A Parigi è stata abbattuta al suolo da vandali, nella notte tra venerdì e sabato, l'istallazione – gonfiabile – dell'artista britannico Paul Mc Carthy, allestita al centro della piazza Vandôme, in occasione della fiera internazionale di arte contemporanea (Fiac), che si terrà nei prossimi giorni nella capitale francese. L'opera d'arte, collocata al centro della piazza, rappresenta un gigantesco sex toy verde brillante e per la precisione un “plug anale”, dal titolo “tree” cioè “albero”.
L'artista Paul McCarthy ha volutamente e esplicitamente giocato sull'ambiguità della forma tra i due oggetti: si chiama albero ma è lecito pensare a un fallo di plastica gigantesco. Un'ambiguità in verità così finta che ci mancava solo una didascalia che dicesse “se avete pensato ‘sembra un sex toy' fate bene perché è esattamente quello che volevo che voi pensaste, anche se l'ho chiamato diversamente”. Forse, per darle lo status di opera d'arte, McCarthy ha detto a Le Monde:
E' partito tutto da uno scherzo: ho pensato che il plug anale avesse una forma simile alle sculture di Brancusi. Dopo, mi sono reso conto che poteva sembrare un albero di Natale. Ma è un'opera astratta.
Piuttosto una mossa da pubblicitario che da artista. I quotidiani on line, in Gran Bretagna, hanno subito sollecitato i lettori con dei sondaggi: vi sembra un plug anale o un albero? Chiarito – si fa per dire – il dubbio, la polemica su “giusto-sbagliato”, “mi piace-non mi piace” ha poi animato i social network in Francia, in particolare, dove si ospita l'opera nella mitica piazza parigina. Durante l'allestimento del mega fallo verde brillante un aggressore aveva già colpito tre volte l'artista di 69 anni sul volto, ed era poi fuggito. Contro l'opera aveva reagito con grande sdegno anche l'associazione cattolica reazionaria “Printemps français” particolarmente attiva contro i matrimoni gay e le manifestazioni “Mariages pour tous” (matrimoni per tutti), evidentemente messa in grave imbarazzo dalla rappresentazione gigantesca della sodomia. Jennifer Flay, direttrice artistica della Fiera dell'arte ha ricevuto minacce telefoniche e ha detto:
Certo che quest'opera è polemica e che gioca sull'ambiguità tra un albero di Natale e un plug anale. Ma non c'è nessuna offesa al pubblico, ed è sufficientemente ambigua da non scioccare i bambini.
Il committente è la Fiera dell'arte contemporanea, o Fiac, che si terrà a Parigi dal 23 al 26 ottobre che ogni anno dà carta bianca a un artista per una sua istallazione sulla piazza. C'erano dunque tutte le autorizzazioni pubbliche necessarie. Continua la direttrice: “a che serve l'arte, se non a turbare, farsi delle domande e rivelare le crepe della società?”.
Diciamo che il genere creativo di Mc Carthy è molto vicino alla fase infantile “anale”: l'anno scorso fu il tempo di un'istallazione gigantesca a Hong Kong che rappresenta un enorme escremento, il 2011, a Londra una scultura di George W. Bush mentre fa sesso con dei maiali. Prima ancora aveva suscitato reazioni immediate un'istallazione gigante con un nano che reggeva, ancora una volta, un sex toy. Il comune denominatore di queste espressioni artistiche è che suscitano immediatamente reazione per lo scandalo. E la parola “immediatamente” rima molto con il linguaggio pubblicitario, con i click, con gli ascolti. Con il sistema, appunto, che si vorrebbe sovvertire con l'arte
Il punto allora è questo: se ogni atto vandalico è decisamente odioso ed è una forma di censura intollerabile quanto quella che proviene dalle istituzioni, si può ancora pensare a una “provocazione” artistica istallare un sex toy gigante in una piazza pubblica e puntare sul moralismo dei gruppi più radicali che ovviamente reagiranno nel modo più scontato? Non sarebbe più giusto se l'arte contemporanea aprisse la strada a una nuova visione del mondo? Cosa c'è che non sia già terribilmente ripetuto, nella società contemporanea, se non la pornografia rilasciata ovunque in dosi massicce e in declinazioni diverse? Si può ancora nel 2014 considerare arte il messaggio eternamente propinato? Quale sarebbe la differenza, non con gli splendidi graffiti e murales, ma con i tag, i falli, gli insulti delle tifoserie, le svastiche e le oscene frasi d'amore (solo una basterebbe a non volerne più sapere dell'autore) che sporcano i muri delle città?
Non è forse la ripetizione di un messaggio pubblicitario: dico una cosa, qualsiasi, purché se ne parli?