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Processo Morgan per stalking

Morgan, gli avvocati: “Revenge porn non è contestato, attacco alla reputazione del giudice e dell’artista”

Gli avvocati di Morgan: “Processo per stalking e diffamazione, non per revenge porn o maltramenti. In un momento in cui non è successo nulla da un punto di vista sia fattuale che processuale, l’obiettivo della recente onda mediatica è oggi il Giudice del processo”.
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"Il processo non è ancora iniziato: nulla è stato ancora vagliato e tantomeno provato". A 24 ore dall'articolo pubblicati ieri sul Fatto Quotidiano che ha scatenato il caso Angelica vs Morgan, arriva il comunicato firmato dagli avv. Rossella Gallo e Leonardo Cammarata per conto proprio dell'artista brianzolo. La denuncia, presentata oltre quattro anni fa da Angelica Schiatti, riguarda presunti reati di stalking e diffamazione, ricordando che sul procedimento, su fatti risalenti al periodo 2020-2021, "si potrà pronunciare solo il Giudice". E ancora: "Nessun altro tipo di reato (come si è letto ad esempio sulla stampa e sui social di “revenge porn” o “maltrattamenti”) è contestato al sig. Castoldi e tantomeno asserite condotte successive al settembre ‘21″.

Il team legale di Marco Castoldi (in arte Morgan) ha dunque precisato che le accuse di ‘revenge porn', così come di ‘maltrattamenti', non sono parte del procedimento e non sono state contestate altre azioni come quelle successive al settembre del 2021. Il recente clamore mediatico è stato attribuito alla fissazione di un'udienza da parte del Giudice per esplorare la possibilità di un accordo tra le parti, una procedura prevista dalla legge per reati procedibili a querela di parte. Questo ha sollevato critiche nei confronti del magistrato, accusato ingiustamente di "vittimizzazione secondaria" della persona offesa.

"È molto grave che si attacchi la persona del magistrato", scrivono gli avvocati nel comunicato, "sindacandone arbitrariamente l’operato senza avere cognizione né competenza in materia, e soprattutto creando una pressione mediatica per condizionarne l’operato, accusandolo di porre in essere la “vittimizzazione secondaria” della persona offesa".

Il processo non è ancora iniziato: nulla è stato ancora vagliato e tantomeno provato; appare dunque scorretto presentare oggi verità assolute prima ancora della verifica dibattimentale: quello che è certo è che i vari magistrati che si sono occupati sino ad oggi della vicenda non hanno mai ritenuto di dovere applicare misure cautelari da codice rosso, evidentemente perché non hanno ravvisato alcun pericolo per la persona offesa, così come altrettanto certa è la presunzione di non colpevolezza, quale principio costituzionalmente garantito.

Il comunicato si chiude con le considerazioni degli avvocati sulle ricostruzioni dei fatti apparse sui giornali "gravemente offensive della reputazione e immagine personale, artistica e professionale del medesimo, con indebite ripercussioni sulla sua sfera privata oltreché pubblica, lavorativa, delle quali verranno interessate le autorità giudiziarie competenti".

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