Manuale di sopravvivenza al Napoli. Teatro Festival Italia
Affrontare il Napoli. Teatro Festival Italia per la prima volta, ma anche per la seconda, può riservare sorprese inaspettate, e sebbene siamo sicuri che la sorpresa è una delle cose più belle che possano capitare nella vita, è vero anche che in alcuni casi se ne farebbe volentieri a meno. Prima che, dopo ore di fila per ritirare il biglietto di uno spettacolo senza avere idea di chi l'abbia scritto-diretto-interpretato-consigliato-raccomandato-stroncato, possiate pronunciare la frase “ma poi perché non siamo andati al cinema?” cercheremo quindi di indirizzarvi verso una fruizione consapevole e gradevole di questo evento di inizio estate.
Pochi e rapidi suggerimenti iniziali:
1 se avete un curriculm artistico valido (certo, è un limite abbastanza soggettivo), attraverso il sito ufficiale del festival potete ottenere un codice che vi darà diritto a uno sconto sui biglietti da acquistare, sempre che ce ne siano.
2 Che abbiate o meno un curriculum artistico degno di nota, se vi interessa veramente vedere qualcuno degli spettacoli è meglio sbrigarsi, perché spesso i posti sono pochi, e parte di quei pochi posti è riservata a figure istituzionali e non che forse non ci andranno, ma voi rischierete comunque facilmente di ritrovarvi sprovvisti di biglietto!
3 Se avete pensato che è l’occasione buona per vedere finalmente Peter Brook, probabilmente lo hanno pensato anche molti altri, quindi è meglio che smettiate per un attimo di leggere questa guida e andiate sul sito a prenotare un biglietto per uno dei giorni di spettacolo, tra il 6 e il 9 giugno, sperando che non siano già finiti! (poi però tornate a leggere qui).
Detto questo, il Festival si terrà dal 4 al 23 giugno e gli spettacoli in linea di massima prevedono poche repliche, 3 o 4 l’uno, spesso in prima mondiale (e in alcuni casi anche ultima). Quest’anno l’apertura del festival, il 4 giugno appunto, è affidata al Don Quichotte du Trocadéro, al teatro San Carlo di Napoli. Uno spettacolo fatto di danza, teatro e acrobazie sulle coreografie di José Montalvo. Il 5 giugno invece si torna a Città della Scienza con il concerto di Enzo Avitabile, il cui incasso sarà devoluto interamente per la ricostruzione del complesso bruciato pochi mesi fa.
Dal 6 al 9 giugno al teatro Sannazaro, via Chiaia, va in scena uno degli spettacoli più attesi, Lo spopolatore di S. Beckett per la regia di Peter Brook, che torna al festival per il secondo anno consecutivo. Beckett immaginava il luogo in cui ambientare questo suo testo di narrativa come un cilindro di cinquanta metri di circonferenza e sedici di altezza, con nicchie in cui cercano di rifugiarsi duecento personaggi. Un’installazione che non sembra molto in linea con il teatro di Peter Brook, fatto di un numero sempre più esiguo di elementi; vedremo cosa nascerà da questo inaspettato incontro al vertice.
Dal 7 giugno La bisbetica domata di Shakespeare, per la regia di Andrej Konchalovskij, regista russo, sceneggiatore di Andrej Tarkovskij in due capolavori come L’infanzia di Ivan e Andrej Rublëv; ha curiosamente anche diretto Sylvester Stallone e Kurt Russel nel film Tango e Cash, non proprio in linea con la poetica di Tarkovskij. Se vi può essere d’aiuto, durante le audizioni per lo spettacolo ha affermato «Shakespeare è una combinazione di terra e cielo, di follia e divinità, di sacro e profano. Occorre trovare una proporzione, un equilibrio tra questi elementi. Ogni spettacolo per me è un viaggio nell’ignoto. La differenza tra cinema e teatro è che al cinema quando inizi a lavorare a un film devi già avere tutte le risposte; il teatro, invece, ti concede il lusso di cercarle strada facendo».
Il 21 giugno è invece la volta di Alfredo Arias, regista argentino che dirigerà Circo Equestre Sgueglia, di Raffaele Viviani. Regista esperto, Arias ha diretto, tra le tante cose, anche Dracula.Opera rock, con le musiche della Premiata Forneria Marconi. Si confronta, per il festival, con un autore napoletano meno noto di De Filippo ma di altissimo valore, musicista e teatrante, un punto di riferimento per i napoletani; sarà curioso vedere cosa un argentino possa cogliere del mondo che questo drammaturgo racconta. Incoraggiante ciò che ha affermato durante la audizioni: «Ogni volta che vengo in Italia, avverto la necessità di appropriarmi della cultura di questo paese […] Mi ha sempre colpito la poesia disperata che sento nelle strade di Napoli, un misto di grande lirismo e di angoscia, lo stesso che ritrovo nel testo di Viviani. Napoli non può mai lasciare indifferenti, è una sorta di esperienza assoluta e se le parole di Viviani sono ancora oggi così forti è perché sono figlie autentiche di questi luoghi».
