I libri di Michela Murgia: dal call center al femminismo fino alla malattia in Tre ciotole
In principio fu un blog in cui Michela Murgia raccontava la vita da lavoratrice in un call center, quello che, poco dopo diventò il suo libro d'esordio, "Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria" che Einaudi pubblicò nel 2006 e che poco dopo diventò il film "Tutta la vita davanti" diretto da Paolo Virzì. Fu così, prima ancora di quell'Accabadora che vinse il Premio Campiello, che il mondo letterario conobbe Michela Murgia, scrittrice sarda scomparsa il 10 agosto scorso a causa di un tumore di cui aveva parlato pochi mesi fa in un'intervista al Corriere e che è anche parte del suo ultimo libro "Tre ciotole" (Mondadori), con cui è tornata alla forma romanzo, dopo alcuni anni passati a raccontare storie di femminismo.
I romanzi: da Accabadora all'ultimo Tre ciotole
Fin da quel primo libro, era chiaro come per Michela Murgia la Letteratura avesse un afflato civile, così come il ruolo dello scrittore e della scrittrice non poteva essere neutrale. Bisognava impegnarsi, sporcarsi le mani, e chi meglio di lei che per questo attivismo era diventata invisa ai politici e ai media di destra. Quell'esordio fulminante ci metteva davanti alla precarietà, al mobbing, a personaggi caricaturali che erano reali, il tutto lavorato in chiave ironica. È con Accabadora, uscito nel 2009, però che la scrittrice entra nel mondo dei premi, vincendo il Mondello e il Campiello, raccontando la storia di Maria e Tzia Bonaria, una storia in cui servendosi della Sardegna degli anni 50 e della figura che dà il titolo al libro, affronta il tema dell'eutanasia. Ne L'incontro, invece, Murgia affronta il romanzo di formazione, mentre nell'ultimo Tre ciotole Murgia racconta, attraverso un romanzo fatto di storie che si sfiorano, come si affrontano i lutti e i dolori partendo probabilmente dall'incipit de L'anno del pensiero magico: "La vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti metti a tavola e la vita come la conoscevi è finita". Un libro fatto di "storie che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di sopravvivenza emotiva".
La saggistica tra religione e femminismo
Ma nel frattempo la scrittrice si è impegnata nel teatro, nella politica, in tv, nel podcast e soprattutto nella saggistica. Se il primo è stato "Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vede" un viaggio poco turistico nella sua Sardegna, è con "Ave Mary. E la chiesa inventò la donna" libro che unisce i suoi studi teologici a quelli sulla figura femminile, che Murgia raccoglie unanimi consensi. Tra i saggi più famosi della scrittrice c'è senza dubbio "Istruzioni per diventare fascisti" argomento che l'avrebbe contraddistinta nelle sue lotte anche negli ultimi mesi di vita, sempre attenta a condannare atteggiamenti fascisti da parte della Politica e della società, mentre gli ultimi romanzi hanno sempre più un afflato femminista, da Morgana, nato podcast e divenuto libro, in cui si raccontano le storie di donne che "sono efficaci ciascuna a suo modo nello smontare il pregiudizio della natura gentile e sacrificale del femminile. Le loro storie sono educative, non edificanti, disegnano parabole individuali più che percorsi collettivi, ma finiscono paradossalmente per spostare i margini del possibile anche per tutte le altre donne".
Gli ultimi saggi sono stati "Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più", un libro che parte dal linguaggio che usiamo per raccontare il mondo per raccontare le storture a cui le donne del mondo devono rapportarsi: dalle desinenze dei mestieri alla donna vista principalmente come madre, per un libro in cui Murgis cerca di mostrare alcune pigrizie linguistiche che hanno plasmato, in negativo, la società. L'ultimo pubblicato sempre da Einaudi è stato "God Save the Queer. Catechismo femminista" in cui Murgia racconta come si tiene in equilibrio la sua fede cattolica con il suo attivismo femminista.