nawal el-Saadawi. Scrittrice e attivista, punto di riferimento per il femminismo arabo e non solo. Ha pubblicato oltre 50 libri e ha avuto una vita avventurosa: dai divorzi all’arresto, fino alla candidatura alla presidenza e poi l’esilio. Nawal el-Saadawi è stata la paladina dei diritti delle donne in Egitto e sostenitrice della creatività come attività dissidente.
A cura di Redazione Cultura
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Addio a 89 anni a Nawal el-Saadawi, scrittrice e femminista, paladina dei diritti delle donne in Egitto e in tutto il mondo arabo. A dare l'annuncio della scomparsa dell'attivista e scrittrice ieri 22 marzo, i familiari che ne hanno annunciato la morta in un ospedale del Cairo, in Egitto. Nawal el-Saadawi è stata una donna straordinaria, figura importantissima per le femministe e le donne, non solo egiziane, ma di tutto il mondo arabo. Ha divorziato tre volte e ha avuto due figli.

In Italia, diversi anni fa, Giunti pubblicò Firdaus. Storia di una donna egiziana, punto di riferimento del femminismo internazionale. Autrice prolifica, con oltre cinquanta libri pubblicati, Nawal el-Saadawi ha raggiunto la fama con il romanzo Donne al punto zero (1975). Per le sue idee volte all'emancipazione femminile ha subìto anche diversi attacchi, fu imprigionata dal defunto presidente Anwar Sadat e condannata anche da Al-Azhar, la più alta autorità musulmana sunnita in Egitto.

La sua campagna contro il velo le costò minacce e la necessità di trasferirsi a lungo all'estero, negli Stati Uniti, ma nel 2005 rientrò in Egitto per candidarsi alla presidenza. Purtroppo anche lì, le autorità non le permisero dopo le minacce di continuare a tenere comizi e la sua candidatura fu ritirata. I suoi libri critici e pionieristici, pubblicati in decine di lingue, hanno spesso polemizzato col femminismo occidentale.

Ancora prima della rivoluzione del 2011, che inaugurò una stagione di attivismo femminista, già negli anni Novanta Nawal al-Saadawi analizzava la lunga tradizione delle culture del dissenso, e dedicava un saggio proprio al tema Dissidenza e Creatività in cui sottolineava la necessità di contestualizzare nel tempo e nello spazio le tecniche di oppressione e sfruttamento, concludendo che la creatività è intrinsecamente dissidente.

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