Avrà il compito di accompagnarci dentro la “biblioteca invisibile” che Claudio Parmiggiani ha ideato appositamente per il MAXXI. Mauro Covacich, scrittore classe 1965, voce tra le più note del panorama letterario italiano che la prossima primavera tornerà in libreria con un saggio sulla corsa (il suo ultimo libro è Di chi è questo cuore, edito da La nave di Teseo nel 2019), racconterà agli spettatori e ai visitatori del museo d'arte contemporanea capitolino (solo online) l’opera Senza titolo, una delle famose delocazioni dell'artista di origini emiliano-romagnole le cui opere sono esposte nei più importanti musei al mondo, dal Beaubourg a Parigi fino alle periferie di Reykjavik, in Islanda. L'appuntamento con l'autore de La città interiore che racconta Parmiggiani è per giovedì 4 febbraio alle 18 sui canali social per #MAXXIlive, il calendario di incontri in diretta esclusiva, quest’anno realizzato grazie al supporto di Google Arts & Culture. Cinque autori per cinque opere a partire da domani 28 gennaio.
Cosa ti lega alla “biblioteca invisibile” di Claudio Parmiggiani ideata appositamente per il MAXXI?
Di Parmiggiani mi interessa il suo essere un artista non allineato, che ha seguito percorsi di ricerca personali, lambendo diversi movimenti senza mai farne parte. Dall'arte povera al Gruppo 63, ha sempre scelto di starsene appartato, vicino ma distante. Ecco: mi interessa il solco del suo rigore artistico.
Agli spettatori racconterai una delle sue famose delocazioni, opere che rivelano sagome di oggetti assenti, realizzate impiegando fuoco, fumo e fuliggine. Come si racconta l'assenza?
Alle Delocazioni Parmiggiani ci arriva per "serendipity", rimuovendo mobili e quadri e scoprendo così le orme lasciate dal tempo. Un'esperienza che ci accomuna tutti, perché ciascuno di noi possiede nel suo bagaglio della memoria una parete su cui il tempo ha impresso le sue tracce. Parmiggiani lavora sul calco dell'oggetto, cioè sull'assenza. E poi c'è il fuoco, l'atto della combustione di oggetti, in questo caso si tratta di libri. Senza titolo è un'opera in cui emerge la questione dell'assenza che si rende presente e palpabile, mostrandoci non la verità ma la possibilità della verità. Il tema è il disvelamento, argomento che mi affascina molto perché è da sempre il tema della filosofia delle origini.
"La possibilità della verità". Sembra un'espressione assimilabile al tuo modo di procedere nella scrittura. Mettere in scena un calco che rende palese un'assenza.
Sì, ed è quello che fa Parmiggiani, facendo convivere nell'opera passato e presente che, richiamati dal gioco di contrasti, mostra i libri attraverso delle orme bianche. È un tema che mi appassiona.
Poco fa hai usato il termine "disvelamento". Non ritieni che la pandemia stia agendo in qualche modo disvelando qualcosa che non riusciamo a cogliere del tutto?
Sono d'accordo. Il virus è presente ma non si vede, da questo punto di vista è l'orma bianca perfetta tra gli scaffali di Parmiggiani. La pandemia sta cambiando molte cose. Non so quali.
Come hai attraversato questi ultimi mesi?
Personalmente, tra febbraio e marzo, mi sono inabissato. All'inizio il lockdown mi sembrava insormontabile. La scrittura è un atto solitario, è vero, ma è anche un lavoro fatto di partecipazione, incontri, presenza. È stato un colpo duro, ma col tempo ci si fa l'abitudine e si riesce persino (in molti lo hanno fatto) a trovare forme di espressione e partecipazione. Naturalmente si tratta di palliativi rispetto alla normale esperienza dell'incontro e della socialità, come la differenza tra il visitare un museo dal vero o in modo virtuale, ma almeno ci si aggrappa a una qualche forma di condivisione, nell'attesa di tornare in presenza.
Uno dei soggetti che più di frequente Parmiggiani tratta nelle Delocazioni è il libro, figura della mente ma anche simbolo della memoria umana e di tutto ciò che nel nostro presente rischia di scomparire e di incenerirsi. Come scrittore cosa pensi di questo 2020, come è cambiato il rapporto tra lettori e libri?
Dal punto di vista editoriale, i dati ci dicono che le cose sono meno terrificanti di quanto temevamo. Naturalmente i dati di fatturato da soli non bastano. Questa pandemia dovrebbe indurre gli editori a delle riflessioni, spingerli a incamminarsi lungo un percorso più razionale, magari pubblicando in futuro un numero limitato di titoli, offrendo più spazio e tempo ai libri tra gli scaffali delle librerie. Oggi il ciclo di una novità è sempre più breve. Pubblicare meno potrebbe essere un vantaggio per tutti. Ovviamente il lettore deve fare la sua parte: bisogna far sì che gli editori pubblichino meno schifezze e più titoli di qualità.
Un'ultima domanda: come romanziere quali credi saranno le coordinate entro cui muoversi per raccontare il nostro tempo pandemico?
Da romanziere non so immaginare il mondo dopo questa pandemia, quindi in questo momento la mia posizione è quella dell'attesa. Non si tratta soltanto di riuscire a scrivere storie e scene entro un perimetro di verosimiglianza per storie ambientate nel presente, c'è qualcosa di più profondo che adesso ci sfugge ed è, almeno per me al momento, irrappresentabile.
Cinque interpreti del nostro tempo e cinque grandi maestri dell’arte contemporanea. Un singolare viaggio in cinque puntate in compagnia di Marco Damilano, Mauro Covacich, Gianluca Marziani, Daniela Collu, Vasco Brondi che, con il linguaggio chiaro e immediato dei social network e un punto di vista attuale e trasversale, esplorano le opere di Luciano Fabro, Claudio Parmiggiani, Mario Schifano, Anna Maria Maiolino e Luigi Ghirri.
È #MAXXIlive, il calendario di incontri in diretta esclusiva sui canali social del MAXXI, quest’anno realizzato grazie al supporto di Google Arts & Culture (in diretta dal MAXXI ogni giovedì alle 18.00 a partire dal 28 gennaio e per cinque settimane sui canali Facebook e Instagram @museomaxxi).
Il primo appuntamento è giovedì 28 gennaio alle 18.00 con Marco Damilano, che, in dialogo con Luigia Lonardelli, curatore MAXXI, racconta Italia all’asta di Luciano Fabro, una tra le figure di spicco dell’Arte Povera.