Misstake torna con Oh My God: “Ho unito musica e psicologia a causa di un forte periodo d’ansia”
Lo scorso 11 novembre, Misstake, aka Alessandra Tondo, ha pubblicato il suo nuovo singolo Oh My God, a oltre un anno di distanza da Come Le Star. Il brano, prodotto in collaborazione con James Field, ruota intorno al concerto di libertà e affidamento, accendendo i riflettori sulla salute mentale. Un nuovo viaggio per la cantante, appena 30enne, che nella sua vita ha dovuto affrontare "un periodo di forte ansia, durato almeno cinque anni", e in cui ha cominciato a legare i benefici della psicologia alla musica. Oltre al risultato finale del brano, è visibile quanto Misstake abbia lavorato su sé stessa e sull'autodeterminazione della propria libertà, soprattutto dopo aver reagito al revenge porn subito dall'ex partner esibendo le proprie foto sul portale Onlyfans. Il rapporto con la sessualità e la provocazione diventa un elemento granitico nella sua musica, senza trascendere poi dal messaggio finale. Un'artista consapevole anche di come alcuni strumenti, come la psicologia cognitiva, possa aiutare le nuove generazioni nel riconoscimento di sé stessi e della società in cui vivono. Qui l'intervista a Misstake.
Come nasce il personaggio di Misstake?
Sono una persona con un passato tosto, ho 30 anni ma ritengo di averne 70: nella mia vita ha cercato sempre di trarre il meglio dal peggio. Ho dovuto studiare tanto, dalla psicologia alla musica, che mi ha tolto anche molti pesi del passato, molti errori. Mi sono dovuto reinventare, cercando di accettare il dolore, anche provocando e giocando con le parole. Attraverso la mia musica voglio solleticare i tabù della società, anche per avviare un confronto diretto. Sono partita dalla scena hip hop underground, facendo freestyle come sfogo per un periodo particolarmente difficile, poi ho sentito l'esigenza di evolvermi.
Come si sono collegate nel tempo la psicologia e la musica?
Si sono unite in un periodo di forte ansia durato almeno cinque anni. Ho deciso in quel momento di iniziare a studiare e capire il corpo umano e la mia mente, cercando i motivi di determinate reazioni e sofferenze. Mi sono chiusa in casa quando i miei amici erano in discoteca, e da lì in poi ho deciso di voler portare un messaggio propositivo nella musica: sono consapevole che potrebbe rappresentare musica un po' di nicchia, però ci tengo a miscelare il mio passato urban con un messaggio importante.
È un lavoro completamente diverso dal passato.
Prima, prendevo una base e scrivevo in freestyle, lasciandomi andare. Adesso invece parte tutto dalla ricerca di sonorità che facciano bene all'ascoltatore, frequenze benefiche studiate a livello scientifico. Poi sto sperimentando uno stile che proponga poche parole e molte immagini che facciano riflettere.
Da questo punto di vista, come si inserisce il tuo ultimo singolo Oh My God?
È un brano che tende a far emergere il concetto di libertà, di amore sano, che non si lega a dipendenze affettive e sindrome dell'abbandono: sono problematiche incombenti e la canzone diventa un invito ad affidarsi a figure professionali. Psicologi di tipo cognitivo che possano avere una visione più sana di ciò che è l'amore. Questo lascia spazio anche a una riflessione sulle violenze, anche domestiche, a cui stiamo assistendo.
Da questo punto di vista, che rapporto c'è tra il racconto della passione fisica e la consapevolezza del proprio corpo, della propria sessualità, nella narrazione musicale?
In questo momento mi sento sicura del mio corpo, ma anche molto provocatrice. Sin dall'antichità, il corpo della donna e dell'uomo, raffigurati nudi, hanno rappresentato l'archetipo della bellezza. Credo che la malizia nella nudità sia negli occhi di chi guarda, e lo stiamo osservando nelle critiche attuali alle cantanti. Un fenomeno superatissimo invece negli Stati Uniti, in cui Madonna già 40 anni fa, faceva degli show seminuda, senza esser volgare.
Ritorniamo al concetto di libertà.
Una persona libera, oggi, e in tutti i giorni della sua vita, può essere una persona felice. Ho paura di chi reprime, anche nelle coppie, perché quando si è eccessivamente gelosi del partner, si comincia a vietargli di fare determinate cose e poi accadono violenze di genere.
Da questo punto di vista, i rapporti di genere, il concetto di violenza e la figura della donna sono alcuni dei temi contraddittori del genere rap, a cui appartenevi fino a qualche anno fa. Quanto ha influito nel rapporto con il tuo corpo e la tua sessualità?
In quell'ambiente, già il fatto di essere donna ti costringe a dover dimostrare il doppio. Io mi sono sempre imposta nella scena, entrando a gamba tesa sulle dinamiche che ci sono dietro. Non volevo essere un cavallo con i paraocchi.
Quali preconcetti ti hanno toccata maggiormente?
Credo il giudizio altrui, in generale. Ho imparato, con il tempo, a non leggere commenti e insulti legati a retaggi culturali di un ambiente giudicante, non solo quelli scritti da uomini, ma anche dalle donne, che ti giudicano sul web per come ti vesti.
Quali pensi possano essere degli strumenti utili per invertire il trend?
Sicuramente l'inserimento nelle scuole di psicologi di tipo cognitivo comportamentale: deve aiutare a capire quali sono le problematiche su cui lavorare e tutte le distorsioni, per crescere persone più consapevoli. Non tutti hanno la possibilità di fare una ricerca personale.
In che relazioni ti senti adesso con la tua musica?
Sono una persona perennemente insoddisfatta, anche se ho già pronti cinque singoli nuovi da pubblicare. La ricerca della perfezione, che non posso raggiungere, mi castiga alcune volte, anche perché sono una persona che pretende tanto da sé e dagli altri. Musicalmente sto cercando anche di ampliare il mio bacino d'utenza, cercando di portare messaggi propositivi, sempre legandoli al mio passato, alle influenze urban e rap.