“Mio zio fu assassinato dallo Stato”, il nipote di Pablo Neruda sulla morte del poeta cileno
Pablo Neruda non è morto di tumore alla prostata, ma è stato avvelenato con un batterio. A rivelarlo sono state delle analisi sui resti del poeta cileno effettuate da un team internazionale di esperti. I risultati hanno confermato la presenza nelle ossa di una tossina letale, chiamata Clostridium botulinum, che gli sarebbe stata somministrata da qualcuno, causandone la morte il 23 settembre del 1973, dodici giorni dopo il golpe del generale Augusto Pinochet in Cile che mise fine all'esperienza democratica del presidente Salvador Allende.
L'ipotesi era già stata diffusa da un'altra squadra di esperti che aveva analizzato i resti nel 2017 e aveva trovato il batterio letale in uno dei molari di Neruda, rigettando già una prima volta l'ipotesi resa nota dalla dittatura, la quale sosteneva che il poeta fosse morto per un cancro alla prostata in stadio avanzato, da cui era affetto dal 1969.
Le analisi condotte negli ultimi anni hanno fatto emergere che, seppure il Clostridium Botulinum sia un vacillo che generalmente si trova nel terreno, in questo caso non poteva essere penetrato nel cadavere del poeta dall'interno o intorno alla sua bara, ma era presente nel suo corpo già da poco prima di morire. A renderlo noto è un report degli esperti dell'Università canadese McMaster e dell'Università di Copenaghen che si sono occupati del caso e che sarà reso pubblico nei prossimi giorni, ma i cui risultati sono stati anticipati alla stampa dalla famiglia di Neruda.
"Adesso – ha detto il nipote del premio Nobel, Rodolfo Reyes, in un'intervista rilanciata dalla stampa locale – sappiamo che il ‘clostridium botulinum' non avrebbe dovuto essere presente nelle ossa di Neruda e che è stato assassinato nel 1973 da agenti dello Stato cileno". La famiglia del poeta ha così anticipato la diffusione ufficiale dei risultati delle analisi prevista per mercoledì.
Ciò che non è ancora stato reso noto è in che modo la sostanza sia stata introdotta nel corpo del poeta e chi lo abbia fatto. Secondo Reyes è palese che nella morte di suo zio siano coinvolte terze persone, molto probabilmente legate alla dittatura cilena di quegli anni. Gran parte della famiglia del poeta sostiene la versione di Manuel Araya, ex autista del premio Nobel, che aveva già anticipato che il suo capo fosse stato avvelenato e ne rivelò anche la modalità. Secondo Araya, Neruda sarebbe stato avvelenato da un agente segreto del regime militare che si sarebbe spacciato per medico della clinica Santa Maria di Santiago.
"Neruda – ha dichiarato a Efe Elizabeth Flores, l'avvocato della famiglia che ha agito come parte civile nella causa avviata nel 2011 insieme al Partito Comunista di cui il poeta era membro – non era gravemente malato, aveva solo un cancro. Camminava con difficoltà, aveva dolori, ma non era sul punto di morire".
Reyes ha inoltre ricordato che lo zio – i cui resti sono stati riesumati nel 2013 dalla sua proprietà a Isla Negra, al largo della costa centrale del Cile – aveva programmato un viaggio in Messico poco prima di morire a 69 anni. In quella circostanza disse che se fosse andato in esilio, sarebbe diventato il "grande oppositore" della nuova dittatura del generale Augusto Pinochet, capo del regime militare di quel tempo. È importante ricordare che le conclusioni di questa nuova perizia dovevano essere rese note già il 3 febbraio, ma l'annuncio è stato annullato due volte, prima per problemi tecnici e poi per presunti disaccordi tra gli esperti, e riprogrammato per il 15 febbraio.