Mixed By Erry, Simona Frasca: “Erano fuorilegge, ma sono stati un grande fenomeno culturale”
La storia dei fratelli Frattasio, Enrico, Peppe e Angelo, si appresta a diventare di dominio pubblico a livello nazionale. Dopo vent'anni di silenzio, il mito di Mixed by Erry rimasto velato nei vicoli di Forcella, nascosto nei ricordi e le memorie musicali di generazioni di napoletane e napoletani, riemerge a nuova vita grazie all'operazione di un film omonimo, ma soprattutto di un libro da cui il soggetto è tratto. L'autrice è Simona Frasca, docente di etnomusicologia all'Università Federico II di Napoli, che per anni ha ascoltato i racconti, a tratti surreali, dei fratelli Frattasio, riportando tutto nel suo libro "Mixed By Erry – La storia dei fratelli Frattasio" (A Est dell'Equatore), operazione di ricerca che non vuole essere un libro inchiesta, ma un'analisi di un fenomeno che è stato prima di tutto culturale, come Frasca racconta in questa intervista: "Inizialmente volevo dare spazio solo ed esclusivamente ai fatti, poi ho capito che i fatti, da soli, non mi parlavano. Ho unito il tutto con l'aspetto autobiografico, che per forza di cose mi vede connessa al fenomeno Mixed By Erry. L'interazione tra il dato autobiografico e quello biografico è stata la chiave di volta per la nascita di questo libro".
Quando hai iniziato ad interessarti alla storia dei fratelli Frattasio?
Io ho iniziato a lavorarci nel 2016, con varie e lunghissime pause, dovute a pandemia e produzione del film, visto che nel 2018 mi contattarono da Groenlandia chiedendomi il soggetto. Già nel 2017 portai una relazione sul tema in un convegno a Bologna. Giravo intorno a questo libro, perché questo è un materiale che già parla di suo. Una raccolta di interviste sarebbe stato vano, serviva una cornice per contenere questi miei incontri con i Frattasio. Senza un contenitore personale questo racconto mi appariva monco, senza colore.
Il nome del gruppo viene da Enrico, dei tre il dj, quello che dà vita al marchio con la sua passione. Ma in Mixed By Erry ci sono anche gli altri Frattasio.
Sì, l'organizzazione capillare prese forma perché tutta la famiglia, e non solo, venne coinvolta. Peppe è il più competente dei tre fratelli dal punto di vista comunicativo, nonostante fosse Mixed By Erry, la mente imprenditoriale è sua. Angelo aveva invece un ruolo molto importante dal punto di vista produttivo e logistico, si occupava dei depositi. Dei tre è forse il più riservato. Enrico è un sognatore, pare spesso perdersi nei suoi stessi discorsi e avere la musica in testa in modo persistente.
A prescindere da tutto i Frattasio restano dei fuorilegge, aspetto con cui dovevi fare i conti per evitare di farti condizionare e affascinare dalla storia.
Non è stato semplice ed io ho subito una metamorfosi mentre lavoravo a questo progetto. L'etnomusicologo deve spogliarsi dei suoi panni e loro sono stati un po' il mio campo di ricerca. All'inizio andavo con la mia idea delle cose, di una persona che vive nella legalità e sa ben distinguere il legale dall'illegale. Inoltre io arrivo a cose fatte, questa storia ci ha già raccontato che si tratta di criminali, processati per quello che hanno fatto, cosa di cui sono perfettamente consapevoli. Noi, specialmente se si parla di noi napoletani, arriviamo col punto di vista di persone che sono cresciute costeggiando costantemente un clima di illegalità diffusa.
Un clima che i Frattasio sembrano rivendicare costantemente, quasi come alibi.
Nel constatare che di fronte a te tutti facevano cassette false, che quelli precedenti a te facevano contrabbando di sigarette, che tuo padre faceva il whisky di contrabbando, noti una continuità totale. Infatti per loro è illogico che a un certo punto lo stato si sia interessato alla vicenda in una maniera diversa rispetto al solito, visto che prima dell'arresto c'erano denunce di carattere amministrativo.
Secondo te c'è stato un momento in cui loro hanno capito quello che stavano facendo e la gravità della cosa?
I racconti dal tribunale sono assurdi, perché loro si trovarono di fronte tutti i rappresentanti delle case discografiche e solo allora si resero conto di aver fatto qualcosa di enorme, quando poi c'era un mondo intero che funzionava così. Solo lì si sono resi conto di trovarsi in un paese che ha voluto agire in maniera legale su una vicenda su cui, fino a quel momento, non c'era stato questo intento. Enzo Mazza (segretario della Federazione contro la Pirateria Musicale al tempo, qui l'intervista di Fanpage.it) mi aveva raccontato che a un certo punto ci fu l'impulso da parte delle case discografiche e la stessa cosa accadde anche in altri luoghi del mondo dove c'era un mercato parallelo. I grandi marchi della discografia sono scesi in campo, si trattava di tutelare un prodotto che stava uscendo di lì a poco, cioè il CD.
Secondo te questa attenzione era motivata da ragioni che andavano oltre il principio di legalità?
