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Mida: “Rossofuoco mi ha cambiato la vita, ma non sono solo ‘il cantante di Amici'”

Mida, nome d’arte di Christian Prestato, è stato uno dei protagonisti di Amici 23 con Rossofuoco: ha pubblicato l’Ep Il sole dentro dopo la fine della trasmissione. Qui l’intervista.
A cura di Vincenzo Nasto
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Mida, 2024
Mida, 2024

Mida, nome d'arte di Christian Prestato, è stato uno dei protagonisti dell'ultima edizione di Amici, arrivando anche a partecipare alla finale vinta poi dalla collega Sarah Toscano. L'autore, originario del Venezuela, ha però segnato la canzone più importante di quest'edizione, Rossofuoco, oltre 45 milioni di stream su Spotify e certificata due volte disco di platino da FIMI. Il singolo fa parte dell'Ep Il sole dentro, pubblicato dopo la fine della trasmissione. L'autore ha anche partecipato al brano Bacio di Giuda del producer Ava con Villabanks, disco d'oro, mentre aveva già evidenziato la sua natura da hitmaker nel 2021 con Ricordami di Scordarti (virale su TikTok) e Malditè, protagonista nella finale di Sanremo Giovani nell'edizione 2023 del Festival. Ancora giovane, classe 1999, ha cominciato la sua carriera a soli 17 anni nella Blocco Recordz, etichetta di Emis Killa, e adesso punta a una carriera bilingue, in italiano e in spagnolo. Reduce da un'estate in tour, lo abbiamo intervistato nello studio in cui è stata ideata la canzone Rossofuoco.

Cosa stai facendo in studio?

In questo momento stavo facendo un riepilogo un po' di tutti i brani che ho, sono molti. Anche perché quest'estate l'ho passata tra il tour e il rinchiudersi in studio. Anche se ho cercato comunque di vivere, dopo 9 mesi passati in casa. Sono molto tranquillo perché ho tanti pezzi in questo momento.

Questo è lo studio dov'è nata Rossofuoco?

Sì, almeno è dove stata ideata la canzone, poi registrata in uno studio di Torino. Quella fu una settimana magica in cui ho chiuso più brani possibile, era agosto e non c'era neanche l'idea di partecipare ad Amici. Naturalmente, quando poi è arrivata la chiamata, mi sono fiondato.

Quale credi sia stato il segreto di questo successo?

Penso l'energia pura di questa canzone, fa capire anche quanto paghi fare le cose col cuore. Nella stessa settimana in cui l'abbiamo ideata qui dentro, abbiamo costruito e chiuso i pezzi de Il sole dentro (l'Ep post-Amici). Eravamo felicissimi del risultato e l'ultimo giorno, quando avevamo chiuso tutti, pensavamo di essere apposto. Non sapevamo cosa fare e ho detto ai ragazzi che avevo fatto una bozza con il mio producer (GRD), qualcosa di più "italiano".

Alla fine è uscita la hit.

Incredibilmente alla fine è venuta fuori Rossofuoco, il pezzo più iconico, almeno quello che mi ha cambiato la vita.

Uno degli aggettivi più utilizzati nel percorso di Amici, ma anche in quello precedente, è stakanovista. Ti rivedi in questa visione?

Sì, lo sono sempre stato in tutto quello che ho fatto. Anche perfezionista: lo sono stato, lo sono e lo sarò sempre.

Nell'ottica anche di inquadrare il fenomeno Rossofuoco, che ha riscosso numeri incredibili, nella tua carriera quanto pesano i numeri? Che rapporto hai nella valutazione della tua musica?

Per fare questo lavoro i numeri sono imprenscindibili. Sotto una determinata soglia, non puoi vivere. Non c'è sicuramente da esserne ossessionati, ma c'è bisogno di essere consapevoli che ci sono degli alti e bassi. L'importante è che questo lavoro ti renda felice, e che la musica renda felice anche gli altri.

Hai parlato prima dei 9 mesi in casetta: in cosa ti ha cambiato/migliorato di più quest'esperienza?

Credo il bagaglio culturale che ti porti dietro, conoscere tante canzoni che mi hanno arricchito a livello melodico. Poi soprattutto mi sento migliorato nel canto, lo fai tutto il giorno con alcuni dei migliori insegnanti. E mi sento arricchito anche dal punto di visto umano.

È un'esperienza che ti ha cambiato la vita? 