Il 9 giugno va in scena Antonio e Cleopatra diretto da Luca de Fusco. Luca de Fusco è direttore artistico del teatro stabile di Napoli nonché direttore del Napoli. Teatro Festival Italia. Già l’anno scorso il suo Brecht al festival fu investito dalle polemiche di una spesa ingente che suona un po’ come monopolio, poiché è lui stesso a gestire il festival che lo paga.
Sempre 7 e 8 giugno al Teatro Nuovo andrà poi in scena SPAM, scritto da Rafael Spregelburd, giovane autore di punta argentino, già presente in edizioni passate dello stesso festival e drammaturgo ormai affermato anche in Italia grazie alle messe in scena dei suoi testi curate da Ronconi. Nato da una collaborazione con l'attore Lorenzo Gleijeses, il testo attinge a elementi della cultura pop (James Bond, leggende metropolitane, Google Translator) ma anche a Benjamin, Freud, Lacan, Žižek. Il protagonista della piece si chiama Mario Monti, un nome che non sembra scelto a caso.
15 e 16 giugno è la volta di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, ovvero Babilonia Teatri, quindi teatro di ricerca fatto da uno dei gruppi giovani affermati in Italia, alla ricerca di un linguaggio nuovo, in cui siamo convinti che si mescolerà un'universo pop, azioni e parole crude e corpi nudi; indagine sul corpo della donna, nello spettacolo Lolita. Ricordiamo anche Sik-sik per la regia di Pierpaolo Sepe, Desdemona di Peter Sellars, autore di fama internazionale che porta in scena quello che lui stesso ha definito un concerto teatrale, La classe, di Nanni Garella che vede in scena pazienti psichiatrici, partendo dalla suggestione del capolavoro indimenticato di Kantor, La classe morta.
Un’altra sezione di spettacoli poi andrà in scena al museo nazionale di Pietrarsa, che se vi state domandando dov’è, è al confine tra San Giorgio a Cremano e Portici; se invece vi state domandando perchè andare in scena lì, a questa domanda la risposta potrebbe essere più complicata. Pietrarsa è uno splendido ambiente, parliamo infatti di 36000 metri quadri in cui un tempo i Borbone fecero costruire quei treni a vapore per cui ancora andiamo fieri di essere stati i primi in Italia ad aver avuto una tratta ferroviaria (che precisamente univa le case in città dei Borbone a quelle di Portici). Insomma un luogo da scoprire, alla cui bellezza rischia forse di fare da contraltare negativo l'acustica, che potrebbe non essere troppo soddisfacente. Sicuramente il primo pensiero di chiunque va al modo in cui raggiungere questa location: bene, sappiate che il festival mette a disposizione una navetta (ma da prenotare fino a esaurimento posti, e i posti si esauriscono) che parte del più centrale e rassicurante Teatro San Carlo; ma anche il treno e la macchina (uno spazio ampio è messo a disposizione come parcheggio) sono mezzi ragionevoli per non perdere gli spettacoli.
Suona quasi come un peccato che gli spettacoli più attesi del festival non siano presentati a Pietrarsa, ma sarà una combinazione; andranno invece in scena in questa magnifica cornice un gran numero di opere tra cui:
Cento Porte regia di Susanna Poole, un percorso sensoriale
Il Maestro di Cappella dei Mendicanti per la regia di Mariano Bauduin (storico assistente del maestro De Simone)
Save the world di Lisa Capaccioli e Walter Cerrotta (un progetto degli allievi del Piccolo di Milano)
Sueño #4, testo e regia di Sara Sole Notarbartolo
Mishima – The garden of forbidden dreams, installazione coreografica di Ismael Ivo che torna a Napoli dove ha presentato l’anno scorso con Le Sacre du printemps e Sacrificium, una coreografia sul mondo dei “castrati"
Précipitations coreografia di Paco Dècina
Arrevuoto, ottavo movimento:Viviani! regia di Maurizio Braucci e Roberta Carlotto.
Insomma in definitiva un buon numero di spettacoli, al quale si aggiungono anche i 30 spettacoli del fringe, la sezione alternativa del festival: selezionati da una giuria di qualità tra un elevato numero di proposte, questi spettacoli hanno ricevuto un finanziamento di 5000 euro l’uno per nascere. Saranno sparsi in giro per la città, e vale forse la pena di prodigarsi per saperne qualcosa in più, poiché non è improbabile trovare tra questi opere interessanti, fatte da giovani validi.