Max Pezzali su Mauro Repetto: “Sta esorcizzando la perdita degli 883, sono contento”
Quando Mauro Repetto decise di lasciare, da un giorno all'altro, gli 883, nonostante ne fosse stato fondatore, autore, mente e corpo, Max Pezzali si ritrovò solo al comando di una macchina enorme. E riuscì a far crescere il progetto e poi a mettere la parola fine per dare vita alla sua carriera solista che, come sappiamo, fu altresì fortunata. Repetto andò via perché dopo anni a dare tutto per gli 883 non si ritrovava più in quella musica, quella vita, nel ruolo che si era ritagliato e, parallelamente, perché decise di inseguire una modella – che non incontrerà mai – ma soprattutto una sorta di sogno americano, come raccontò anche nell'intervista a Fanoage.it.
I rapporti tra i due si fermarono per un po', per il tempo che Repetto decise di staccare con tutto e tutti, ma negli ultimi anni i due si sono riavvicinati, dal palco di San Siro fino ai messaggi su Whatsapp. Qualche mese fa Repetto, che nel frattempo è diventato un pezzo grosso della Disney, ha pubblicato un libro autobiografico in cui ripercorre sia gli anni degli 883, sia quello che è successo dopo e su cui sono è stata costruita tanta mitologia. Nell'intervista a Fanpage.it, in cui Pezzali raccontava il nuovo singolo Le discoteche abbandonate, il cantante ha anche parlato di Mauro Repetto e di come l'amico stia affrontando, col senno di poi, quel periodo che li portò al successo.
"Sono contento che Mauro stia esorcizzando la perdita degli 883 – ha raccontato Pezzali a Fanpage.it -: io l'ho metabolizzata perché c'ero e con quella roba sono andato avanti, l'ho dovuto fare, per certi versi, mio malgrado, mentre lui non ha avuto mai il tempo di metabolizzarlo, perché è passato ad altro, poi è tornato su quella cosa e sta cercando di storicizzarla e vederla in prospettiva (…). Credo che lui stia facendo i conti con quella cosa, poi noi continuiamo a sentirci su Whatsapp anche solo per le cazzate" e ha ribadito: "Credo che adesso voglia raccontare la sua versione e fa bene a farlo perché non puoi rimanere col dubbio di non averla affrontata completamente".
Pezzali spiega che questa voglia di rimettere i pezzi a posto sia anche derivato dalla consapevolezza acquisita quando Repetto ha visto davanti a sé, a San Siro, quello che avevano costruito e da cui si era allontanato: "Credo che adesso voglia raccontare la sua versione e fa bene a farlo perché non puoi rimanere col dubbio di non averla affrontata completamente. Credo che quando è salito sul palco con me a San Siro si sia reso conto di quello che avevamo fatto, del fatto che per tutta quella gente le nostre canzoni erano diventate fondamentali. Se te lo raccontano è una cosa, ma quando lo vedi capisci che è ora di affrontarlo".
Infine Pezzali racconta la sua versione – che non si discosta molto da quella di Repetto – sui credit a Gli Anni. Quella che è una delle canzoni più amate degli 883, infatti, porta la firma del solo Pezzali, benché anche l'amico abbia cominciata a scriverla: "Gli anni è la canzone che stavamo facendo quando se n'è andato. Parliamo della Pasqua del 1994, di fatto non la firmò perché non la finì, stavamo cominciando a imbastirla e lui stava sentendo già che quella direzione lì non lo rappresentava più" e in effetti a Fanpage Repetto raccontò di come a quei tempi non si rispecchiasse più in quella canzone: "‘Stessa storia, stesso posto, stesso bar', mi rendo conto che la canzone è bellissima, ma io non voglio né la stessa storia, né lo stesso posto, né lo stesso bar". E Pezzali ribadisce, infatti: "Lui un po' soffriva quella cosa del bar, che era la mia esperienza, gli amici erano i miei, lui si univa, era il mio piccolo mondo che si stava allargando, quindi credo che fosse naturale per lui cercare qualcosa di più ampio respiro".