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Mauro Repetto ricorda gli 883: “Con Max Pezzali non abbiamo mai litigato, avevo altri sogni”

Mauro Repetto ritorna a teatro raccontando gli 883. Nell’intervista a Fanpage.it descrive il primo “difficile” incontro con George Lucas e Martin Scorsese e la serie di Sky Italia Hanno ucciso l’uomo ragno: “Molto divertente, ne vorrei scrivere anche io una”.
A cura di Vincenzo Nasto
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Repetto, foto di Katia Maldoni
Repetto, foto di Katia Maldoni

Dopo il grande successo di Non ho ucciso l'Uomo Ragno, edito Mondadori, Mauro Repetto continua la ricostruzione della storia degli 883, duo formato con Max Pezzali, a teatro. Dopo l'anteprima primaverile infatti, il prossimo 11 ottobre si ricomincia da casa per il suo Italian Dream: il teatro Fraschini di Pavia. Un viaggio fiabesco, ambientato nel Medioevo, in cui i due giovani menestrelli faranno di tutto per accedere alla corte del conte Claudio Cecchetto. Una rivisitazione storica che farà il giro dell'Italia, parallelamente alla serie di Sky Italia Hanno Ucciso L'Uomo Ragno, su cui si è pronunciato. Poi l'addio agli 883 chiarendo che con "Max non ha mai litigato", ma che durante la registrazione de Gli Anni, "avesse già un altro sogno: l'America". Repetto partirà l'11 ottobre da Pavia, attraversando l'Italia intera in 25 date, esibendosi anche al Teatro Ariston di Sanremo il prossimo 6 dicembre, al Manzoni di Milano il 16 marzo 2025 e a Roma, il 3 maggio, al Teatro Olimpico. Il tour si chiuderà il prossimo 24 maggio al Teatro delle Muse di Ancona. Qui l'intervista a Mauro Repetto.

Come nasce l'idea di uno spettacolo teatrale del genere e qual è stato lo stimolo maggiore per strutturarlo così?

È un fil rouge tra le attività di animatore nei villaggi che facevo quando ero giovane in Calabria in estate: i primi rap e i primi sketch comici. E allo stesso modo, con la stessa voglia e passione, affronto la dimensione teatrale. Porto in scena canzoni che hanno accompagnato quasi tre generazioni di persone, mi porta quasi indietro nel tempo.

Uno spettacolo da One Man Show, che però si trasforma in una struttura articolata con monologhi, musica, fiaba, ma anche l'intelligenza artificiale.

È proprio una favola disneyana in cui ci sono due menestrelli in una Pavia filo-ghibellina e filo-imperiale che devono portare una canzone al conte Claudio Cecchetto. Lui ha una corte piena di giulliari, Lorenzo "il giovane" detto Jovanotti, ma anche il dotto Amadeus e il conte Fiorello. Nella storia sarà molto difficile accedere a questa corte, ma i due ingenui e inconsapevoli, riescono a farlo. Con l'AI, integrata da Stefano Salvati, io ho posto una sola condizioni: lei deve essere una nostra schiava, non a parti invertite. In effetti, mi dà l'opportunità di parlare con me stesso all'età di 20 anni, facendogli notare che conosco i suoi testi, creando con lui una gag.

Come l'ha presa il Mauro Repetto 20enne questa trasformazione?

Mi risponde che sono invecchiato malissimo, ma in generale l'AI mi permette di avere una vena umoristica, ma anche ampliare la mia creatività.

Perché hai scelto lo scenario medievale per questo spettacolo? 

Maurizio Colombi ha avuto questa idea, ma credo che ci siano due motivi. Il primo si riferisce alla città di Pavia, ma anche a molte città di provincia, che assomigliano a città medievali. Poi è anche stata capitale d'Italia nel Medioevo. Il secondo motivo è legato all'ambiente della favola disneyana, come nel film Non ci resta che piangere di Massimo Troisi. Si apre molto alla comicità e all'autoironia.

Se potessi vedere questo spettacolo dall'esterno, quali sentimenti, oltre alla nostalgia, rifiorirebbero?

