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Modigliani in mostra a Roma: Parigi, gli anni folli e gli artisti maledetti

Nel Museo di Palazzo Cipolla, sulla centralissima via del Corso a Roma, da oggi fino al 6 aprile l’imperdibile mostra “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti”, per respirare l’aria incantata della Parigi di inizio secolo attraverso i vibranti dipinti dei pittori di Montparnasse.
A cura di Gabriella Valente
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Aperta al pubblico da oggi, nella rinnovata sede di Palazzo Cipolla in via del Corso, la mostra Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti, curata da Marc Restellini, è finalmente giunta a Roma. Dopo la tappa inaugurale alla Pinacothèque de Paris e quella presso il Palazzo Reale di Milano, è pronta ora ad incantare i visitatori della capitale, fino al 6 aprile.

Amedeo Modigliani, Ritratto di ragazza dai capelli rossi (Jeanne Hébuterne), 1918. Olio su tela, cm 46 x 29. Firmato in basso a destra © Pinacothèque de Paris
Amedeo Modigliani, Ritratto di ragazza dai capelli rossi (Jeanne Hébuterne), 1918. Olio su tela, cm 46 x 29. Firmato in basso a destra © Pinacothèque de Paris

Memore del successo ottenuto negli stessi spazi di Palazzo Cipolla nel 2010 con la grande mostra di Edward Hopper, si riconferma in questa occasione la fruttuosa partnership tra Fondazione Roma, Comune di Milano e Arthemisia Group, che portano nella città capitolina la folle e affascinante Parigi dei primi decenni del ‘900 attraverso una straordinaria selezione di dipinti dei cosiddetti artisti maledetti, folli e geniali, disperati e vitali: più di 100 dipinti appartenenti alla Collezione di Jonas Netter, un agiato e illuminato commerciante che, a partire dal 1916, tramite lo scaltro mercante Léopold Zborowski, acquistò moltissime opere di quei giovani, strampalati e ancora ignoti pittori, che di lì a poco – anche grazie al fortunato investimento di Netter e alla sua attività di promozione – sarebbero diventati famosi e costosi.

Di Amedeo Modigliani (1884-1920), l’italiano bello e dannato che incantò Parigi e la sconvolse morendo a 35 anni, Netter arrivò a possedere circa 40 opere, ovvero approssimativamente il 15% dell’intera produzione del pittore livornese. I ritratti realizzati da Modì sono tra le opere più note dell’arte del XX secolo e la mostra romana ne presenta un’ampia selezione (alcune immagini delle opere esposte sono disponibili nella gallery in fondo alla pagina): dalla silenziosa Elvire con colletto bianco alla timida Bambina in abito azzurro; dai ritratti di Soutine e di Zborowski a quelli incantevoli di Jeanne Hébuterne – colei che fece innamorare il pittore e a sua volta si innamorò di lui perdutamente, finendo suicida, incinta di 9 mesi, il giorno dopo la morte di Modigliani. I volti stilizzati, gli ovali perfetti dei visi, i colli lunghi e affusolati, gli occhi privi di pupilla, l’atteggiamento pensoso e quieto, i colori accesi, il disegno quasi primitivo e arcaico: sono ritratti dell’anima, carichi di mistero e per questo dotati di un fascino senza tempo, di uno stile inconfondibile e unico di chi ha saputo tenere un piede nella tradizione ed uno nella rivoluzione.

Suzanne Valadon, Ritratto di Maria Lani, 1928. Olio su tela, cm 96 x 80. Firmato e datato in basso al centro © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset
Suzanne Valadon, Ritratto di Maria Lani, 1928. Olio su tela, cm 96 x 80. Firmato e datato in basso al centro © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset

All’ingresso della mostra, per introdurre il visitatore nell’atmosfera bohémienne parigina, la ricostruzione in dimensioni reali di un tipico café francese, uno dei luoghi prediletti dai maudits che erano soliti incontrarsi nei locali di Montparnasse per parlare d’arte e confrontarsi, per disperarsi o giocare a carte, spesso bevendo molti bicchieri di troppo che accendevano discussioni così animate da terminare in vere e proprie risse. A Montparnasse “si beve e si danza. Si fuma e si fa l’amore […] Si scrive e si dipinge […] Si reinventa l’amore, esattamente come si reinventano i modi di dipingere”. Montparnasse fu definito un “quartiere di pazzoidi”, per la vita dissoluta e sregolata degli intellettuali che lo popolavano, ma nello stesso tempo fu l’emporio che nei primi decenni del secolo scorso accolse artisti e intellettuali da tutto il mondo, per diventare il centro di una ferventissima ricerca artistica e culturale condotta all’insegna della libertà.

È in questo ambiente che vivono, lavorano, soffrono e gioiscono i pittori dell’Ecole de Paris, i pazzoidi di Montparnasse, colleghi e amici di Modigliani. Jonas Netter sostenne molti di loro collezionando in gran numero le loro opere, che infatti ritroviamo esposte oggi nelle sale di Palazzo Cipolla, brillanti su pannelli e pareti lilla e viola, con i loro colori vivi e vibranti in un’atmosfera finemente sofisticata.

Chaïm Soutine, Autoritratto con tenda, 1917 circa. Olio su tela, cm 72,5 x 53,5. Firmato in alto a destra © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset © Chaïm Soutine by SIAE 2013
Chaïm Soutine, Autoritratto con tenda, 1917 circa. Olio su tela, cm 72,5 x 53,5. Firmato in alto a destra © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset © Chaïm Soutine by SIAE 2013

I pittori della Scuola di Parigi operarono con una tale libertà che le loro opere racchiudono, fondendole, le numerose influenze delle diverse correnti dell’epoca, senza tuttavia rientrare in alcun movimento artistico: si riconoscono gli influssi di Cézanne, dell’Impressionismo, di Gauguin e dei Nabis, dei Fauves, del Cubismo, persino dell’Espressionismo nordico e incredibilmente, insieme a quelli appena citati, si riscontrano anche tendenze di un certo Realismo Magico e Ritorno all’ordine.

Accanto a Modigliani, la mostra racconta del sovversivo Chaïm Soutine, della sua pittura vigorosa, di energici ritratti, inquietanti nature morte e paesaggi deformati. Decisamente più serena l’atmosfera creata dai tanti dipinti di Maurice Utrillo, vedute cittadine e paesaggi di evidente eco impressionista. Un’intera sala è dedicata a Suzanne Valadon, modella e amante di molti artisti dell’epoca, tra cui Degas e Renoir, pittrice dalla vasta produzione caratterizzata da toni gioiosi e colori vivaci. Notevolissime le opere di Moïse Kisling che riesce ad infondere un tono luminoso, sensuale, magico e metafisico ad ogni sua composizione, che si tratti di un nudo, un ritratto, un paesaggio o una natura morta. Esposte ci sono inoltre opere di Derain, Vlamick, Epstein, Fournier e di molti altri pittori dell’Ecole. Pur diversi tra loro, questi artisti, spiriti tormentati che “si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione”, si trovarono accomunati da vite sregolate, destini tragici e dal bisogno di libertà, quella libertà creativa che la nuova Parigi bohémienne offriva e che in quegli anni folli ha prodotto capolavori.

Immagine principale: Amedeo Modigliani, Elvire con colletto bianco (Elvire con collettino), 1917 o 1918, olio su tela. Firmato in alto a destra, cm 92 x 65. © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset

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