Mezzosangue ritorna con Musica Cicatrene: “Il rap è diventato family friendly, ma non è nato così”
A 12 anni di distanza dal primo tentativo con Capitan Presente, nella rassegna Capitan Futuro Rap Contest 2012, Mezzosangue ha deciso di ridare vita a uno dei classici del rap underground italiano, un mixtape che finalmente conquista la sua definizione finale. Musica Cicatrene diventa un album, e lo fa con uno sguardo al passato, come gli skretch di Dj Shocca, ma anche con un tocco di presente: infatti in Piove Musica appare Gaia. Un progetto con una forte critica sociale, che mantiene intatto il suo racconto 12 anni dopo, un misto tra la lungimiranza, il "linguaggio eterno di Roma" e un "inquietante" immobilismo. E se la maschera continua a coprire il volto dell'autore, non è ancora arrivato il momento (forse non arriverà mai) di svelare la sua identità, in un periodo storico alimentato dall'idolatria e dal discorso estetico che "potrebbe rovinare il significato che ho associato in questi anni a questa scelta". Qui l'intervista a Mezzosangue.
Come racconteresti a chi non ti seguiva nel 2012, il modo in cui è cambiata la tua carriera con la partecipazione al Capitan Futuro Rap Contest?
Sicuramente riprendendo la mia storia personale, racconterei il fatto di esser appena andato a vivere da solo per problemi familiari. Ero in una confusione emotiva ed ero intenzionato a scoprire ciò che c'era di marcio, ciò che costringeva uno come me, a 17 anni, a dover affrontare tutto da solo. Avevo una grande rabbia, continuavo a farmi domande e provavo sensazioni nuove. Poi pian piano molte cose sono cambiate, ho cercato di approfondire tematiche di una certa complessità.
Capitan Presente Freestyle ti ha dato anche la possibilità di avere un pubblico molto più ampio e di collaborare con artisti del calibro di Primo. Quale pensi sia stata la molla d'interesse inizialmente?
Credo dire le cose nude e crude. È stato quello che inizialmente ha fatto affezionare i fan, successivamente anche gente come Salmo e Tormento.
Sentivi che ci fosse bisogno di un certo liricismo e credi ce ne sia bisogno tutt'ora?
Lo credo adesso più che mai e me ne sto accorgendo dalle persone giovani che mi circondano. Adesso c'è una voglia di dire cose che negli ultimi anni era scomparsa, eravamo arrivati a concentrarci molto di più sull'aspetto musicale, come l'accenno al melodico e alla trap. Invece adesso credo ci sia stato un ritorno al rap nudo e crudo.
Una scelta che tende anche a polarizzare il pubblico che ti segue. Quanto credi abbia influito poi sulla tua esposizione durante la tua carriera?
Ha sicuramente influito, basti pensare al passamontagna che indosso: un discorso che spaventa tanti, diciamo non è proprio family friendly. Dall'altra parte, fare rap nudo e crudo è una cosa che paga, se fatto emotivamente bene, perché riesce a sprigionarti qualcosa in più.
Hai parlato di family friendly: credi che sia questa la nuova natura del rap in Italia e credi sia giusto che abbia anche questa accezione?
Penso che il rap sia nato proprio nella visione opposta al family friendly, dove c'era bisogno di rompere quei canoni di apparenza. Per questo in America ci sono persone che vanno ad ascoltare Kendrick anche se hanno 70 anni.
Riprendendo Kendrick e la sua appartenenza a Compton, credi ci sia una correlazione tra te e Roma e in che accezione?
Diciamo che non ho mai vissuto la comunità romana come un limite di appartenenza, anzi ho sempre utilizzato il suo linguaggio, che ti insegna l'eternità.
Influenzando anche artisti diversi come Nayt e Ultimo.
Sì, ma non voglio limitare la mia musica all'ambito romano, al contesto romano.
Come ti senti pensando che un disco di 12 anni fa, più ere geologiche se si pensa allo sviluppo digitale della musica, descriva nella sua critica sociale, aspetti tutt'ora attuali?
Ne abbiamo parlato molto in questo periodo, più andavamo avanti con la registrazione, più ci rendevamo conto che ciò che scrivevo è tutt'ora attuale, inquietante. Penso faccia parte anche dell'eternità di Roma, come ti dicevo prima: un artista può essere in grado di cogliere un concetto, un movimento più ampio della società.
In che momento della tua vita arriva questo progetto?
Un periodo particolare, in cui sto effettivamente rivedendo tutto il percorso. Sono tornato nella mia vecchia casa, quella del video di Capitan Presente. Ho rivisto come vivevo in quel periodo e ho risentito alcune tracce di emotività. Mi sono accorto che 10 anni fa avevo un approccio molto "di pancia", fino a quando ho trovato, nei dischi successivi, un equilibrio con l'aspetto analitico della mia persona.
E adesso?
Ho voglia di fregarmene un po' di quello che ci si aspetta di me, di quello che pensa la gente.
Uno dei valori che ti vengono associati maggiormente è l'integrità, come ha pesato nella tua carriera?
In questo caso sono entrati in gioco molto i fan e le loro richieste, il bisogno che hanno di alcune cose.
Potresti essere uno dei pochissimi rapper a non dover affrontare l'annosa polemica di essersi "venduti" dopo il disco d'esordio.
C'è stato qualcuno che me l'ha detto, e in questo momento della mia vita cerco di capire da dove nasce un pensiero del genere. Non puoi cambiare la loro idea, né obbligare le persone a pensarla come te. Dall'altro lato, sono veramente pochi questi fan: credo ci sia una selezione naturale nel pubblico che mi segue.
Credi ci sarà un momento della tua carriera in cui la maschera non sarà più necessaria, né per te, né per il tuo pubblico?
È qualcosa su cui rifletto ogni giorno, metto in dubbio la questione anche dal punto di vista personale. Nel senso, fino a oggi, non c'è ancora stata la possibilità di fare questo passo, banalmente anche per un discorso di idolatria e di estetica che potrebbe rovinare il significato che ho associato in questi anni a questa scelta. Per me rimane sicuramente una difesa, un deterrente, per concentrare tutto sul mio messaggio.
Hai mai percepito una certa de-umanizzazione, come se dietro la tua musica ci fosse un'idea, più che un essere umano volto a comunicarla?
Credo sia un altro degli elementi per cui ho dovuto trovare un equilibrio durante la mia carriera. Anche per salvaguardare la mia persona.