La mia idea è che la pirateria sia servita fino a che c'era necessità di smaltimento di una grande quantità di cassette per l'arrivo imminente di un nuovo prodotto. Questo mi pare abbia reso la pirateria un aspetto funzionale alla loro dinamica economica. Quando poi loro iniziarono a fare anche CD falsi, arrivò la stangata. Una cosa simile è successa anche in India. Ci si illudeva che la pirateria non fosse possibile col CD per ragioni tecnologiche, ma non avevano fatto i conti con la realtà.
Nel libro racconti bene come Mixed By Erry abbia dato accesso a musica che molti non avrebbero mai frequentato.
Questo credo sia innegabile. Un dato squisitamente culturale, che non c'entra l'economia, è che comunque queste cassette arrivavano ovunque ed hanno avuto una funzione enorme per un ragazzo che aveva 2 o 3mila lire in tasca e poteva ascoltare il disco di Prince. Tocca fare i conti col fatto che molta musica è indirizzata principalmente ai ragazzi e i ragazzi, di base, non lavoravano.
Se dovessi paragonare Mixed By Erry a qualcosa di contemporaneo, cosa ti verrebbe in mente?
Una forma molto primitiva e rudimentale di Spotify o Amazon, se ti è piaciuto questo può piacerti anche questo. Uno poteva piazzare in una nastro cose simili a quelle che ti erano piaciute, o sconosciute. La conoscenza e la cultura generale seguivano percorsi completamente diversi rispetto a quelli di oggi. Incredibile come le cose siano cambiate.
Quando sei diventata comprensiva nei confronti dei Frattasio?
Quando hanno iniziato a farmi ridere mi hanno conquistata. La risata è una cosa autentica, non puoi fingerla. Comunque anche loro erano prevenuti nei miei confronti, anche se non ce lo siamo mai detti. Le prime volte andavo lì con mio marito perché per raggiungerli mi perdevo e ricordo che all'inizio Enrico rispondeva a mio marito e non a me.
Perché eri giudiziosa nei loro confronti o in quanto donna?
C'era un'estraneità di fondo di due mondi sconosciuti, come se avessero il sospetto di chi dice "questa è venuta qua, ma chi la conosce". Per giunta è anche una donna. Poi va detto anche che questa è una storia in cui le donne non ci sono, sono sempre molto di contorno, anche la sorella Maria non è mai stata coinvolta in questa vicenda. Però io poi mi sono messa lì con grande curiosità e attenzione e le cose sono cambiate, anche perché loro non sono criminali, non hanno nessun tratto di quell'aspetto.
Secondo te loro si sentono vittime?
Con grande disincanto e senso della realtà sanno che questa cosa è stata una cosa che non si doveva fare, ma ritengono anche di non aver fatto nulla che lucrasse sulla salute delle persone, oltre a pensare di essere diventati il simbolo di un mercato parallelo ben più ampio della loro attività. In questi giorni ho scoperto che questo libro è stato importantissimo per loro, perché era la prima volta in cui facevano questo esercizio di analisi, sono tornati sulle cose per dare il giusto peso e ricollocare i pezzi del puzzle. Hanno potuto fare un'operazione di ricucitura e consapevolezza che non avevano mai fatto prima.
Vengono arrestati nel '97, poi spariscono dalla circolazione e la loro assenza contribuisce a generare questo mito.
La cosa più brutta per loro non è stato il carcere, ma il dopo. Quando sono usciti e si vociferava dei soldi che avevano nascosto, ci sono state situazioni pesantissime nel quartiere. La paura, il doversi difendere, non capire bene da dove venissero i colpi, è ciò che li ha segnati di più. Quello che mi dicono sempre Enrico, Peppe e Angelo, è che abbiano fatto bene ad arrestarli, il loro problema non è stata la persecuzione della legge, ma quella di persone del quartiere che volevano e chiedevano cose.
È una vicenda che, nel suo trattare un caso particolare, rappresenta bene la Napoli di quegli anni.
Questo senza dubbio. Io credo sia una storia che racconta moltissimo di questo paese, di come non sia mai stato un paese veramente unito, di come nel tempo questo paese abbia pensato di risolvere, senza riuscirci, questioni secolari come quella della carenza del lavoro.
Il film diretto da Sydney Sibilia è tratto proprio dal tuo libro. Che pensi dell'operazione?
Sicuramente risulterà molto interessante per chi non è di Napoli, perché resta una storia assurda. Ma è una storia che funziona perché la realtà qui supera di gran lunga l'immaginazione, io ancora oggi quando penso a certe cose, racconti di persone che lavoravano con loro, fatico a pensarci. Il film non poteva contenere tutto questo mondo per ragioni di tempistiche. Ma fortunatamente film e libro non si sovrappongono, semmai si completano.
Visto il tuo lavoro, il libro parla anche e soprattutto di musica neomelodica.
Indubbiamente. Perché la differenza tra il fatto giudiziario e quello personale dei Frattasio è che loro non hanno avuto a che fare con la droga, ma con una cosa bella, la musica appunto. Volevo che questo restasse. Loro sono stati pirati, criminali, certo, ma avevano tra le mani una cosa bella. Questo resta e loro lo ribadiscono: "Noi facevamo musica, la gente ballava". Lo scarto rispetto a tante altre questioni è questo.