Milano, BookCity. La scrittrice Elif Shafak: “In Turchia ben 130 scrittori imprigionati”
Si è aperta ieri pomeriggio, al Teatro Dal Verme di Milano, la quinta edizione di BookCity Milano, che si chiuderà domenica dopo una lunga serie di incontri, letture, dibattiti. L'evento inaugurale è stato tenuto a battesimo della scrittrice turca Elif Shafak che, intervistata dalla giornalista e scrittrice Rula Jebreal, ha declinato il tema del cosmopolitismo alla sua maniera, partendo dal suo vissuto di cittadina del mondo:
Nata in Francia, ho vissuto in Turchia e mi considero londinese. Ora anche milanese. Quando mamma è diventata una diplomatica abbiamo cominciato a viaggiare. Così ho imparato che si può avere un’appartenenza multipla.
L'ultimo libro della Shafak, autrice de "La bastarda di Istanbul", si intitola "Tre figlie di Eva" (Rizzoli) ed è un romanzo che affronta e indaga temi importanti come la spiritualità, la politica, l’amicizia, i sogni infranti e la condizione della donna. Ma soprattutto è un romanzo sulla Turchia contemporanea, su quei contrasti che agitano oggi il paese – nelle parole di Elif Shafak – «delle potenzialità inespresse».
"Tre figlie di Eva", la sinossi
Peri ha trentacinque anni, tre figli, un marito e una vita agiata nella città dov’è nata, Istanbul. Si sta recando a una cena lussuosa quando le viene rubata la borsa. Lei reagisce, i ladri scappano e dalla borsa cade una vecchia polaroid in cui compaiono quattro volti: un uomo e tre giovani ragazze a Oxford. Una è Shirin, bellissima iraniana, atea e volitiva; la seconda è Mona, americana di origini egiziane, osservante, fondatrice di un gruppo di musulmane femministe e poi Peri, cresciuta osservando il laico secolarismo del padre e la devota religiosità islamica della madre, incapace di prendere posizione sia nella disputa famigliare sia nel suo stesso conflitto interiore. Tre ragazze, tre amiche con un retroterra musulmano, eppure così diverse: la Peccatrice, la Credente e la Dubbiosa. L’uomo nella foto invece è Azur, docente di filosofia ribelle e anticonformista, e sostenitore del dubbio come metodo di comprensione della realtà. A Oxford la giovane Peri cercava la sua «terza via», la stessa che predicava e professava Azur, di cui si innamora. Sarà questo incontro a sconvolgerle la vita, fino allo scandalo che la riporterà in Turchia.
Elifa Shafak, la Turchia oggi
Durante l'incontro inaugurale di BookCity, ieri, la scrittrice turca non si è tirata indietro e, solleticata dalle domande della Jebreal, ha dichiarato:
Vengo da un Paese che fu un grandioso impero cosmopolita e multiculturale ma che non sembra apprezzarlo. Perdendo il cosmopolitismo la Turchia ha perso molto. Oggi, in Turchia, ci sono 130 giornalisti in prigione, e scrittori, fumettisti, linguisti, di cui chiediamo l’immediata liberazione. Noi turchi democratici dobbiamo contrastare questa situazione, che sta diventando pesante. Si rischia anche a parlare, se critichi il governo ti tacciano di essere un traditore. Si rischia per un saggio, per una poesia o un tweet. Le parole in Turchia sono diventate molto pesanti.