Martha Cooper: tutta la Street Art nelle sue fotografie
Per il suo settantesimo compleanno, qualche mese fa, un folto gruppo di writers, a New York, le ha dedicato un coloratissimo graffito che recita: “Marty, Thanks to You Our Work Survives”. Ecco un primo buon indizio per comprendere il valore e l’importanza del lavoro di Martha Cooper.
Lei, classe 1943, originaria di Baltimora, è la fotografa della Street Art, la fotoreporter ufficiale della Graffiti Culture dalle origini, nei primissimi anni ’80 a New York, fino ad oggi. Senza immaginare che quella nuova e ribelle forma d’arte, espressione di un altrettanto innovativo lifestyle, si sarebbe diffusa in tutto il mondo ottenendo un successo di massa, Martha Cooper ha documentato i primi passi della Graffiti Art, la sua popolarità, il suo trionfo e le sue trasformazioni, seguendo i writers nelle loro prime emozionanti azioni illegali, riuscendo a conoscere, vivere e quindi immortalare il mondo underground dall’interno, perché accettata, apprezzata e persino richiesta dagli artisti stessi.
L’occasione che ci fa raccontare di Martha Cooper e della sua straordinaria attività è la mostra Street Signs, organizzata a Palazzo Incontro a Roma, nell’ambito della manifestazione Outdoor Urban Art Festival. Fino al 29 settembre, nella sede di via dei Prefetti, sono esposti numerosissimi scatti della celebre Kodak Girl, che a tutt’oggi si presenta sbarazzina e affabilissima, in scarpe da ginnastica, T-shirt e con orecchini a forma di macchina fotografica. Questa era la sua mise il giorno dell’inaugurazione della mostra a Palazzo Incontro, quando ci ha concesso un’intervista, durante la quale, tra l’altro, ci ha mostrato, quasi come si fa tra amici, le foto dei murales visti a Roma e caricati sul suo Instagram.
La vera essenza dei graffiti, per Martha Cooper, si racchiude in tre parole: l'intensità, il rischio, l'eccitazione. Ma la sua carriera da fotografa inizia con la serie Street Play, giochi di bambini in strade deserte, in zone urbane degradate, accanto a edifici fatiscenti; foto in bianco e nero, dal fascino quasi romantico ma già espressione di un mondo alternativo. Incredibilmente fu proprio uno dei bambini ritratti a darle lo spunto che l’avrebbe resa una leggenda per i writers e la Urban Culture, quando la invitò a fotografare graffiti, mostrandole un suo quaderno da disegno e il successivo murale realizzato per strada. Il piccolo artista, HE3, le presentò DONDI, famosissimo writer che la introdusse di fatto nell’eccitante mondo della Street Art, della Street Life, dello Street Style.
Seguire i writers nelle loro azioni illegali, quando dipingevano treni, muri, strade di luoghi desolati, divenne una passione per la Kodak Girl. Dai semplici tag con cui gli artisti “pubblicizzavano” i loro nomi, fino ai murales più complessi e articolati, Martha Cooper ha documentato tutto, condividendo la vita avventurosa, eccitante e adrenalinica dei writers. La sua documentazione entusiasta ed entusiasmante, sul lungo periodo, si è rivelata una preziosa e indispensabile testimonianza di tutta la cultura underground: grazie a Marty, i graffiti resistono al tempo e sopravvivono; opere d’arte effimere e destinate a scomparire, data la natura del loro supporto, sono invece “conservate” e “archiviate”. Per noi, generazioni da smartphone e web, è praticamente normale: la fotografia può salvare la Street Art. Ma Martha Cooper ha salvato più di 30 anni di Street Art e lo ha fatto in un tempo in cui la fotografia era ancora appannaggio di pochi e i graffiti erano una forma d’arte nascente e ai margini della società. Registrando e diffondendo queste nuove espressioni artistiche, la fotografa non solo le ha salvate, ma forse in un certo senso le ha anche legittimate, divenendo lei stessa una dei protagonisti della Urban Art.
Oggi la situazione è rivoluzionata: lungi dall’essere un’espressione artistica marginale, la Street Art ottiene un successo di massa al punto da essere talvolta legata a vere e proprie commissioni. Essa ha ormai accesso a musei e gallerie ed è entrata a pieno titolo nell’art system. È quindi, in un certo senso, uscita dall’illegalità, perdendo così, secondo la Cooper, una parte fondamentale e peculiarissima della sua essenza, quella legata al rischio, al pericolo, all’adrenalina, alla rapidità e alle emozioni forti, quella parte che tanto affascinava la Kodak Girl.
Con nuovi risvolti e nuove caratteristiche, la Street Art rimane comunque una passione per Martha Cooper: continua ad ammirare questa forma d’arte pubblica e precaria, entusiasmandosi di fronte a un bel graffito su di un treno o ai lavori dei più giovani street artists, e continua a fotografare, ormai più per divertimento che per lavoro, utilizzando – lei che è sempre al passo coi tempi – persino la fotocamera del suo smartphone.