Quando ti siedi a tavola con i tuoi amici, la cosa più bella da fare è l'autoironia. Chiaramente in questo spettacolo, non è solo la nostalgia a riaffiorire, ma è rivedersi, di nuovo, in una diversa prospettiva e divertirsi. Raccontarsi e celebrarsi insieme con delle canzoni che in fondo ci hanno cresciuto.

Com'è stato riapprocciarsi a questa musica, che negli anni, non ha perso la sua attualità?

Anche se il mondo è cambiato e anche gli strumenti per affrontarlo sono diversi, vedi i social, la voglia di provincia, di essere coccolato e accarezzato ma anche di scappare via è restata. Penso anche a mia figlia, che abita a Parigi, ma vorrebbe andare a Londra. C'è sempre la voglia di cercare qualcosa di diverso, un valore universale onnipresente. Il mio quotidiano può essere simile a quello di mia figlia, con le dovute differenze. Una cosa è sicura: non c'è più il rap della mia epoca, i Run DMC o i Beastie Boys, però è la stessa voglia di esprimersi, con la stessa voglia di trasgredire anche con qualche parolaccia, se ce ne fosse bisogno.

Non hai mai cercato di tornare in quella provincia?

Credo che uscirne sia un esercizio fisico, non perché sia male vivere in provincia. Hai tutto ciò che ti serve a tua disposizione, dalla tua famiglia alla tua quotidianità. Ma è proprio una necessità, dall'altra parte, di bucare questa ovatta, ma hai un bisogno fisico di andartene.

E invece cosa rappresenta nello spettacolo l'Uomo Ragno?

È un supereroe che potrebbe essere di Pavia: reagisce d'istinto. Anche se ha dei superpoteri, è un essere umano che ce la mette tutta come tutti noi. Mi ha sempre affascinato questo personaggio e poi lavorando ancora come event executive alla Disney, ci lavoro proprio con l'Uomo Ragno (ride). È una sorta di guida che mi fa vedere dei punti positivi, che mi ospita nella Grande Mela: anche se perdi delle partite, bisogna vedere la bellezza della vita. Per molto tempo, ho sentito della metafora dell'Uomo Ragno come della società che uccide il bambino che sogna dentro tutti noi e invece noi un superpotere ce lo abbiamo, ed è proprio mettercela tutta.

Era come te l'eri immaginata l'America la prima volta in cui ci sei arrivato?

Era ancora più incredibile, la realtà è sempre meglio della fiction. New York era ancora più enorme rispetto al modo in cui veniva descritta nelle canzoni e nei film. Lì stavo cercando di produrre un gruppo rap, ma è successo di tutto.

Cos'è successo?

Russell Simmons, che era il grande tycoon della Def Jam con cui avevo un contatto, è dovuto scappare da New York dopo aver aggredito una donna. Praticamente quel disco è stato trasformato in Zucchero Filato Nero. Ho trovato Los Angeles e Miami ancora più belle di quanto mi aspettassi, ho bevuto l'American Dream come un bicchiere d'acqua ghiacciata in estate.

E invece viverci?

Era troppo rimanerci per tutta la vita, è un paese che non ti permette di essere sotto i primi tre: la competizione è altissima e non c'è via di scampo. In Europa è tutto diverso, e Parigi mi ha permesso di vivere e far vivere anche la mia famiglia.

La difficoltà maggiore?

Credo la lingua, quando mi trasferì a Chicago per scrivere sceneggiature, ho incontrato personaggi del calibro di George Lucas e Martin Scorsese, ma non capivo un tubo alcune volte. Se in inglese, con la tua sceneggiatura non riesci a convincer le persone, diventa ancora più difficile quando vuoi parlare in inglese della stessa. La lingua non mi ha permesso di spaccare tutto durante il mio American Dream.

Se ti dico Non me la menare e Gli Anni, istintivamente, cosa ti viene in mente?

Per la prima la cantina di Max, la cassetta Sony su cui abbiamo registrato la canzone. La cassetta si chiamava Chiara e sopra scrivemmo in grande il nome della canzone: non c'era spazio per altro. Allora pensiamo a un nome breve con cui ci saremmo chiamati e siamo arrivati al modello 883 della Harley Davidson. Per la prima volta, anche prima di andare da Cecchetto, abbiamo il nostro nome.