Sicuramente è l'esperienza più forte che ho avuto, anche perché è durata 9 mesi. Ma voglio anche sottolineare come io non sia solo il cantante di Amici, o Sanremo Giovani: è un percorso quello che sto facendo.

Sai già quale sarà il prossimo passo?

Sicuramente arrivare al cuore delle persone, con qualsiasi mezzo possibile. Vorrei fare concerti sempre più grandi e cercare di avere più persone possibili che vogliono ascoltare la mia musica. Poi forse mi piacerebbe avere un percorso bilaterale, in italiano, ma anche in spagnolo.

Tecnicamente, vorresti diversificare le due strade? Non un progetto combinato tra tracce in spagnolo e in italiano?

Questo lo dovrò scoprire in futuro, perché per adesso è troppo presto.

Qual è, per adesso, la cosa che ti affascina di più del rappare in italiano o in spagnolo, e quali sono le differenze maggiori?

Credo ci siano delle cose che in spagnolo non puoi fare, e magari in italiano viene meglio: vedi Rossofuoco. Mi piacerebbe infatti utilizzare la lingua spagnola nel pop italiano, che è una cosa che ha portato al successo all'estero autori e autrici ai quali porto tanto rispetto.

Per esempio con la versione spagnola di Rossofuoco spoilerata.

Sì, è una cosa bella e ti fa distinguere anche all'estero, dando una visione diversa della stessa canzone.

Qual è l'ambiente in cui ti sei trovato meglio quest'estate?

Credo per adesso la situazione da Festival, soprattutto quelli estivi: spero di riprenderli l'anno prossimo. Fortunatamente partirò quest'autunno con i miei concerti, che sono già sold-out. Non ho fatto il Forum D'Assago, ma per me, partire già dai Magazzini Generali è una grande vittoria.

C'è stato qualche palco che fin'ora ti ha emozionato di più?

Guarda, ce ne sono due che mi hanno divertito particolarmente: la data a Massa di Carrara con Radio 105, dove mi sono reso conto per la prima volta di essere entrato nelle case della gente. Poi c'era una massa indefinita di persone, le luci non finivano più e tutti urlavano a squarciagola la mia canzone.

E poi?

Il Collisioni Festival: non era un palco facile da affrontare, anche perché il pubblico era maggiormente lì per Tedua, che stavo aprendo. Però mi sono divertito perché c'è stata una buona risposta e anche lì hanno cantato in molti.

Un pubblico rap, che già a 17 anni, ti osservava quando ti esibivi sul palco con la Blocco Recordz di Emis Killa. Ti senti ancora vicino a quel mondo?

Io mi sentirò sempre dentro quel mondo, ce l'ho dentro e verrà fuori, in un modo o nell'altro. Ma anche fisicamente, frequento studi di amici che fanno quelle cose lì. Devo dire che fortunatamente siamo in un periodo in cui il pubblico si è aperto completamente all'urban, e io sto cercando di unire proprio quel lato lì con il pop. Un po' come ha fatto Justin Bieber in America. Ci sono dentro fino al collo.

Voglio ritornare un attimo al palco, invece, di Amici. Soprattutto quello del serale: come hai vissuto quell'esperienza, con milioni di persone che ti vedevano a casa?

La mia fortuna è che non ho mai pensato a questo genere di cose quando salivo sul palco. Pensavo semplicemente di portare a casa la miglior esibizione, soprattutto in finale, visto che eravamo in diretto. Certamente quando passi dal pomeridiano al serale, è una botta. Ma io credo anche di essere sbocciato lì.

In che senso?

Credo sicuramente il pubblico e la presenza di scenografie che mi permettevano di esprimere tutto ciò che avevo dentro.

E invece che appuntamento saranno i Magazzini Generali?

Pazzesco. Io ci andavo a ballare quando avevo 15 anni. Adesso mi ritrovo con un sold out per un concerto tutto mio, senza nessun altro. Con tutte le persone che mi vogliono bene. Voglio godermela e cantare a squarciagola le canzoni, anche se però manca ancora tanto. C'è tanta attesa.

Disco/canzone della tua estate?

Adesso non mi viene in mente una canzone particolare, ma ti devo dire che le canzoni che forse mi piacciono di più sono quelle rilassanti. Quel bedroom pop che in Italia è un genere che non funziona così tanto, ma in America si è già realizzato. C'è una canzone che da anni metto e non riesco a smettere di ascoltarla, almeno 2/3 ripetizioni: si chiama Come Through.

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