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L’Uomo Tigre e i suoi eredi: l’influenza del lottatore mascherato tra anime, videogiochi e wrestling

Alla scoperta di un eroe intramontabile nato nel 1968: L’Uomo Tigre, il wrestler mascherato che “lotta contro il male” ed “ogni incontro vincere lui sa”.
A cura di Lorena Rao
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L'uomo tigre
L'uomo tigre

È il 1982. Su Rete 4 va in onda la prima puntata de L’Uomo Tigre. Protagonista di questo anime giapponese è Naoto Date, un lottatore di wrestling che combatte con una maschera da tigre per redimersi dal suo passato criminale e aiutare i bambini orfani, segnati da un’infanzia terribile come la sua. Una storia avvincente, basata su personaggi tormentati e profondi, nemici iconici come Mister X e azione brutale, con botte e fiotti di sangue.

L'uomo tigre, una novità tra gli anime

Sono gli anni in cui la televisione italiana sperimenta con nuove forme di intrattenimento, includendo produzioni di matrice giapponese per diversificare l’offerta. L’Uomo Tigre viene dunque percepito come una novità assoluta: un cartone animato che combina azione, dramma e valori morali, diverso dalle atmosfere più infantili delle serie animate occidentali del periodo. A questo innovativo mix si aggiunge la sigla di Riccardo Zara e I Cavalieri del Re, ancora oggi fenomenale per i suoi ritmi incalzanti e il testo che riesce a condensare il mistero, la forza e la sete di giustizia che caratterizzano Naoto Date. Un successo incredibile, che apre la strada ad altri anime giapponesi, soprattutto nelle reti locali, come Ken Il Guerriero e Ranma ½.

Il manga di Tiger Mask, L’Uomo Tigre

L’Uomo Tigre non nasce direttamente come serie animata negli anni ‘80. L’anime infatti è tratto da Tiger Mask, manga giapponese scritto da Ikki Kajiwara e disegnato da Naoki Tsuji. Viene pubblicato dal 1968 al 1971, prima su Bokura Magazine, poi su Weekly Shōnen Magazine. In Italia arriverà solo nel 2001, molto dopo la serie animata. Con il suo tratto semplice ma espressivo e i testi carichi di solennità, l’opera di Kajiwara e Tsuji rappresenta uno dei primi esempi di come il connubio tra sport e lotta possa diventare un racconto universale di sacrificio e redenzione. È proprio per i suoi drammi morali e i combattimenti ricchi di acrobazie e colpi di scena che L’Uomo Tigre diventa negli anni un simbolo di coraggio e rettitudine, pronto a mettere in gioco tutto sé stesso per il bene dei più deboli.

L'influenza sulla Cultura Pop

Una storia mai vista prima, sia in forma manga che anime, che ha influenzato la cultura pop nel corso degli anni. Basti pensare che nel 1980, la New Japan Pro-Wrestling riesce ad ottenere dalla Toei Animation, casa di produzione della serie anime, i diritti legali per portare sul ring L'Uomo Tigre in carne e ossa, interpretato in tal caso dal leggendario wrestler Satoru Sayama. Negli anni si sono poi susseguiti altri wrestler, come Mitsuharu Misawa. Questo esempio fa capire quanto l’opera di Kajiwara e Tsuji abbia contribuito alla diffusione del wrestling in Giappone e nel mondo, specie tra i giovani: le acrobazie spettacolari, le mosse mozzafiato e i costumi degli avversari di Naoto diventano una finestra su un mondo affascinante e poco esplorato in quell’epoca.

L'Uomo Tigre, dal manga ai videogiochi

Ma gli esempi legati all’impatto de L’Uomo Tigre non finiscono qui. La serie di videogiochi picchiaduro Tekken, che ha debuttato nel 1994 sulla prima PlayStation, vanta tra i suoi personaggi King, un wrestler che lotta con un mantello e una maschera da giaguaro. L’uomo dietro la maschera, proprio come Naoto, ha un passato losco da cui desidera redimersi attraverso la lotta e la protezione dei più deboli. Ora la serie è arrivata a Tekken 8, e King continua ad essere presente tra i combattenti disponibili, consolidando la sua iconicità e quella de L’Uomo Tigre stesso. Un personaggio che, nei decenni, è riuscito ad affermarsi come icona immortale di valori oggi sempre più preziosi, come il coraggio e il benessere degli indifesi, a costo della propria sconfitta.

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