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“Massimo Troisi è un angelo”, parola di Antonio Skármeta, autore de “Il postino di Neruda”

Massimo Troisi, ricordato dallo scrittore cileno Skármeta. Si videro una sola volta nella vita ma quell’incontro fu indelebile.
A cura di Silvia Buffo
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Un ritratto di Massimo Troisi
Un ritratto di Massimo Troisi

Sí, Massimo. Él es mi angel", lo ha dichiarato di recente Antonio Skármeta, che al momento si trova nella sua villa di Santiago del Cile nella periferia di Las Condes, un luogo e un modo di abitare il mondo antiborghese, in linea con il suo noto orientamento politico sempre spostato a sinistra. Nel 2013 lo scrittore cileno si è guadagnato un'altra nomination con "No di Pablo Larraín" ispirato alla sua pièce "El plebiscito", si tratta di una consultazione popolare che nel 1988 spodestò il moloch Pinochet e in riferimento al romanzo edito da Einaudi "I giorni dell'arcobaleno". Skármeta oggi all'età 75 anni può essere definito uno dei più grandi intellettuali viventi, l'apice del suo successo letterario lo raggiunse con il successo planetario della pellicola Oscar di Troisi. Era il 1985 quando uscì il suo romanzo "Ardiente paciencia", ripubblicato in seguito con il titolo "El cartero de Neruda", e tradotto in più di venti lingue l'edizione italiana è intitolata "Il postino di Neruda". Dal romanzo venne tratto l'intramontabile film "Il postino", interpretato da Massimo Troisi.

Skármeta e Massimo Troisi, un incontro quasi mistico

Un ritratto di Antonio Skármeta
Un ritratto di Antonio Skármeta

La sua riconoscenza e l'amore per Massimo Troisi sono incommensurabili nonostante i due si siano incontrati una volta sola nella vita "Ma non conta. Conta che Massimo realizzò un'opera incredibile. Mai avevo visto tanta anima, grazia, originalità, eroismo nel girare un film, nonostante stesse molto male. Fu il suo miracolo"- racconta Skármeta – la fortuna di aver visto interpretare "Il postino" da Massimo Troisi, fu l'attore napoletano a volerlo fortemente, nonostante la sua salute fosse già così fragile e vicina alla morte ma anche la morte può essere un'opera d'arte e Troisi lo ha dimostrato:

Molti anni fa, nel 1993. Andai a casa sua, un'abitazione davvero graziosa, nel centro di Roma. Avrebbe iniziato a girare Il Postino a breve. La salute di Massimo era già molto fragile e non era tempo di cambiamenti radicali. E poi Troisi volle raccontarmi a tutti i costi come sarebbe stato il protagonista del mio libro nel suo film. Mi chiese consigli per girare, su come trasformare il mio personaggio rispettandone l'anima. Mi colpì molto la sua sterminata cultura, cosa inusuale per un cineasta di commedie.

Ed immancabilmente durante l'incontro si parlò anche dell'amore e di cosa sia esattamente, continua Skármeta:

Conversammo anche di altro. Di calcio, macchine, donne. Dell'amore. L'amore, quella grave e permanente nostalgia della passione giovanile, quando si vuole tutto o niente, quando si prova l'emozione di vivere sempre su una nota più alta. Per fortuna ci sono i giovani protagonisti dei miei libri a ricordarmi il vero amore.

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