Massimo Cotto aveva pensato al suo funerale: “Poche lacrime, no ad abiti neri, tacchi per le donne”
Immaginare il proprio funerale è un esercizio di fantasia che è stato più volte al centro di canzoni, film e serie Tv. Un gioco al quale aveva giocato anche Massimo Cotto, il giornalista scomparso pochi giorni fa prematuramente, che si era figurato come avrebbe voluto fosse il momento dell'ultimo saluto di amici e parenti per lui. Poche lacrime, no agli abiti neri e ai fiori. Al contrario vestiti colorati, tacchi e donazioni alle due associazioni cui era stato legato in vita.
Il funerale di Massimo Cotto
In un post sui social la moglie di Massimo Cotto, l'attrice Chiara Buratti, ha raccontato le volontà di suo marito per il funerale previsto per il 5 agosto presso la parrocchia di San Giovanni Bosco ad Asti, alle 15.30, dopo che la camera ardente al Teatro Alfieri di Asti è stata aperta fin dallo scorso sabato sabato.
Le disposizioni del giornalista per il suo funerale
La scomparsa del giornalista, che aveva intervistato molti tra i più grandi musicisti, italiani e stranieri e che è stato ricordato nei giorni scorsi da personaggi come Francesco Guccini, Vasco Rossi, Piero Pelù, Francesco Renga, ha sconvolto il mondo della musica e del giornalismo. Ecco perché i suoi funerali sono particolarmente sentiti e colpisce quanto scritto da Chiara Buratti a poche ore dalle esequie:
Amore mio, tu spesso mi parlavi di come immaginavi il giorno del tuo funerale. Penso più per gioco o per sdrammatizzare la paura della morte. Ma mi avevi richiesto tre cose ben specifiche: 1. che si piangesse il meno possibile 2. che nessuno indossasse abiti neri 3. che le donne portassero i tacchi. Ecco, sul primo punto ce la metterò tutta ma non posso promettertelo. Sul secondo hai la mia parola. Sul terzo farò molta fatica, dato il mio scarso equilibrio a mettere anche solo un piede davanti all’altro ultimamente. Ma confido molto nelle nostre amiche rockettare. E vorrei ci sorprendessero anche quelle non rockettare.
Questo l'invito della moglie di Cotto, che in un comunicato congiunto con la famiglia ha anche voluto condividere le due Associazioni benefiche con cui Massimo collaborava "nella speranza che molte persone facciano sentire la loro vicinanza con un piccolo gesto che lo avrebbe reso felice". Si tratta dell'Associazione "Onemorelife" (onemorelife.org) che opera in Bolivia e Ruanda a favore delle famiglie svantaggiate e di «Anita e i suoi fratelli» (anitaeisuoifratelli.org), che si occupa di disabilità.