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Mimmo Jodice, 80 anni di fotografia e ricerca d’artista (INTERVISTA)

Il fotografo Mimmo Jodice, artista napoletano di fama internazionale, celebra i suoi ottant’anni al Museo MADRE di Napoli, che gli conferisce il “Matronato alla carriera”. Un’occasione per un confronto ravvicinato con un ricercatore straordinario, che ai microfoni di Fanpage.it fa un biancio del suo percorso fotografico e umano, in una intervista esclusiva.
A cura di Luca Iavarone
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Un "fotografo della mente" ama definirsi lui, Mimmo Jodice, ottant'anni, di cui cinquanta spesi dietro l'obiettivo della macchina fotografica. Una produzione sterminata e riconosciuta a livello internazionale, una ricerca sempre viva e instancabile, sicura nel suo procedere ragionato, analitico, meditativo, una vera e propria scuola di fotografia partita da Napoli per diffondersi a livello internazionale. Ogni sua foto è nutrita da un pensiero, da una riflessione lucida, da una creatività ben strutturata, in cui ben poco viene lasciato al caso e dove, invece, ogni scatto è sicuro, definito e definitivo. "Io scatto solo se la foto è buona", ci dice sicuro, come a disegnare, con mano ferma, i contorni della dimensione interiore del suo fotografare.

Una fotografia metafisica

L'ha definita così Vincenzo Trione, coordinatore del Dipartimento di Ricerca del MADRE nella sua accorata prolusione, in occasione del conferimento a Jodice del "Matronato alla carriera". "Preferisce gli interstizi delle geografie, – racconta Trione – frequenta i passaggi a vuoto, si sofferma non sul tutto, ma sui resti, sulle rovine: su ciò che è rimasto. Immortala barlumi dell’apocalisse della storia. Tasselli che rimandano a un mosaico oramai invisibile”. Una fotografia mentale, etica, che delinea i contorni di un paesaggio interiore, anche, e soprattutto, quando è ispirata dalla sua Napoli: non una cartolina, non un'oleografia.

Biografia di Mimmo Jodice

Nasce a Napoli, nel 1934, e non va più via dalla sua città, fonte di ispirazione continua di tutta una vita. Negli anni sessanta è fotografo di avanguardia, in lotta per l'affermazione e per il riconoscimento di uno status artistico per il suo medium, la fotografia, ancora troppo legato a reportage e documentazione. Frequenta il gotha dell'arte internazionale che passa in quegli anni proprio per Napoli: Wahrol, Beuys, De Dominicis, Paolini, Kosuth, Lewitt, Kounnellis, Nitsch. Dal '70 fino al '94 insegnerà all'Accademia di Belle Arti. La prima mostra è '68, a Urbino. Nel '70, al Diaframma di Milano, espone “Dentro Cartelle Ermetiche, su testi di Zavattini. Con “Vedute di Napoli” comincia il suo percorso metafisico, dove la città è uno spazio vuoto, silenzioso, inquietante. Nel 1981 è tra i grandi fotografi della mostra “Expression of Human Condition” al San Francisco Museum of Art: Diane Arbus, Larry Clark, William Klein, Lisette Model. Nel corso degli anni lo ospitano le più grandi istituzioni mondiali: il Memorial Federal Hall di New York, il Musée Réattu di Arles, il Kunstmuseum di Dusseldorf, la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, il Museo di Capodimonte di Napoli, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, il MassArt di Boston, il Wakayama in Giappone, The Museum of Photography di Mosca, il Museu de Arte di Sao Paulo, il MART di Rovereto, lo Spazio Formadi Milano, il Louvre di Parigi.

Acitrezza, 1995 © Mimmo Jodice
Acitrezza, 1995 © Mimmo Jodice

Riconoscimenti prestigiosi

L'Accademia dei Lincei gli conferisce nel 2003 il premio “Antonio Feltrinelli”, il primo conferito ad un fotografo. Nello stesso anno l'Enciclopedia Treccani aggiunge una voce su di lui. Nel 2006 ottiene la Laurea Honoris Causa in Architettura all'Università degli Sudi Fedrico II di Napoli. Ultimo di tempo, il “Matronato alla carriera”, conferitogli quest'anno dal Museo d'Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli.

La tecnica e l'uso della reflex

Il bianco e nero è una costante nei lavori del Maestro napoletano. Una scelta obbligata, a inizio carriera, diventata ben presto esigenza espressiva, cifra stilistica. Jodice ha sempre stampato da solo le sue foto, rivendicando, così, un ruolo di artista-artigiano della fotografia. Ha dichiarato: “Se passassi al digitale dovrei rivedere la mia identità espressiva”. Restio all'uso dei nuovi mezzi fotografici, della reflex digitale, confessa che non cambierebbe la sua tecnica per la paura di non lasciare spazio all'immaginazione nelle sue opere. Rifiuta la manipolazione dell'immagine, perché “si rischia di togliere capacità critica al proprio lavoro”.

Ercolano 2007 - Amazzone © Mimmo Jodice
Ercolano 2007 – Amazzone © Mimmo Jodice

Canova e la ricerca sulla classicità

Dalle investigazioni antropologiche (una su tutte quelle a corredo delle ricerche antropologiche nei volumi di De Simone) all'indagine sul paesaggio, il percorso di Jodice è costellato di progetti con approcci fotografici differenti. Il rapporto con il mito e la classicità è uno dei temi portanti della sua poetica. Come è possibile ammirare a Napoli, nella metropolitana dell'arte a firma di Gae Aulenti (stazione “museo”), dove alcune sue opere sono installate, il dialogo con la scultura è costante ed emblematico del suo percorso. Numerose mostre testimoniano di questa sua passione per le espressioni e i sentimenti “eterni” rintracciabili nella scultura antica: recente il suo dialogo ai Fori Imperiali all'interno di “Post-classici” ed il suo lavoro dal titolo “Jodice Canova” a Bassano del Grappa, dove figure mitologiche come Venere, Amore e Psiche, Ebe e Calliope, ed anche personaggi storici (su tutti Bonaparte), prendono vita grazie all'obiettivo di Jodice, e vengono rimodellati, a sancire un eterno rapporto di intimità ed empatia tra le passioni umane di ogni tempo.

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