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Mangiarsi le parole: il libro di cucina con 101 ricette d’autore, da Moravia a Grazia Deledda

Spaghetti, zuppe e dolci: il tutto condito da una buona dose di letteratura. Il volume di Luca Clerici è un vero e proprio ricettario letterario che propone decine di documenti inediti dei più grandi scrittori del Novecento che furono, si scopre, anche buone forchette.
A cura di Federica D'Alfonso
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"Mangiarsi le parole. 101 ricette d'autore" di Luca Clerici, con le illustrazioni di John Alcorn (Skira).
"Mangiarsi le parole. 101 ricette d'autore" di Luca Clerici, con le illustrazioni di John Alcorn (Skira).

Un vero e proprio viaggio attraverso la cultura della buona tavola e della cucina, ciceroni d’eccezione i grandi scrittori del Novecento: “Mangiarsi le parole. 101 ricette d’autore” raccoglie in un unico volume corredato di bellissime illustrazioni tutta la grande tradizione letteraria del secolo scorso raccontata attraverso piatti fantasiosi, stravaganti o, molto semplicemente, dimenticati. Il volume, curato da Luca Clerici ed edito da Skira, vuole essere una vera e propria antologia letteraria raccogliendo testi rari e sconosciuti, ma è anche un utilissimo vademecum culinario con decine di idee e spunti per creare un menù a regola d’arte: tutte le ricette proposte nel libro si possono infatti cucinare.

I ricchi menù sono introdotti dalle illustrazioni di John Alcorn, e tutti i documenti e le immagini che completano il volume, in gran parte inedite, provengono dagli Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale dell’Università degli Studi di Milano. Ed è proprio a Milano che l’idea di un volume che raccogliesse letteratura e cucina è nata: in occasione di Expo 2015, che aveva proprio per tema l’attualità del tema del cibo in ogni sua forma o declinazione.

Una storia culinaria della letteratura

Una delle illustrazioni di John Alcorn per "Mangiarsi le parole. 101 ricette d'autore" di Luca Clerici.
Una delle illustrazioni di John Alcorn per "Mangiarsi le parole. 101 ricette d'autore" di Luca Clerici.

“Mangiarsi le parole” raccoglie centinaia di documenti d’archivio, lettere, riflessioni, appunti e testi inediti dei più grandi scrittori del Novecento e li ripropone attraverso una storia “culinaria” della letteratura: ad introdurre i ricchi e succulenti menù d’autore una vasta introduzione in cui si ripercorrono le vicende che portarono alla nascita di importanti istituzioni di cultura come la “Guida gastronomica d’Italia del Touring Club Italiano” alla cui pubblicazione partecipò Ugo Ojetti, o l’Accademia Italiana della Cucina presieduta per anni da Orio Vergani.

Moravia e Tabucchi ai fornelli

Storia, letteratura e cucina s’intrecciano per creare un prezioso racconto culturale: perché la cucina è prima di tutto cultura, tradizione, storia dimenticata da recuperare. Ecco perché molte delle ricette proposte da Luca Clerici sono antichissime, risalenti addirittura agli anni Venti del Novecento, e molte altre raccolgono le più recenti voci letterarie del panorama italiano. Si passa così dall'aperitivo afrodisiaco a base di bacche di mirto e datteri secchi elaborato da Omero Rompini nel 1926 alla dolce “Arlecchinata  con macchie di Rorschach” a base di mandorle raccontata dalla scrittrice Stefania Giannotti.

Illustrazione di John Alcorn per "Mangiarsi le parole. 101 ricette d'autore" di Luca Clerici.
Illustrazione di John Alcorn per "Mangiarsi le parole. 101 ricette d'autore" di Luca Clerici.

E ancora: nella sezione “Menù alla carta” troviamo i carciofi al forno di Alberto Moravia, le omelette alle erbe di Oretta Bongarzoni e Antonio Tabucchi, una succulenta “Salsina allegra” suggerita niente di meno che da Giuseppe Ungaretti e delle buonissime “Bavette all’africana” di Aldo Fabrizi. Ognuna delle sette sezioni che compongono il Menù alla carta, dall’aperitivo ai dolci, è inoltre introdotto da racconti, favole o divagazioni storiche firmate da scrittori contemporanei, come Antonio Franchini, Walter Siti e Giuseppe Lupo.

Il volume passa poi ai fantasiosi “Menù a tema”: afrodisiaco, in giallo, in rosa (composto unicamente da ricette di scrittrici donne, fra cui spiccano Dacia Maraini e Maria Bellonci) e un curioso “Metamenù”. Uova, spaghetti, zuppe e carne divengono così un espediente letterario attraverso cui raccontare aspetti meno conosciuti della vita degli scrittori del Novecento, oltre ad essere un’occasione unica per riscoprire un patrimonio antico di saperi e sapori spesso dimenticati.

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