Dati, studi, ricerche, ma anche piattaforme di condivisione dal vivo (stante le restrizioni anti-Covid19) e in streaming. Al centro l'unica vera "variante" in grande di invertire la rotta al destino di declino a cui sembra destinato il nostro Paese: i giovani. Da sempre la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli è attiva su questo tema, incrociando il tema in maniera non sterile né retorica, alle grandi questioni del lavoro e del futuro. Con Massimiliano Tarantino, direttore della fondazione, abbiamo provato a declinare il tema attraverso l'ampio spettro di iniziative a partire dall'Annale, da poco pubblicato, dal titolo “La grande trasformazione” a cura di Enzo Mingione, passando per la piattaforma lifelong learning FEDU e l'iniziativa Future Trap.
I dati raccolti dalla jobless Society di Fondazione Feltrinelli ci consegnano un quadro complesso del mondo del lavoro nell'anno della pandemia nel nostro Paese. Cosa ci dicono?
Sono tre le questioni che emergono dal nostro studio. Il primo: i tassi di disoccupazione e inoccupazione, in Italia, viaggiano su livelli preoccupanti. Al Sud parliamo di tassi tre volte superiori alla media europea, una volta e mezzo al Nord. Quest'ultimo è un dato particolarmente preoccupante perché inedito, considerato che da sempre le regioni del Nord Italia sono considerate la locomotiva produttiva del Paese.
Per quanto riguarda i giovani?
È il secondo nodo critico del rapporto. Aumentano i giovani che non studiano e non si formano in alcun modo. In Italia, i famigerati Neet sono ormai il doppio della media europea. Anche qui, peggiora il Nord, con Veneto e Lombardia in prima fila. In una situazione del genere è più che mai urgente una riflessione approfondita sul rapporto tra mercato del lavoro e formazione del lavoratore.
Il terzo punto?
Lo Skills mismatch. Uno dei grossi problemi del mercato del lavoro nel nostro Paese è la "malaoccupazione", cioè il fatto che spendiamo male il capitale umano.
Si spieghi.
Alcuni dipendenti non hanno tutte le competenze necessarie per il lavoro che devono svolgere, altri invece sono assunti per una mansione che è al di sotto della loro preparazione: è lo skills mismatch, la disposizione poco efficiente delle risorse umane all’interno delle aziende.
Lei anche è direttore di FEDU – Feltrinelli Education, la piattaforma rivolta a cittadini, imprese e formatori per il lifelong learning.
FEDU si basa sull’idea che sia possibile sintetizzare in prodotti agili e digitali un percorso formativo utile non solo per conoscere ma per apprendere un mestiere ed essere più competitivi nel mercato del lavoro, sia che ci si debba entrare per la prima volta sia se si necessita di un reskill. È la formazione continua. Nuove modalità di accesso al mondo del lavoro, soprattutto per i giovani e le donne, necessitano della disponibilità di insegnanti qualificati e autorevoli che accompagnino i giovani nell’acquisizione delle competenze necessarie. Una grande scommessa.
Di formazione e aggiornamento per tutta la vita in Italia se ne parla da decenni, a che punto siamo?
Il presupposto fondamentale per far funzionare il lifelong learning, una formazione che duri tutta la vita, è che non possiamo chiedere sempre e solo ai lavoratori di adeguarsi. È arrivato il momento che mercato del lavoro cominci ad adeguarsi ai lavoratori. Lo scopo è favorire il ricambio generazionale, passo fondamentale per affermare un'esigenza formativa e professionale che duri tutta la vita lavorativa di un cittadino. Per riuscirci bisogna agire con una strategia di medio periodo, che coinvolga il pubblico e il privato, partendo dal presupposto che non possiamo continuare ad andare avanti con un mero sistema di sussidi.
Si riferisce al reddito di cittadinanza?
Anche. Mi riferisco al complesso delle politiche del lavoro.
Cosa risponde a chi, difendendo i sussidi, fa riferimento ai dati sulla povertà nel nostro Paese?
Il tema della povertà è un tema enorme, perché un italiano su sei vive in condizione di povertà. Però è giunto il momento di fare un passo in avanti e comprendere che questa povertà non è soltanto economica, ma è anche educativa e formativa. La realtà è più complessa degli strumenti che abbiamo attualmente a disposizione. Non si combatte la povertà materiale soltanto mettendo un po' di soldi in tasca alle persone, lasciandole nel medesimo stato che l'ha generata. Dopo i sussidi, bisogna intervenire mettendo le persone nella condizione di trovarsi un lavoro.
Come ci si riesce?
Intervenendo nel sistema pubblico della conoscenza attraverso tre tematiche. Il digital skill, le communication skills (intese non solo come comunicazione e marketing, ma come capacità di creare relazioni) e le human skills, che sono poi l'investimento fondamentale sul differenziale tra noi e la macchina. Se vogliamo investire sui giovani, dobbiamo partire da qui.
Ieri Fondazione Feltrinelli ha realizzato l'iniziativa intitolata Future Rap, la "playlist del futuro" con i ragazzi dai 14 ai 18 anni.
Con i ragazzi e le ragazze che si sono iscritti sul nostro sito abbiamo parlato di ambiente, lavoro e felicità. Abbiamo scelto di dialogare con i ragazzi che sono stati i meno rappresentati, i più dimenticati dalla politica e dai progetti in questi mesi. Pensiamo non si debba imporre loro un modello di futuro ma condividerne gli estremi per poterlo creare tutti assieme. A partire dai sogni e dalle aspirazioni di ciascuno di noi. Cultura e Politica prima di pensare di avere ragione devono entrare in relazione, e ascoltare.
D'altro canto, toccherà a loro ripagare il debito che stiamo per contrarre accedendo alle risorse del programma Next Generation EU
La generazione adulta deve prendersi la responsabilità delle proprie storture e non scaricarle sui giovani. Prima della pandemia, grazie al movimento di piazza di Friday for future, i giovani sono riusciti a imporre il tema dell'ambiente nel dibattito pubblico mondiale. Da loro può arrivare un grande contributo, per valorizzarlo bisogna ricostruire una dinamica pubblica in cui il privato, come nel caso di Big Pharma che hanno investito sul vaccino, ricopra un ruolo virtuoso, senza rinunciare al profitto, ma praticando nuove politiche aziendali etiche e sostenibili.