Milano commuove Taylor Swift alla prima data del tour: “Non tornavo da 13 anni, non riaccadrà più”
Chissà se Taylor Swift si aspettava tutta quella magia dalla data del 13 luglio a Milano, città dove non si esibiva da 13 anni. Un numero che per la cantante ha il potere di un amuleto e che – quando è apparso sul grande orologio del countdown della prima tappa italiana del The Eras Tour – ha portato i fan ad applaudire e a urlare di gioia. Il nostro viaggio verso il concerto dell'anno è iniziato in metropolitana, dove una moltitudine colorata e tempestata di brillantini si preparava all'arrivo a San Siro intonando "Taylor, Taylor, Taylor" di fermata in fermata. E se è vero che in un giorno qualunque affrontare la calca di un mezzo pubblico è un incubo, oggi è stato quasi un bel sogno. Incrociare gli sguardi degli altri significava ricevere timidi sorrisi e braccialetti di perline fatti a mano sulla scorta della canzone You’re on your down, Kid che recita: "Allora fate dei braccialetti dell’amicizia". Così, quando questa marea di persone – diverse tra loro per provenienza ed età – arriva alle porte dello stadio, si ha la sensazione che a muoversi sia un gruppo di amici di lunga data. Provate poi ad immaginare l’emozione di vedere Taylor Swift imbracciare la chitarra e scatenarsi sulle note di Lover mentre accanto a voi c'è una fan che si accarezza il pancione e canticchia a bassa voce. O pensate alla gioia di guardare due ragazze che si sciolgono in un pianto quando la star della serata confessa: "Non vengo qui da tredici anni, prometto che non farò più passare così tanto tempo. Non vedevo l’ora di far festa con voi italiani!".
Il concerto è un immersione nelle "ere" di Taylor Swift e come tutti i viaggi memorabili, ogni tappa ha una storia a sé. Dall’album Fearless si passa al frizzante Red, con la cantante che durante l’esecuzione di 22 – come da tradizione – regala il suo cappello a una giovanissima spettatrice nella commozione generale. Il mood, però, cambia presto. Quando Swift intona: "We are never ever going back together" avvicina il microfono a un corista che, in un italiano invidiabile, aggiunge: "Col caz*zo". E sì, in quel frangente è chiaro che i fan stranieri non abbiano idea dell’importanza di un momento del genere, destinato a diventare meme e memoriale. Nuovo cambio di atmosfera. L’abito e le scenografie con i serpenti segnano l’arrivo della Reputation Era. Gli spettatori, più o meno consapevolmente, assumono lo stesso atteggiamento fiero di Taylor, che dal palco si muove sensuale prendendosi la sua rivincita con i brani scritti contro le ingiustizie subite all’epoca.
È difficile restare lucidi in questo turbinio di emozioni sonore e sfumature visive. Poco dopo è il turno della canzone Champagne Problems ma gli applausi e le ovazioni sono assordanti. Taylor, che fino a quel momento si era fermata solo per asciugarsi la fronte imperlata di sudore (a testimonianza che, contrariamente a ciò che sembri, è umana) si blocca. Il viso è sorpreso, gli occhi lucidi. Alza le braccia e ringrazia: “Nessuno è mai stato così gentile con me. Vi amo”. Altri applausi, altre urla. Durante Blank Space e Shake It Off le coreografie dei ballerini, le piattaforme mobili o le macchine del fumo regalano uno show coinvolgente quasi quanto quello che si tiene sugli spalti o sotto al palco, dove ognuno si scatena in una sorta di videoclip personale. Quando tocca al ritornello del brano Bad Blood, dagli angoli di San Siro si alzano colonne di fuoco e ci si sente un po' davanti all’artista più conosciuta del globo, un po’ davanti a Daenerys Targaryen con il suo "Dracarys" in una puntata di Game of Thrones.
Gli ultimi atti del concerto sono dedicati ai brani cantati in versione acustica, non previsti nella scaletta. Non è solo Taylor a sorprendere gli spettatori, perché anche lei, quando il pubblico le intona "Sei bellissima", appare visibilmente stupita. Poco dopo inizia a tossire, scusandosi per aver inghiottito un moscerino. Non è la prima volta che le succede e potrebbe trattarsi di una gag preparata, ma di certo non c’è niente di falso nella sua commozione. Dal palco tiene sempre gli occhi fissi sulla platea e se con i testi della sua musica ci è già riuscita, sembra che stasera voglia avvicinarsi fisicamente ai più di centomila spettatori. È quasi la fine. C’è chi ha perso la voce e sui volti il make up è ormai sciolto. Midnights Era e poi l’ultima canzone, il suo inno, Karma. Forse Taylor Swift se l’aspettava tutta questa magia dalla serata del 13 luglio a Milano. Perfetto lo spettacolo, perfetto il pubblico, perfette le tre ore. Per dirla come la cantante, tutto è andato All too well.