E invece per Gli anni?

Io avevo la testa a Parigi, sarei dovuto andare a questa sfilata nella capitale per conoscere Brandi, la donna più bella che avessi mai visto. Mi ricordo che stavamo scrivendo Gli Anni e pensavo che la mattina successiva sarei dovuto esser a Parigi per lei, ma poi il pomeriggio sarei dovuto tornare per continuare a scrivere la canzone da Max. Mi rendevo conto che era una canzone di una bellezza incredibile, ma io ero già via, avevo un altro sogno ormai. Quello con Max era un sogno esaudito e adesso ne avevo un altro, dovevo viaggiare e conoscere un sacco di posti e persone.

E com'è andata poi quel giorno?

Vado a Parigi alla sfilata, vedo Brandi, ma non riesco ad avvicinarmi, a conoscerla. Alle 17 sono di nuovo in Italia, da Max, e ascolto: ‘Stessa storia, stesso posto, stesso bar', uno degli incipit più belli della musica italiana. Ero passato già su un'altra frequenza, ma io e Max non abbiamo mai litigato. Tra i banchi eravamo sulla stessa frequenza, ma a un certo punto tutto è cambiato.

Qual è il sogno attuale di Mauro Repetto?

Credo di esser passato dall'American Dream all'Italian Dream, adesso che abito a Parigi. Voglio spaccare tutto a livello teatrale. Poi, tra le cose che mi piacerebbe fare, sarebbe bello anche per me scrivere delle serie sulla mia vita, e non vedere solo quelle degli altri.

Cosa hai pensato quando, e se, hai visto la serie di Sky Italia Hanno Ucciso L'Uomo Ragno?

Ho visto i primi tre episodi e mi sembra tutto molto divertente. Poi ho molto rispetto delle persone che hanno lavorato in questa serie, mi sento uno spettatore.

Una cosa che emerge è il tuo carattere perseverante, anche già dalle prime puntate.

È una cosa naturale per me, facile come bere un bicchiere d'acqua: non devo neanche spingere su me stesso, mi viene naturalmente.

Le date del tour di Alla ricerca dell'uomo ragno

  • 11 ottobre 2024 – PAVIA, Teatro Fraschini
  • 19 ottobre 2024 – MONZA (MB), Teatro Villoresi
  • 21 novembre 2024 – MODENA, Teatro Michelangelo
  • 23 novembre 2024 – PINEROLO (TO), Teatro Sociale
  • 29 novembre 2024 – CAMPOBASSO, Teatro Savoia
  • 30 novembre 2024 – ISERNIA, Auditorium Unità d’Italia
  • 6 dicembre 2024 – SANREMO (IM), Teatro Ariston
  • 12 dicembre 2024 – ALESSANDRIA, Teatro Alessandrino
  • 12 gennaio 2025 – VIGEVANO (PV), Teatro Cagnoni
  • 18 gennaio 2025 – ASCOLI PICENO (AP), Teatro Ventidio Basso
  • 23 gennaio 2025 – CUNEO, Teatro Toselli
  • 7 febbraio 2025 – LODI, Teatro delle Vigne
  • 13 febbraio 2025 – LIVORNO, Teatro 4 Mori
  • 15 febbraio 2025 – MESTRE (VE), Teatro Toniolo
  • 21 febbraio 2025 – LOCARNO, Teatro Locarno
  • 28 febbraio 2025 – BOLZANO, Teatro Cristallo
  • 16 marzo 2025 – MILANO, Teatro Manzoni
  • 22 marzo 2025 – TORTONA (AL), Teatro Civico
  • 28 marzo 2025 – CATANIA, Teatro Metropolitan
  • 4 aprile 2025 – GALLARATE (VA), Teatro delle Arti
  • 3 maggio 2025 – ROMA, Teatro Olimpico
  • 10 maggio 2025 – VERONA, Teatro Stabile
  • 16 maggio 2025 – ASTI, Teatro Alfieri
  • 23 maggio 2025 – FABRIANO (AN), Teatro Gentile
  • 24 maggio 2025 – ANCONA, Teatro delle Muse
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