Macbettu: lo spettacolo dell’anno arriva al Sud, tra Shakespeare e il dionisiaco sardo
Da un lato il Macbeth di Shakespeare, vertice assoluto del teatro e della letteratura mondiale, dall'altra l'interferenza del "triste" Carnevale barbaricino in Sardegna. Nasce da questa duplice interferenza, il Macbettu di Alessandro Serra, vincitore del Premio Ubu 2017 come Spettacolo dell'anno e di diversi altri premi, tra cui il Premio della Critica Teatrale conferito dall'Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. Finalmente lo spettacolo che ha fatto molto parlare di sé arriva al Sud, da Cosenza a Bari, per approdare a Napoli (al Teatro Area Nord il 24 e 25 febbraio) e ritornare col suo tour, dopo un breve salto al Nord, di nuovo in terra di Sardegna, dove tutto è iniziato.
È in questa terra che, durante il Carnevale, uomini a viso aperto si radunano con uomini in maschere tetre e i loro passi cadenzano all’unisono il suono dei sonagli che portano addosso. Ispirazione che porta il regista di Macbettu, Alessandro Serra, a riflettere sulla suggestiva ascendenza da cui è scaturito il suo lavoro di contaminazione: "Quell’incedere di ritmo antico, un’incombente forza della natura che sta per abbattersi inesorabile, placida e al contempo inarrestabile: la foresta che avanza".
L'obiettivo, naturalmente, è il tentativo di questa pièce di tradurre e tradire il suo riferimento testuale, valicando i confini della Scozia medievale per riprodurre un orizzonte ancestrale, quello segnalato dalla Sardegna come terreno di archetipi, orizzonte di pulsioni dionisiache. La riscrittura del testo operata dal regista, trasferita poi in limba sarda da Giovanni Carroni, guarda a una interpretazione sonora: gli attori sulla scena – uomini, come da tradizione elisabettiana – decantano una lingua che è pura sonorità.
Prodotto da Sardegna Teatro, in questo momento una delle realtà produttive teatrali a cui drammaturghi, registi e attori di tutta Italia, guardano con crescente interesse, Macbettu è uno spettacolo colmo di una meraviglia cupa, in grado di utilizzare elementi della tradizione, senza tuttavia fermarsi a una contemplazione statica, ma utilizzando i segni in modo schiettamente contemporaneo, quindi ambiguo, tragico, affascinante.