Michelangelo a Firenze: risplende la luce nella Sagrestia Nuova di San Lorenzo
La Sagrestia Nuova di San Lorenzo, opera inimitabile di Michelangelo Buonarroti e capolavoro del Rinascimento, torna a risplendere. E lo fa grazie a un progetto speciale di illuminazione, che ha previsto anche la manutenzione e il restauro dell'opera, realizzato dai Musei del Bargello di Firenze con il finanziamento di Lottomatica.
Il "restauro della luce" dell'opera-capolavoro di Michelangelo era dovuto, considerando il lavoro che l’artista fiorentino aveva realizzato, nel concepimento della struttura, proprio sulle fonti luminose, considerando che oltre alle sculture e alle decorazioni, Michelangelo aveva immaginato anche l'edificio, la disposizione dei punti luce, delle finestre e della lanterna presenta all'interno della cupola.
Michelangelo e il restauro della Sagrestia di San Lorenzo
Non è una novità che Michelangelo lavorasse così intensamente sull'elemento luce, da grande direttore della fotografia ante litteram qual era. I maggiori storici dell’arte, infatti, hanno spesso sottolineato come per l'artista rinascimentale architettura, scultura e uso della luce naturale siano elementi estremamente interconnessi.
Ma perché si parla di Michelangelo Buonarroti, oltre che come artista e architetto, anche di direttore della fotografia? Perché esattamente come le condizioni del buio e della luce in un film, l'illuminazione veniva pensata dall'artista in maniera funzionale alla comprensione del percorso simbolico e dello storytelling concepito dall'artista, in particolare per le sue splendide sculture all'interno delle Cappelle Medicee.
Michelangelo primo direttore della fotografia
Grazie alle più recenti tecnologie e col progetto realizzato dai Musei del Bargello è stata realizzata una nuova illuminazione che evoca, dopo oltre tre secoli, le condizioni luminose vicine a quelle create da Michelangelo per la Sagrestia Nuova. Un restauro della luce come nuova frontiera, che testimonia un’evoluzione nella tutela dei beni culturali: alla conservazione e al restauro si affianca anche una sensibilità filologica alle condizioni di fruizione e quindi all’interpretazione delle opere del nostro passato.