Marito e figli di Michela Murgia difendono Saviano dagli attacchi: “L’ha accudita come un fratello”
Il discorso di Roberto Saviano in memoria di Michela Murgia ha scatenato il solito attacco da destra e per questo il marito e i figli della scrittrice hanno voluto difenderlo con un intervento publicato sul Corriere della Sera. Ricordando l'amica – che voleva fare del suo funerale un atto politico – durante la celebrazione in Chiesa, lo scrittore ha parlato degli attacchi che la scrittrice ha subito quando era in vita, colpevole, come intellettuale, di attaccare il Potere, attaccando ciò che considerava residui del fascismo e difendendo posizioni importanti per quanto riguarda i diritti civili.
In un intervento del marito della scrittrice Lorenzo Terenzi e dei figli d'anima hanno voluto difendere Saviano dagli attacchi della stampa di destra che ha parlato di un comizio, facendo credere che lo scrittore avesse usate per sé quello spazio. Lo negano i parenti e gli amici più intimi di Murgia, che scrivono: "Parlando al suo funerale Roberto ha esaudito un desiderio fortissimo di Michela, addirittura un mandato. Che lo ha fatto dunque per generosità, per rispetto di una volontà, a spese della sua fatica emotiva e fisica in un frangente devastante. E che lo ha fatto con le parole esatte che Michela Murgia avrebbe scritto se, come certo avrebbe desiderato, avesse potuto pronunciare lei stessa un discorso al proprio funerale".
Durante l'omelia, Saviano aveva detto, tra le altre cose: "In questo Paese è stato possibile che si considerasse una scrittrice, un'intellettuale, un'attivista come rivale politica, una nemica politica. Ma tra chi ha potere e un intellettuale non c'è reciprocità: al contrario, c'è sproporzione. Un parlamentare ha l'immunità e un potere reale, ha il Parlamento stesso a proteggerlo, mentre l'intellettuale ha soltanto la propria voce: può offrirla o sottrarla. Non ha che le proprie parole e il suo corpo. Attaccare sistematicamente Michela aveva, e ha, il solo scopo di intimidire chiunque decida di esporsi. E vi hanno fatto credere, spargendo infamia, che fossimo noi a diffondere odio, noi che avevamo invece deciso, con fermezza, di reagire a tutto questo orrore".
Parole che avevano avuto un'eco anche successivamente, quando lo scrittore aveva parlato esplicitamente degli attacchi che alcuni giornali contro Murgia. A Fanpage aveva detto, per esempio: "Il rituale spesso rischia di disciplinare le emozioni, il sentimento e le parole. Nel caso di un funerale politico, si tratta di una funzione, con la sua omelia, il suo percorso, che mette al centro i valori della persona che si è spenta. Abbiamo ricordato tutte le infamie che giornali e siti infami hanno fatto a Michela, rendendole la vita impossibile come succede a chi si schiera contro di loro. La voce forte la pestano e questo andava detto, l'ho detto io dicendo che io e lei non ci siamo incontrati per quello che abbiamo fatto, ma per quello che ci hanno fatto".
Nell'intervento della famiglia c'è anche il racconto di un'amicizia, anzi di qualcosa che va oltre l'amicizia, quasi un rapporto tra fratello e sorella. È stato lo scrittore l'unico a poter stare assieme a Murgia nelle ultime ore della sua vita: "Roberto Saviano ha accudito Michela Murgia nelle ultime, difficilissime ore della sua vita con la devozione, il coraggio e la generosità di un fratello". È stato colui che "le ha tenuto il telefono vicino alla bocca perché potesse sussurrare, in sardo, le ultime parole alla sua famiglia di origine a Cabras. È lui che ha carezzato e vegliato Michela quando molti suoi familiari d'anima, come chi scrive queste righe a nome di tuttə, erano su aerei, treni, automobili, addirittura aliscafi per tornare da lei. È a lui che Michela ha chiesto un ultimo bacio di conforto". Un intervento commovente che ristabilisce la verità, il volere di Murgia.